Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Archivio Argomenti

Autori: Franco Gervasoni
Autori: Alessandra Barbuti Storni
Autori: Mauro Dell'Ambrogio
Data: 29 gennaio 2008

Intervista di Alessandra Barbuti Storni a Mauro Dell'Ambrogio e Franco Gervasoni.

Avvicendamento alla direzione della SUPSI

Dal 1° gennaio 2008 Franco Gervasoni succede a Mauro Dell'Ambrogio alla testa della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana


Una nuova sfida professionale oltre Gottardo attende l'attuale direttore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) Mauro Dell'Ambrogio: il 1° gennaio 2008 assumerà a Berna la carica di segretario di Stato per l'educazione e la ricerca presso il Dipartimento federale dell'interno. Alla guida della SUPSI gli succederà Franco Gervasoni, attualmente in carica quale direttore del Dipartimento Ambiente, Costruzione e Design della stessa SUPSI. Il Consiglio della SUPSI ha nominato Gervasoni direttore della SUPSI per il periodo 2008-2011.

"Mauro Dell'Ambrogio vanta un percorso professionale di primo piano sia nel settore pubblico che nell'economia privata. Eccellente curriculum, vasta esperienza direttiva e spiccata capacità decisionale rappresentano il profilo adeguato per dirigere con successo la Segreteria di Stato per l'educazione e la ricerca" così il Consiglio federale in una nota trasmessa alla stampa ha motivato la scelta del ticinese. Dell'Ambrogio lascia una SUPSI ben inserita nel panorama del settore universitario svizzero: sotto la sua direzione il numero di studenti è sensibilmente cresciuto passando da 1242 nel 2003 a 2234 nel 2006. Con 10 milioni di franchi di ricavi da terzi e con oltre 100 posti a tempo pieno la SUPSI assume nella ricerca un ruolo di leader tra le scuole universitarie professionali in Svizzera. Dalla fruttuosa cooperazione tra la SUPSI e l'Università della Svizzera italiana (USI) nascerà nel 2008 un campus unico a Lugano.

Mauro Dell'Ambrogio: cosa ricorda con piacere di questo periodo passato alla guida della SUPSI?
Lo splendido team di collaboratori con i quali ho avuto il privilegio di trovarmi: docenti e ricercatori dinamici, aperti al cambiamento ed al confronto, senza complessi di inferiorità, ma anche senza atteggiamenti inutilmente rivendicativi; consapevoli che il loro status sarebbe derivato da ciò che giorno per giorno fossero stati capaci di acquisire in un contesto competitivo. In particolare i colleghi della direzione, pochi e molto caricati di lavoro, come è giusto che sia, senza quindi il tempo di conflitti e discussioni inutili.

Quale obiettivo, poi raggiunto, l'ha impegnata maggiormente alla SUPSI?
L'applicare coerentemente alcuni principi di gestione dei collaboratori, a fondamento di una cultura aziendale (o d'istituzione, se si preferisce). Che si è legittimati come docenti SUP in quanto ricercatori o professionisti riconosciuti fuori, e non per il fatto di avere un mandato d'insegnamento interno. Che le prestazioni vanno riconosciute, il che implica un rifiuto dell'egualitarismo gerarchico e retributivo. Che le regole possono essere ridotte a due soltanto, senza burocratizzazioni: vale il buon senso, e chi dimostra di non averne può essere licenziato.

In tre anni la SUPSI ha visto l'effettivo degli iscritti praticamente quasi raddoppiato. Come sono cambiati gli studenti di una scuola universitaria professionale oggi?
Al seguito di quanto accade in altri paesi, c'è una tendenza crescente a completare la formazione con studi universitari, anche per professioni che un tempo non li richiedevano. Ciò implica un rischio per la qualità, a motivo della massificazione, a cominciare da quella dei docenti. D'altra parte si costata, ed è questa una ricchezza per la Svizzera, che le formazioni universitarie professionali sono scelte da un numero crescente di liceali, altrimenti destinati a parcheggiarsi negli studi accademici e ad alimentare il mercato della disoccupazione intellettuale. Vanno visti i vantaggi del sistema nel suo complesso, senza battaglie di trincea, spesso riscontrabili a Berna come a Bellinzona, tra adepti della formazione generale e della formazione professionale; i primi impegnati a discriminare la seconda e i secondi ad ostacolare l'accesso dei liceali alle SUP, per proteggere gli ex apprendisti dalla concorrenza.

Una grande personalità sempre alla ricerca di nuovi stimoli costantemente appagata da una carriera professionale decisamente brillante. Cosa si aspetta di trovare nel cuore della capitale della Svizzera?
Spero di continuare nel ruolo che mi è congeniale, di andare contro le opinioni e gli equilibri costituiti, a costo di provocare, e nel contempo di dimostrare rischiando in prima persona la fattibilità di soluzioni innovative, come spesso mi è riuscito in attività svolte finora. A Berna sarà evidentemente necessario un supplemento di diplomazia e di pazienza. Comincio non invocando semplicemente più risorse per università e ricerca scientifica; sono fattori essenziali di sviluppo, ma - non diversamente da altri - albergano sprechi e parassitismo anch'essi; sforzandosi di combattere i quali si guadagna in stima e credibilità, ben più che unendosi al coro delle rivendicazioni di categoria.

Franco Gervasoni: dal 1° gennaio 2008 lei succederà a Mauro Dell'Ambrogio alla guida della SUPSI. Cosa si aspetta da questa nuova sfida professionale?
Auspico di contribuire alla ulteriore crescita della SUPSI agendo, con l'aiuto di tutte le collaboratrici e tutti i collaboratori, su due fronti complementari: quello del consolidamento e quello dello sviluppo. Consolidamento dello straordinario lavoro svolto in questi anni, con l'obiettivo di assicurare stabilità, continuità e visibilità all'organizzazione. Sviluppo verso una dimensione maggiormente universitaria e internazionale, mantenendo nel contempo la capacità, in ogni ambito di attività, di rispondere alle esigenze concrete poste dai nostri utenti e partners. Fra gli obiettivi vi è anche quello di migliorare la comunicazione interna ed esterna per assicurare la diffusione dell'immagine oggettiva della nostra complessa realtà, che deve sempre più ancorarsi nel territorio che la integra e contribuire così al suo sviluppo, con pari attenzione a tutte le diversificate sensibilità e culture che la animano.

Quali saranno le sue priorità nel campo della formazione professionale di livello universitario?
La priorità è quella di assicurare una formazione di qualità costantemente adeguata alle effettive esigenze del mercato del lavoro. Questo significa stimolare costantemente la disponibilità all'ulteriore sviluppo di forme e contenuti didattici innovativi, con un adeguato equilibrio fra l'apporto dei docenti professionisti e i docenti ricercatori. Solo così sarà possibile assicurare al Ticino un polo che sappia attrarre, in tutte le diversificate realtà che copre la SUPSI, non solo gli studenti ticinesi, ma anche quelli degli altri cantoni svizzeri e dall'estero, con coerenti prospettive professionali. Dobbiamo essere inoltre attenti a curare quelli che da sempre sono i nostri punti di forza: formazioni vicine alle esigenze degli studenti e dei professionisti, anche in forme gestibili in parallelo all'attività professionale, sia nella formazione di base che nella formazione continua. Sono convinto che il fondamentale impulso che verrà dato dalla costruzione di un vero campus contribuirà in modo determinante a vincere anche la fondamentale sfida dell'apertura oltre i confini cantonali, imprescindibile per lo sviluppo della nostra Università.