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Autori: Sandra Rossi
Data: 21 gennaio 2008

Per saperne di più sull'...

Argentina

Un po' di storia

Nel 1516 il navigatore spagnolo Juan Diaz de Solis esplorò il Rio de la Plata (fiume d'argento) e nel 1535 Pedro de Mendoza fondò Buenos Aires.

Il 25 maggio 1810, i creoli , riuniti a Buenos Aires nella piazza Victoria ribattezzata poi Plaza de Mayo, proclamarono l'autonomia locale pur riconoscendo la sovranità nominale di re Ferdinando VII. Il 9 luglio 1816 venne proclamata l'indipendenza assoluta da ogni ingerenza straniera; l'Argentina organizzò un esercito per liberare dal dominio spagnolo anche i paesi vicini; le truppe del generale San Martin contribuirono in maniera preponderante all'indipendenza del Cile prima e del Perù poi.

La seconda metà dell'Ottocento fu caratterizzata dall'arrivo massiccio di immigrati europei, soprattutto italiani e spagnoli; nel 1868 ne arrivarono 25'000, 70'000 nel 1874 e 93'116 nel 1886.

La rivoluzione radicale del 1890 fu soffocata; il presidente Miguel Juarez Celman fu costretto a dimettersi; gli succedette, per i due anni rimanenti del suo mandato presidenziale, il vice-presidente Carlos Pellegrini, di origini ticinesi.

Durante la prima e la seconda guerra mondiale l'Argentina si mantenne neutrale. Il 4 giugno 1943 i militari, con un colpo di stato, presero il potere. Il colonnello Juan Peron fu eletto presidente della repubblica nel 1946 e rieletto nel 1952. Nel 1955 le forze armate destituirono Peron che si rifugiò in Spagna, da dove rientrò nel 1973 per essere nuovamente eletto presidente. Nel 1974, alla sua morte, il mandato presidenziale venne assunto, fino al colpo di stato militare del 24 marzo 1976, dalla moglie Maria Estela (Isabelita) Martinez.

La giunta militare presieduta daI generale Videla sciolse immediatamente parlamento e partiti, soppresse la libertà di stampa, represse drasticamente ogni forma di opposizione impedendo manifestazioni e scioperi, dando la caccia agli esponenti delle organizzazioni clandestine di estrema sinistra, ricorrendo agli arresti di massa, alla tortura e facendo scomparire migliaia di arrestati (desaparecidos).

Nel giugno del 1982, in seguito alla vittoria inglese nella guerra, scatenata dall'Argentina, per il possesso delle isole Falkland, la giunta militare fu costretta a restituire il potere ai civili, ma prima emanò una legge per l'autoamnistia.
Il primo presidente eletto, dopo il ritorno della democrazia, fu il radicale Raul Alfonsin. Durante il suo mandato il parlamento approvò la "legge del punto finale" che consentiva di far cadere in prescrizione buona parte dei reati della giunta militare e la "legge dell'obbedienza dovuta" che garantiva l'immunità a tutti coloro che avevano torturato e ucciso eseguendo ordini superiori.

Nel 1989 il peronista Carlos Menem fu eletto presidente della repubblica e nel 1995 venne riconfermato. Il suo ministro dell'economia, Domingo Cavallo, attuò una riforma strutturale per rilanciare la crescita e ridurre l'inflazione che, negli ultimi mesi dell'amministrazione Alfonsin, aveva raggiunto il 5'000%. L`Argentina divenne così in pochi anni uno dei paesi più attrattivi per gli investimenti esteri. Gli strumenti utilizzati da Cavallo furono: la legge di convertibilità che fissava la parità 1 peso argentino/1 dollaro USA, la legge sulla privatizzazione dei servizi pubblici - telefono, elettricità, gas, erogazione acqua, trasporti aerei, ferroviari, metro -, la semplificazione dell'imposizione fiscale e la lotta all'evasione fiscale tramite controlli accentuati.

La crisi brasiliana del 1999 ripiombò l'Argentina nella recessione, deflazione, crisi industriale e dell'esportazione, disoccupazione, povertà, forte deficit del bilancio statale, enorme debito estero. Il nuovo presidente, il radicale Fernando De la Rua, eletto in novembre, cercò inutilmente di imporre misure di austerità per ridurre la spesa pubblica. Dopo aver cambiato parecchi ministri dell'economia nel marzo del 2001 nominò Domingo Cavallo che ottenne dal parlamento poteri speciali per far fronte alla grave crisi economica. Alla fine del 2001 la situazione era diventata drammatica; il governo elaborò un piano anticrisi per ridurre il debito estero che aveva raggiunto i 142'000 milioni di dollari e mise in vigore il decreto contro la fuga di capitali; gli argentini potevano ritirare dai loro conti correnti un massimo di 250 dollari a settimana. In dicembre nella provincia di Mendoza iniziarono i saccheggi dei supermercati; furti e violenze si propagarono in tutto il paese; la Camera revocò i superpoteri concessi a Cavallo. Il presidente De la Rua decretò lo stato d'assedio il 19 dicembre e il 20 si dimise innescando una crisi istituzionale; presidente a interim diventò il peronista Ramon Puerta, presidente del Senato; il 22 dicembre l'assemblea legislativa elesse alla presidenza della repubblica il governatore di San Luis, Adolfo Rodriguez Saa, che il 31 dicembre rinunciò alla carica, gli subentrò a interim Eduardo Caamano, presidente della Camera; finalmente, il 1. gennaio 2002, un accordo tra partito giustizialista e radicale permise l'elezione del quarto presidente in due settimane: Eduardo Duhalde, il cui compito era essenzialmente quello di portare il paese alla scadenza del 25 maggio 2003, per concludere il mandato di De La Rua.

Al primo turno delle elezioni presidenziali Carlos Menem vinse di poco, con il 24% dei voti; il peronista Nestor Kirchner - di lontane origini svizzere, i bisnonni arrivarono da Interlaken a Rio Gallegos alla fine dell'800 -, governatore della provincia di Santa Cruz (Patagonia) ottenne il 22% dei suffragi. Visto che tutti i sondaggi pronosticavano la sua sconfitta Menem rinunciò a presentarsi al ballottaggio.

Nel suo primo anno di governo Nestor Kirchner ha resistito a lungo e con successo alle pretese del FMI e delle banche; ha rimesso in moto un'economia alla bancarotta riportandola a una crescita positiva; mandato subito in pensione la quarantina di generali e ammiragli che erano stati coinvolti nel regime militare del 1976-1983; costretto alcuni giudici corrotti della corte suprema a dimettersi; sospeso l'alleanza automatica con gli USA rifiutando di inviare soldati in Iraq; convinto il congresso a abolire le leggi che garantivano l'impunità ai militari; stretto un'alleanza strategica con il presidente brasiliano Lula. Alle elezioni legislative del 2005 per il rinnovo di metà della Camera dei deputati e di un terzo del Senato il presidente Nestor Kirchner ha ottenuto una vittoria schiacciante (81% dei voti). 

Il 28 ottobre 2007 Cristina Fernandez, moglie di Nestor Kirchner, è stata eletta al primo turno, con il 45% dei voti, presidente della repubblica, prima donna a ricoprire la carica.

 Rapporti con il Ticino

Tra il 1850 e il 1930 circa 40'000 svizzeri emigrarono in Argentina; l'emigrazione ticinese , a differenza di quella svizzera di gruppo, fu essenzialmente individuale o in piccoli nuclei familiari; i ticinesi inoltre non si dedicarono alla coltivazione della terra e all'allevamento ma erano in maggioranza artigiani o operai dell'edilizia (muratori, gessatori, imbianchini, scalpellini, capimastri...).
Nel 1957, la rappresentanza diplomatica a Buenos Aires venne elevata al grado di ambasciata, il primo ambasciatore fu il ticinese Mario Fumasoli; lo stesso avvenne contemporaneamente per la rappresentanza argentina a Berna.

Negli anni 2002-2003, a causa della gravissima crisi economica, numerosi discendenti di emigranti svizzeri hanno cercato di lasciare l'Argentina .

Tra le famiglie di origine ticinese, che hanno messo profonde radici in Argentina e si sono distinte in modo particolare, va annoverata quella dei Soldati di Neggio .

La poetessa Alfonsina Storni, di origini ticinesi, occupa un posto importante nella letteratura argentina.

Da gennaio 2008 la ticinese Carla del Ponte è l'ambasciatrice svizzera in Argentina.