Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

1939-1945: rimpatriati e rifugiati in Ticino

Durante la Seconda guerra mondiale il Ticino divenne un importante crocevia per i cittadini svizzeri che decisero di rimpatriare dall'Italia. Come ha scritto Vanessa Giannò in un saggio dedicato al tema, dall'inizio del conflitto al luglio del 1945 i rimpatriati provenienti da tutta Europa furono 55'365, di cui circa 3500 provenienti dal Belpaese su un totale di 16'700 svizzeri residenti. Il Dipartimento degli Affari Esteri svizzero mise in allarme i canali diplomatici in due particolari momenti: la pubblicazione dei decreti razziali nell'autunno del 1938 e l'arresto degli ebrei di tutte le nazionalità residenti in Italia cinque anni più tardi. In quest'ultimo caso le autorità rossocrociate eseguirono un rapido censimento che evidenziò la presenza nel Paese di 129 cittadini elvetici di discendenza ebraica per i quali furono messi in atto particolari procedure di tutela.

Allo stesso tempo, nacquero in Svizzera e in Ticino delle associazioni volte a offrire soccorso ai rimpatriati, persone che nella maggior parte dei casi lasciavano dietro di loro professione, patrimonio e sicurezze. Nel 1938 il "Soccorso svizzero d'inverno", in collaborazione con altri enti statali e caritativi, creò la "Zentralstelle für Rückwandererhilfe" (Ufficio centrale di soccorso ai reduci dall'estero) che nel giro di tre anni aprì nove filiali, di cui due nel nostro Cantone - a Lugano e a Bellinzona. Inoltre, il Ticino accolse e ospitò tra il 1943 e il 1945 poco meno di settanta ex-cittadine svizzere, di età compresa tra i 23 e i 66 anni. Dal punto di vista finanziario le casse confederate, aiutate dai Governi cantonali, devolsero ai rimpatriati un totale di circa 54 milioni di franchi tra il 1939 e il 1946; il Ticino partecipò alla raccolta fondi in diversi modi, tra cui un sussidio di 10'000 franchi destinato ai bambini rimpatriati nel novembre 1940. Anche la popolazione diede il suo aiuto, tramite l'istituzione di collette pubbliche.

Curiosità

In che modo la popolazione ticinese aiutò i rimpatriati dall'Italia?

Secondo una fonte giornalistica dell'epoca, nel 1944 il Ticino era "il Cantone con la percentuale più alta di svizzeri reduci dall'estero". Questo dato è probabilmente riconducibile alla grande attenzione dimostrata dalla popolazione per il tema, con l'istituzione spontanea di collette e raccolte di materiale da destinare ai rimpatriati meno abbienti e ai rifugiati. Un annuncio pubblicato sulle pagine del Corriere del Ticino il 12 maggio 1943 mostrava un gruppo di persone (uomini, donne e bambini) con le valigie in mano e recitava: "Svizzeri, aiutate i vostri fratelli rimpatriati! Ufficio centrale di soccorso ai reduci dall'estero, conto-chècques postali..." I lettori, oltre che col denaro, potevano contribuire alla causa donando vestiti o mobili.