28 gennaio 2015

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 News 

01.

“DOP”, “IGP”, “montagna”, “alpe”: denominazioni, indicazioni e designazioni utilizzate ancora troppo spesso in modo non conforme!

Riprendiamo qui, con un taglio più cantonale, il comunicato stampa pubblicato in data odierna dall'Associazione dei Chimici Cantonali Svizzeri

In sintesi:
 Nell’ambito di una campagna nazionale di controllo delle denominazioni-indicazioni di derrate alimentari che beneficiano di protezione (DOP-Denominazione di Origine Protetta, IGP-Indicazione Geografica Protetta) o delle designazioni “Montagna” o “Alpe”, svolta nel 2015, gli organi ufficiali di controllo delle derrate alimentari hanno ispezionato 963 operatori alimentari. Durante le ispezioni sono stati controllati 1'445 prodotti svizzeri e europei che beneficiano di denominazioni-indicazioni protette o designazioni particolari. Sono state contestate delle non conformità alla specifica legislazione vigente nel 38% delle ispezioni effettuate e per 313 prodotti controllati (22%). Questo bilancio non è evidentemente soddisfacente e mostra come i settori economici toccati debbano applicare le esigenze di legge specifiche in modo molto più attento e disciplinato.

In dettaglio: La legislazione sulle derrate alimentari mira anche a proteggere il consumatore da inganno e frodi. In questo contesto gli organi ufficiali di controllo delle derrate alimentari effettuano giornalmente, sotto la responsabilità dei chimici cantonali, dei controlli sulla caratterizzazione delle derrate alimentari (etichettatura, pubblicità, carta dei menu, ecc.). Le constatazioni fatte finora in questo ambito sono state raramente oggetto di valutazione e bilancio sistematico. Nel 2015, l’Associazione dei Chimici Cantonali Svizzeri (ACCS) ha pertanto organizzato una campagna nazionale di controllo di quelle derrate alimentari le cui denominazioni-indicazioni beneficiano di protezione (DOP-Denominazione di Origine Protetta, IGP-Indicazione Geografica Protetta) così come delle designazioni “Montagna” o “Alpe”. Tutti i cantoni svizzeri e il Principato del Lichtenstein hanno partecipato alla campagna. I controlli si sono svolti prioritariamente presso aziende che preparano, trasformano, (re)imballano o (ri)etichettano derrate alimentari, quindi in esercizi pubblici, panetterie, macellerie e caseifici, nonché in aziende di commercio all’ingrosso, presso grandi distributori, dettaglianti e mercati.

I controlli si sono svolti in modo mirato su tipi diversi di denominazioni di origine protette (DOP) o indicazioni geografiche protette (IGP) sia svizzere (30 in totale) sia europee (una trentina di prodotti selezionati sul migliaio disponibile). La Svizzera e l’Unione Europea (UE) hanno infatti concluso accordi che mirano ad un reciproco riconoscimento delle rispettive denominazioni e indicazioni protette nonché alla loro protezione contro abusi, imitazioni o indicazioni ingannevoli.

I controlli presso operatori alimentari hanno portato alla contestazione per non conformità della dichiarazione delle derrate alimentari in ca. il 50% delle bancarelle di mercato, nel 44% degli esercizi pubblici e nel 39% delle panetterie controllate.

Sono stati oggetto di controllo ben 625 prodotti svizzeri recanti una denominazione o indicazione protetta: nel 14% dei casi (85 prodotti) questa specifica caratterizzazione da parte dei commercianti non è risultata veritiera visto che i prodotti non ne avevano le specifiche peculiarità. La carne secca del Vallese IGP e la “Damassine” DOP (acquavite di prugne di Damasco) sono risultati essere i prodotti con il più elevato numero di contestazioni dovute alla non conformità della caratterizzazione.

Per quanto concerne i prodotti dell’UE, sono state emesse 192 contestazioni (27%) per caratterizzazione non corretta su 721 prodotti controllati. Il formaggio “Parmigiano Reggiano”, il formaggio “Feta” e il “Prosciutto di Parma” sono risultati essere i prodotti europei con il tasso maggiore di contestazione.

Sono stati inoltre controllate le denominazioni “Montagna” e “Alpe” di 99 prodotti. Per 36 di essi (36%) le esigenze per potersi fregiare di tale appellativi non erano rispettate.

Gli organi di controllo hanno preso i provvedimenti del caso a seconda della natura delle mancanze, emettendo semplici avvertimenti o denunciando i casi alle competenti autorità penali.

Questa campagna nazionale ha messo in evidenza una situazione insoddisfacente per quanto riguarda l’utilizzo di denominazioni e indicazioni protette o designazioni riservate. Di riflesso, le associazioni professionali toccate dalla problematica devono intervenire immediatamente per migliorare la situazione, mentre i chimici cantonali continueranno a controllare e imporre misure di ripristino e sanzioni a tutela della protezioni di queste denominazioni e indicazioni, ma soprattutto per proteggere i consumatori da specifici inganni.

Tabella riassuntiva a livello nazionale

(AZIENDE VISITATE = 963)

Derrate di origine svizzera con DOP/IGP

Derrate di origine UE con DOP/IGP

Derrate di origine svizzera con designazione “montagna” / “alpe”

Numero di denominazioni

Controllate

30

33

non applicabile

Numero di prodotti controllati

625

721

99

di cui conformi

540 (86%)

529 (73%)

63 (64%)

Prodotti più spesso contestati

Damassine DOP:

10 contestati su 24

(= 42%)

Formaggio Parmigiano Reggiano DOP:

106 contestati su 222 (= 48%)

non applicabile

Carne secca del Vallese IGP:

7 contestati su 18

(= 39%)

Feta DOP:

16 contestati su 49

(= 33%)

non applicabile


Tabella riassuntiva per il Canton Ticino

(AZIENDE VISITATE = 44)

Derrate di origine svizzera con DOP/IGP

Derrate di origine UE con DOP/IGP

Derrate di origine svizzera con designazione “montagna” / “alpe”

Numero di denominazioni

controllate

6

13

-

Numero di prodotti controllati

14 *

26 **

4

di cui conformi

13 (93%)

23 (88%)

2 (50%)

Seguito dato alle non conformità

1 x contravvenzione

3 x ammonimento

2 x ammonimento

Prodotti più spesso contestati

1 x Sbrinz

1 x Bresaola della Valtellina

1 x Prosciutto di Parma

1 x Taleggio

-

* 1 x Carne secca dei Grigioni, 7 x Formaggio d’alpe Ticinese, 1 x Formaggio Gruyère, 1 x Formaggio Raclette, 2 x Formaggio Sbrinz, 2 x Formaggio Vacherin Fribourgeois

** 3 x Bresaola della Valtellina, 1 x Formaggio Castelmagno, 1 x Culatello di Zibello, 2 x Formaggio Grana Padano, 2 x Mortadella di Bologna, 3 x Mozzarella di bufala Campana, 2 x Formaggio Parmigiano Reggiano, 1 x Formaggio Pecorino Sardo, 2 x Prosciutto di Parma, 2 x Salame Felino, 4 x Formaggio Taleggio, 2 x Speck Alto Adige, 1 x Jamon de Trevelez


02.

Rassegne gastronomiche in Ticino: informare sempre correttamente il cliente sull'origine dei propri prodotti è "trasparenza pagante" (oltre che obbligo di legge)!

Il cliente Ticinese di ristoranti o altri esercizi pubblici ticinesi che decide di uscire a pranzo o cena per mangiare qualcosa nell'ambito di una rassegna gastronomica che vanta l'uso di materie prime "locali", "del territorio", "della Valle", "a km-zero" o altro, è disposto a spendere anche qualche franco in più per sostenere la filiera alimentare Ticinese che è certamente di qualità.

In passato ci sono stati segnalati da attenti consumatori alcuni episodi particolari, come -a titolo di esempio didattico- l'offerta sul menu di "pesce persico fresco del nostro lago" in pieno periodo di divieto di pesca. Le nostre verifiche avevano poi evidenziato che il pesce proveniva dall'Estonia. Certamente episodi singoli che possono tuttavia alla lunga gettare discredito sulla serietà dei promotori e della maggior parte degli osti aderenti a queste rassegne.

Fra gli scopi della legislazione alimentare vi è, oltre a quello della sicurezza del prodotto, anche la tutela del consumatore da inganni o, peggio ancora, da frodi. Questi aspetti sono pertanto regolarmente verificati dall'ispettorato delle derrate alimentari del Laboratorio cantonale, organo esecutore in Ticino della legislazione federale.

La nostra azione durante rassegne gastronomiche non è da intendersi come vessatoria o solo repressiva, ma deve essere vista -oltre che a tutela del consumatore- anche come strumento per promuovere ancora meglio il prodotto Ticinese e generare così importanti ricadute socio-economiche-ambientali positive.

Pertanto, dopo la campagna ispettiva svolta nel 2014 nel Luganese nell'ambito della rassegna "Sapori in liberta", l'ispettorato delle derrate alimentari del Laboratorio cantonale ha verificato nel 2015 la situazione in ristoranti del Bellinzonese e 3 Valli che hanno aderito alla Rassegna "Maggio Gastronomico".

Presso una quindicina di ristoratori, oltre ai normali "controlli di igiene", è stata verificata l'origine di sessanta materie prime su cui "faceva leva" la promozione pubblicitaria sul sito o nella brochure dedita all’evento. Le verifiche dei nostri ispettori hanno mostrato che 9 ristoratori su 10 serviva effettivamente quello che il cliente si aspettava. In un "piccolo" 7% di casi, non trovando la materia prima in Ticino o avendo esaurito le scorte (per il successo del piatto), l'oste ha pensato di ovviare con prodotti provenienti dalla Svizzera. Una non conformità, quella di aver dato informazioni non veritiere al cliente, che avrebbe potuto essere evitata con poco (p.es. una lavagna appesa nel ristorante, un foglio supplementare inserito nel menu, con indicato "Caro cliente, purtroppo chi è arrivato prima di te ha mangiato tutto il nostro ..... Ticinese. Quello che vorrai ricevere nel piatto proviene da ...."). In un 5% dei casi l'esercente ha servito prodotti italiani, in un caso prodotti provenienti dalla UE (non italiani). Nei casi di manifesto inganno si è aperta una procedura contravvenzionale.

 




 

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