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Autori: Emanuele Bakopanos
Autori: Sandra Rossi
Autori: Armando Calabresi
Data: 23 settembre 2008

Intervista di Sandra Rossi a Emanuele Bakopanos e a Armando Calabresi

Al servizio degli altri ... la parola a due nostri colleghi pompieri volontari

Pompiere si nasce o si diventa?

Emanuele Bakopanos: come in tutte le cose ci vuole una certa predisposizione che però deve essere coltivata. Senza le giuste motivazioni non si ha la spinta necessaria a impegnarsi, esercitarsi e aggiornarsi continuamente, non ci si può improvvisare pompiere sui due piedi. D'altra parte si possono svolgere manovre e imparare procedure, ma se non si ha una spiccata attitudine a mettersi a disposizione degli altri, sacrificando anche parecchio del proprio tempo libero, e se non si riesce a mantenere la mente lucida in situazioni oggettivamente difficili, si diventa solo un peso e un pericolo per se stessi, ma soprattutto per gli altri. Si lavora in gruppo e per la buona riuscita di ogni intervento tutti i componenti devono poter far affidamento sia sulla presenza dei compagni sia sul loro comportamento professionale; il tutto è ben sintetizzato nel motto del pompiere: "Nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza: salvare, tenere, proteggere, spegnere limitando i danni conseguenti".
Abitando vicino alla caserma dei pompieri già da bambino luci e sirene mi erano familiari, dai quindici anni in avanti ho cominciato a guardare oltre, a osservare le esercitazioni e le manovre che si tenevano a intervalli regolari. E, a formazione professionale conclusa e servizio militare ultimato, ho deciso di partecipare attivamente. Mi sono annunciato quale aspirante pompiere al Centro di soccorso di Biasca, che copre le Tre Valli. Dopo aver seguito un periodo di stage a Biasca, ho svolto la scuola reclute pompieri al Monte Ceneri, alla fine della quale sono stato ritenuto idoneo.

Armando Calabresi: da bambino, come tutti i bambini credo, ero affascinato dal suono della sirena e seguivo con occhio attento gli interventi dei pompieri, ma non ho mai pensato che "da grande" sarei diventato uno di loro. Ritengo che una serie di circostanze e di coincidenze mi abbiano portato del tutto naturalmente a intraprendere questa strada. Dal 1971 lavoro per l'Amministrazione Cantonale, dapprima presso la Segreteria del Dipartimento finanze e in seguito all'Ufficio assicurazioni dello Stato, che era situato vicino all'Ufficio della difesa contro gli incendi, diretto da Renato Quadranti. Da lui ho cominciato a sentir parlare di pompieri, dei loro interventi e di quanto fossero utili. Non molto distante dai nostri uffici c'era la messaggeria governativa con Gianenrico Somazzi, pompiere volontario da parecchi anni. In quel periodo sentivo il desiderio di impegnarmi per la comunità, di rendermi utile al di fuori della normale attività lavorativa; l'incontro con questi due colleghi è arrivato al momento opportuno: ho visto come avrei potuto concretamente aiutare gli altri. Nell'aprile del 1982 mi sono annunciato al Corpo civici pompieri di Bellinzona e, dopo aver assolto la scuola reclute, sono diventato milite a tutti gli effetti. In seguito ho frequentato parecchi corsi specialistici e di formazione per quadri, assumendo via via funzioni di comando, dall'inizio di quest'anno rivesto la carica di vice comandante.
Nel 1984 ho assunto la responsabilità dell'Ufficio della difesa contro gli incendi, incaricato di gestire il Fondo incendi amministrato dal Dipartimento delle finanze e dell'economia. Quando si paga l'assicurazione antincendio l'assicuratore preleva 5 centesimi ogni mille franchi della somma assicurata e li riversa allo Stato, per 500'000 franchi ne versa 25 per intenderci. Questi soldi confluiscono nel Fondo (l'anno scorso sono entrati 6.250 milioni di franchi) e servono a finanziare in parte i corpi pompieri. Nella ripartizione degli oneri tra cantone e comuni al cantone compete sostenere le spese per l'istruzione di base, l'equipaggiamento, i veicoli, il materiale, le attrezzature e gli interventi.
Nella maggior parte dei cantoni esiste l'assicurazione cantonale obbligatoria degli edifici. In Ticino e in altri sei cantoni: Appenzello Interno, Ginevra, Obvaldo, Svitto, Uri, Vallese, ai quali si è aggregato il Liechtenstein, sono le assicurazioni private che si incaricano di assicurare gli immobili. Esiste un'unica sostanziale differenza tra i due sistemi in vigore in Svizzera: dove non esiste l'assicurazione cantonale obbligatoria, quindi anche in Ticino, se colui che costruisce la casa paga in contanti, senza doverla ipotecare, può, in teoria, non stipulare un'assicurazione privata, a suo rischio e pericolo però.

Vigili del fuoco ma non solo ...

Emanuele Bakopanos: infatti, di solito si pensa quasi esclusivamente al fuoco. Siamo però chiamati anche in caso di calamità naturali (allagamenti), inquinamento del suolo, incidenti stradali. Procediamo al salvataggio di persone, animali e beni materiali nelle circostanze più diverse. Alcuni interventi classici consistono nel liberare gli utenti rimasti chiusi nell'ascensore, nel prestare soccorso a anziani che lanciano l'allarme ma lasciano la chiave nella toppa; collaboriamo con l'Unità d'Intervento Tecnica (urbana) nel portare in salvo persone cadute in scarpate o in luoghi ostili; alcuni anni fa abbiamo persino ricuperato una mucca caduta in una piscina.

Armando Calabresi: i nostri interventi classici sono anche legati ai danni della natura e al soccorso stradale; nel corso degli anni, a questi compiti tradizionali, se ne sono aggiunti altri che si possono suddividere in due categorie: il variegato gruppo degli interventi cosiddetti minori e quello di alta specializzazione. Fanno parte del primo: prestazioni di soccorso diverse a persone e a animali, la distruzione di vespai, ecc. Una volta la gente, più a contatto con la natura e con una manualità che forse oggi sta scomparendo, era abituata a risolvere da sola certe situazioni. Oggi ci si rivolge ai pompieri in quanto si sa che sono sempre a disposizione, organizzati e professionali, senza essere professionisti nella maggior parte dei casi.
Al Corpo civici pompieri di Bellinzona è stato attribuito inoltre il compito di intervenire a livello cantonale in caso di allarme chimico o radioattivo. Per gli 85 pompieri significa frequentare corsi specifici di istruzione, procedere a esercitazioni mirate e doversi aggiornare continuamente.

Si ricorda del suo primo intervento?

Emanuele Bakopanos: sì, lo definirei semplice e tranquillo. Ero di picchetto in caserma, la centrale del 144 di Breganzona ci ha avvertito tramite cerca persone, l'ufficiale responsabile ci ha raccolto e spiegato la natura dell'intervento: un mezzo pesante aveva perso olio idraulico inquinando il manto stradale. In questo caso il danno era fatto, la polizia aveva già provveduto ad assicurare il traffico, per noi si trattava di recuperare il liquido perduto, quindi di pulire celermente affinché la circolazione fosse ripristinata il più presto possibile, a tutto vantaggio della viabilità.
La giornata più intensa l'ho però vissuta dopo. Un sabato ero di picchetto a domicilio quando è giunto l'allarme: incidente in autostrada, intervento libervit. In questi frangenti la velocità nel garantire la sicurezza stradale e la protezione antincendio è fondamentale, prima di procedere alle operazioni di estricazione dei feriti dal o dai veicoli. Gli automatismi acquisiti in ore e ore di esercitazioni ci hanno permesso di intervenire efficacemente. In tarda serata nuovo incidente in autostrada, a causa di un colpo di sonno il conducente aveva perso il controllo del veicolo finendo in una scarpata e restando intrappolato con il compagno di viaggio.
Il battesimo del fuoco è arrivato in seguito e mi hanno impressionato non solo le difficoltà tecnico-tattiche d'intervento ma anche la rapidità con la quale un incendio si diffonde.
Durante tutti questi interventi siamo spesso sottoposti a stress emotivo e fisico, dobbiamo perciò imparare a controllare il primo e a riconoscere il secondo, visto che siamo fortemente esposti a disidratazione.

Armando Calabresi: un intervento abbastanza impegnativo a Sant'Antonino: un incendio in una stalla piena di fieno, allora non veniva ancora compresso e conservato nelle rotoballe. Il fieno bruciando non produce grandi fiamme ma tanto fumo e brace, abbiamo dovuto trasportarlo all'esterno e bagnarlo per spegnere tutti i focolai. Purtroppo non siamo riusciti a impedire la distruzione del tetto.
A livello emotivo però gli interventi più difficili sono altri; durante tutti questi anni mi sono trovato confrontato con una trentina di incidenti stradali più o meno gravi. Posso solo dire che, in certe situazioni, è davvero difficile mantenere il controllo e bisogna fare uno sforzo per restare calmi, freddi e efficienti; le emozioni e lo stress possono affiorare solo dopo, a intervento avvenuto che, purtroppo, non sempre si conclude con un salvataggio.

Nel corso degli anni la tipologia degli interventi, la loro frequenza e difficoltà sono cambiate molto?

Emanuele Bakopanos: le innovazioni tecnologiche in due settori per noi estremamente sensibili, edilizia e industria automobilistica, implicano l'aggiornamento costante del pompiere a tutti i livelli. Ogni nuovo materiale introdotto sul mercato ha le sue peculiarità che dobbiamo saper riconoscere per poter intervenire in caso di pericolo. Nuovo materiale significa per noi apprendere nuove tecniche e tattiche di intervento.
Per l'interno dei veicoli vengono per esempio impiegati materiali sintetici sempre più leggeri, altamente infiammabili e che emanano sostanze particolarmente dannose e nocive. Bisogna perciò intervenire molto rapidamente per salvare vite umane ma anche per limitare i danni all'ambiente, il tutto proteggendo la nostra respirazione con appositi apparecchi.
Un altro esempio in ambito automobilistico: gli airbags proteggono durante l'urto, ma se rimangono inesplosi diventano pericolosissimi per i soccorritori. Siamo di fronte a un paradosso: ciò che contribuisce a aumentare la sicurezza in caso di incidente rende a volte il recupero dei feriti più difficile e complesso.
Per quanto riguarda la circolazione stradale direi che veniamo sollecitati maggiormente che in passato, specialmente in estate e durante le feste la gente si sposta sempre di più alla ricerca del divertimento o dell'evento alla moda.

Armando Calabresi: dagli anni '80 sono diminuiti gli incendi di boschi e di stalle; i primi grazie alla politica adottata dal cantone di vietare i fuochi all'aperto in periodi di siccità e di far pagare i danni a coloro che, per imprudenza, sono stati all'origine di un incendio; i secondi grazie alla tecnologia: nuove tecniche di costruzione, nuovi materiali, standard di sicurezza da rispettare e nuovi sistemi di immagazzinamento del fieno.
Il numero degli interventi per altri tipi di incendio si è mantenuto stabile nel corso degli anni; sono aumentati invece i piccoli interventi.
I mezzi e le attrezzature a nostra disposizione sono cambiati, l'istruzione si è fatta più completa e professionale, risultato: possiamo intervenire più rapidamente e con maggior efficienza.
La salute del pompiere è però più a rischio che nel passato. Gli edifici moderni sono costruiti con materiali altamente infiammabili e tossici, il solo respirare il fumo sprigionato può provocare gravi danni alla salute. Si deve quindi prestare grande attenzione a tutte le misure di sicurezza personale.
E in futuro intravedo nuovi e impegnativi compiti legati all'aumento dei transiti, per strada e ferrovia, di trasporti pericolosi e al cantiere Alptransit. Già durante la costruzione della nuova trasversale ferroviaria alpina del San Gottardo, ma soprattutto dopo, sarà importante essere pronti per qualsiasi tipo di intervento.

Dal 1. gennaio 2008 è riconosciuta la professione di pompiere professionista, le piacerebbe diventarlo o le basta dare il suo contributo volontario?

Emanuele Bakopanos: da una parte mi piacerebbe ma, dopo aver vissuto alcune esperienze particolarmente forti - tra le quali la tragedia del 24 ottobre 2001 nella galleria del San Gottardo - , realisticamente penso che a lungo andare lo stress fisico e psicologico potrebbero diventare logoranti. Tengo nettamente separata la mia vita di tutti i giorni da quella del pompiere. La prima mi dà il necessario equilibrio per affrontare la seconda. Inoltre, appena terminato un intervento, tendo ad archiviarlo senza ricordarlo, se non a scopo didattico o per trarne insegnamento; di solito canalizzo e riservo le forze non per rivivere le azioni passate, ma per essere meglio in grado di affrontare quelle future.

Armando Calabresi: se avessi qualche anno in meno forse ci penserei, ma adesso, dopo 26 anni di volontariato, il mio unico piccolo rammarico è di non poter raggiungere il traguardo dei trent'anni di servizio, il regolamento me lo impedisce: a sessant'anni bisogna lasciare.

Siti internet di riferimento:

Federazione svizzera dei pompieri

Federazione cantonale ticinese dei corpi pompieri

Coordinazione svizzera dei pompieri

Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP