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Autori: Demetrio Bakopanos
Autori: Sandra Rossi
Autori: Michael Stoepfer
Data: 27 gennaio 2009

Intervista di Sandra Rossi a Demetrio Bakopanos e Michael Stoepfer

Al servizio degli altri ... la parola a due nostri colleghi soccorritori volontari

Che cosa l'ha spinta a diventare soccorritore volontario (SV)?

Demetrio Bakopanos: alla fine della formazione professionale, ho sentito l'esigenza di svolgere nel tempo libero un'attività nuova, completamente diversa da quella lavorativa. Il desiderio di mettermi alla prova mi ha portato automaticamente e spontaneamente verso un settore, quello del soccorso preospedaliero, totalmente differente da quello amministrativo. Se ci penso mi rendo conto che non ho avuto bisogno di riflettere, di pesare i pro e i contro, la decisione di annunciarmi a Tre Valli Soccorso è maturata naturalmente. Dopo aver partecipato a un incontro informativo mi sono iscritto al corso di formazione tecnico-sanitaria "Brevetto A" per soccorritori volontari d'ambulanza. I requisiti richiesti sono: 18 anni compiuti entro la data degli esami, buona salute, buona condotta, idoneità fisica secondo le sollecitazioni che l'attività comporta, capacità ad integrarsi in un processo formativo e disponibilità a svolgere l'attività secondo il regolamento di servizio in vigore.

Michael Stoepfer:
stavo svolgendo il mio apprendistato di imbianchino e non vedevo l'ora di compiere i 18 anni per poter diventare aspirante pompiere. Nell'attesa ho pensato che avrei potuto imparare qualcosa che mi sarebbe stato utile nella vita, mi sono perciò guardato intorno e nel 2001 ho iniziato la formazione di soccorritore volontario, a cui, l'anno seguente, si è aggiunta quella di pompiere. Il 2002 è stato quindi un anno campale, durante il quale ho imparato a gestirmi e organizzarmi. Di giorno lavoravo e facevo i picchetti notturni e del fine settimana alternativamente per il Servizio Ambulanza Locarnese e Valli (SALVA) e per il corpo pompieri di Locarno. Se per un'emergenza venivo chiamato durante il normale orario lavorativo il mio datore si mostrava comprensivo, prima di tutto perché anche lui era un pompiere volontario, poi perché ricuperavo sempre le ore. Finite le due formazioni di base ho traslocato nella capitale, sono entrato nel Corpo civici pompieri di Bellinzona e ho continuato la mia collaborazione con il SALVA fino al 2006, quando sono stato assunto dalla Croce Verde di Bellinzona quale Soccorritore Professionale non diplomato (SNP). L'attività, inizialmente svolta a titolo di volontariato, è diventata per tre anni anche la mia professione. Dall'inizio dell'anno ho intrapreso una nuova strada, frequento la scuola cantonale di polizia e sono un aspirante gendarme. Lavorando in strada e con la gente le mie esperienze precedenti si stanno rivelando estremamente utili.

Quando ha frequentato il corso di formazione e com'era strutturato?

Demetrio Bakopanos: dodici anni fa con una quindicina di altri aspiranti SV.
La formazione di SV costituisce il requisito minimo per poter prestare soccorso nei servizi di salvataggio nel Cantone e prevede una struttura modulare, la formazione teorico-pratica in aula e la formazione pratica in un servizio di ambulanza del Cantone.
Durante il corso, svolto sull'arco di 10 mesi, ci siamo occupati di: rilevamento dei parametri vitali, applicazione del monitor ECG, liberazione e mantenimento della pervietà delle vie aeree, ventilazione assistita e controllata, ossigenoterapia, Basic Life Support e defibrillazione precoce con apparecchi semiautomatici, emostasi (compressioni digitali e bendaggi compressivi), posizionamento dei pazienti, sfilamento del casco, stabilizzazione della colonna cervicale, fissazione degli arti e della colonna, medicazioni e bendaggi semplici, cura delle ustioni, mantenimento della temperatura corporea, misurazione della glicemia, preparazione di infusioni e medicamenti.
Abbiamo anche imparato ad assistere il soccorritore diplomato, lo specialista e il medico d'urgenza nell'esecuzione di misure di pronto soccorso più complesse come: algoritmi FCTSA, punzione e posa di una via venosa, rianimazione avanzata, intubazione endotracheale, posa del drenaggio toracico e punzione intraossea.
Durante questo periodo la nostra motivazione è stata messa alla prova, abbiamo visto e, soprattutto, vissuto situazioni tragiche, tristi e delicate.
Una volta allertati dalla Centrale 144 di Breganzona, che gestisce gli operatori d'ambulanza a livello cantonale, bisogna essere preparati ad affrontare qualsiasi evenienza.
Dopo aver superato gli esami finali abbiamo ottenuto il brevetto di SV, valido un anno e rinnovato automaticamente se si garantiscono almeno 200 ore di picchetto e 20 ore di aggiornamento.
Una constatazione per concludere: alla fine degli anni '90 i partecipanti ai corsi di Tre Valli Soccorso erano sempre alcune decine, in seguito sono andati man mano diminuendo perché sempre meno persone sono disposte, per il grande impegno richiesto, a non essere retribuite.

Michael Stoepfer: il corso era suddiviso in moduli, la parte teorica era concentrata in due sere la settimana, quella pratica nell'intera giornata del sabato. Lo ricordo come un periodo molto intenso, tutto dedicato alla professione e alle due formazioni di SV e pompiere, con pochissimo tempo libero, ma al contempo molto gratificante. Quando si fa qualcosa che piace nessun sacrificio pesa.

Nel corso degli anni ha sicuramente visto pazienti di ogni età e cultura, affetti da patologie sia fisiche che psichiche molto differenti tra loro.

Demetrio Bakopanos: mi ricordo con una certa emozione del più piccolo paziente. Un neonato, troppo impaziente di venire al mondo, non ci ha dato il tempo di trasportare la madre all'ospedale. Abbiamo dovuto chiamare il medico e prestare assistenza al parto casalingo, un'esperienza unica e commovente.
Schematicamente posso dire che il nostro intervento è richiesto nei seguenti frangenti:
infortuni domestici, incidenti sul lavoro, stradali e sportivi, arresti cardiaci e malattie varie.
Siamo presenti durante manifestazioni sportive di richiamo e assicuriamo i trasferimenti di pazienti fuori Cantone e anche all'estero. Da quando è attivo il Cardiocentro di Lugano sono notevolmente diminuite le trasferte a Zurigo, questo a tutto vantaggio del paziente che viene curato in brevissimo tempo.

Michael Stoepfer: la casistica è effettivamente enorme, va dal semplice incidente bagatella a quello grave, dall'intervento banale a quello più complesso, ultimamente poi sono aumentate le patologie psichiche. Ogni esperienza è differente dalle altre in quanto cambiano protagonisti e circostanze; chi chiede il nostro aiuto sta vivendo un momento difficile e ogni persona reagisce in modo diverso.
La nostra società sta diventando sempre più multiculturale e perciò siamo spesso confrontati con altre mentalità e sensibilità; con il rispetto, il dialogo e il buon senso di tutti (paziente, parenti e soccorritori) è sempre possibile trovare una soluzione a situazioni delicate nelle quali sono coinvolte per esempio religiose o donne musulmane. Se si tratta di un intervento di routine si ha il tempo di spiegare ciò che si deve fare, perché bisogna utilizzare determinati apparecchi, fare dei prelievi ecc.; se invece la situazione è critica il nostro primo compito è quello di salvare una vita quindi diamo la precedenza all'azione.

Oltre al paziente capita anche di dover gestire chi gli sta attorno: famigliari, amici, vicini, curiosi.

Demetrio Bakopanos: nel caso di arresti cardiaci accade sovente che il paziente non reagisca alle nostre cure e dobbiamo purtroppo constatarne il decesso. È molto importante occuparsi dei famigliari che hanno assistito al nostro intervento, spiegando loro le procedure da noi adottate per salvare il loro caro.
Spesso ai nostri interventi assistono anche curiosi che osservano, commentano e talvolta criticano quello che stiamo facendo, oltre ad infastidire e violare la privacy del paziente.
La situazione però più problematica da gestire è quella di un incidente stradale con morti e feriti, allorquando i sopravvissuti si rendono conto che un compagno è deceduto. Purtroppo non resta che ascoltare, rispettare il dolore e tentare di portare un po' di conforto.

Michael Stoepfer: in un intervento a domicilio ci troviamo spesso confrontati con parenti che possono essere apprensivi, invadenti o esemplari. Alla prima categoria appartengono coloro che sono più ansiosi e preoccupati del paziente stesso; dobbiamo occuparci anche di loro tranquillizzandoli. Gli invadenti invece si intromettono tra il paziente e noi che siamo i primi, per esigenze superiori, a violare la sfera privata entrando fisicamente in casa e ponendo domande personali. Prima di procedere è necessario sapere se il malato soffre di particolari patologie, quali medicamenti prende abitualmente, che cosa ha mangiato, bevuto, fumato nelle ore precedenti. Tutto quello che apprendiamo è strettamente confidenziale e siamo tenuti al segreto professionale; possiamo rassicurare ma non rilasciare informazioni, con un'unica eccezione: se il paziente è un minore i genitori hanno il diritto di sapere.
Nella maggior parte dei casi però i parenti sono calmi e disponibili, collaborano e aiutano per esempio trasportando il nostro materiale e rendendo così ancora più veloce l'intervento.

Quale o quali interventi l'hanno toccata di più?

Demetrio Bakopanos: indistintamente tutti gli incidenti stradali con esito mortale. Tutte le volte che mi capita di transitare nei luoghi dove sono avvenuti rivedo le immagini: il veicolo distrutto, i segni sull'asfalto, il sangue.
Per fortuna sono più numerosi gli interventi condotti a buon fine.
Bisogna poi essere coscienti del fatto che in un territorio vasto - Riviera, Leventina e Blenio - popolato da circa 25'000 abitanti c'è il rischio di dover soccorrere famigliari e amici. Questo motivo ha spinto alcuni miei colleghi con figli adolescenti ad abbandonare l'attività.

Michael Stoepfer: tutti quelli che riguardano i bambini. La Croce Verde di Bellinzona si occupa a livello cantonale di tutti i trasferimenti pediatrici, dal neonato al ragazzino. Assicurare il loro trasporto verso i centri specializzati di Berna, Zurigo o Lucerna è un'esperienza che lascia il segno. Sono viaggi molto differenti da quelli che ho effettuato a Rimini e Napoli per riportare in patria ticinesi che si erano infortunati in vacanza.
Bisogna inoltre dire che ogni intervento viene percepito anche in base alla condizione fisica e mentale del momento. Si affronta con meno fatica un intervento grave se si è in forma; una bagatella risulta più stressante se si parte già stanchi perché non si è dormito abbastanza, si è dovuto saltare il pasto o si hanno preoccupazioni.

Dopo un'ulteriore formazione potrebbe assumere la funzione di autista del mezzo di soccorso (SVA), è interessato? Come concilia lavoro e volontariato?

Demetrio Bakopanos: dopo un anno in qualità di SV ho seguito la formazione per autista d'ambulanza ottenendo la relativa patente. Da 11 anni svolgo quindi due funzioni: autista e SV.
Di solito mi annuncio per quattro picchetti al mese; in settimana sono a disposizione per il servizio notturno al fine di non interferire con la mia attività lavorativa. Può anche capitare di essere chiamati a sostituire un collega e in questi casi bisogna dimostrare flessibilità.
A Tre Valli Soccorso la media è di circa tre interventi nell'arco delle 24 ore, perciò capitano anche turni tranquilli.

Michael Stoepfer: appena conclusa la formazione di SV mi sono annunciato e dalla fine del 2002 sono SVA.
Nello stesso periodo ho frequentato i corsi di preparazione e ottenuto il brevetto di autista e macchinista di veicolo antincendio. Il macchinista conosce nei dettagli gli automezzi e deve essere in grado di far funzionare pompa, scala e generatore di corrente.
Durante i tre anni appena trascorsi quale SNP sono riuscito abbastanza bene a gestire la mia attività di pompiere volontario grazie alla disponibilità dei miei superiori e al mio senso dell'organizzazione. Mi sono sempre messo a disposizione durante le vacanze e nel tempo libero, molto variabile in quanto il lavoro di SNP è strutturato in turni di servizio.
Attualmente la situazione è un po' più complicata e ho dovuto fissare delle priorità. Fino all'estate del 2010 frequenterò a tempo pieno la scuola cantonale di polizia, dovrò superare prove e esami e avrò dunque meno tempo da dedicare al volontariato. Siccome sono appena stato nominato appuntato facente funzione dovrò garantire la mia presenza per i picchetti e la formazione di consolidamento di pompiere. Per un paio d'anni sarò quindi obbligato a dedicare meno tempo al compito di SVA, poi si vedrà.