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Autori: Cristina Gorla
Autori: Diego Mossi
Data: 26 luglio 2011

Intervista a Diego Mossi sull'esperienza Beatles days numero 11

Beatles days: ricordi di chi ha segnato e segna ancora la musica

Non ci piace la loro musica. E la chitarra è fuori moda". Così affermava la Decca Records nel 1962 commettendo forse uno di quegli errori che verrà ricordato nel mondo della musica per sempre: rifiutava i Beatles.

In poco meno di 50 anni da quell'affermazione i Beatles hanno scalato le classifiche facendo impazzire prima l'Inghilterra e poi tutto il mondo per poi regalare ai propri fans l'ultimo album, quello nella cui copertina appare il famoso passaggio pedonale, Abbey Road. Oggi sono ancora ascoltati, cantati (da gruppi che gli dedicano cover e da fans in auto e sotto la doccia) acclamati, suonati e, soprattutto ricordati.

È in questo contesto che a Bellinzona si svolgono i Beatles Days e per la precisione siamo ben all'undicesima edizione.

I Beatles nascono nel 1957 a Liverpool, sei anni dopo conquistano Londra e, in seguito, fino al loro scioglimento (1969) il mondo.

Diego Mossi, dove nasce la tua passione per i 4 di Liverpool?
Essendo nato negli anni '60, i Beatles sono stati una delle mie prime scoperte musicali quando ancora si inserivano i mitici 45 giri in apparecchi rudimentali chiamati "mangiadischi". Qualche anno più tardi, ai tempi dell'allora ginnasio (l'attuale scuola media), mosso dalla grande passione per la musica che ho ancora tutt'ora, sono stato fra i tanti che, imbracciata una chitarra e con qualche corso alla scuola Migros, ho cercato di emulare le gesta dei baronetti di Liverpool. Bei tempi quando ci si ritrovava in gruppo con le nostre chitarre e si trascorrevano ore in allegra compagnia cantando a squarciagola...
Fra i pezzi più richiesti, oltre ai classici della musica italiana (Battisti, Baglioni, Celentano, Dik Dik, e via dicendo) e ai grandi successi della musica anni '60, vi erano alcuni brani del vastissimo repertorio "beatlesiano". Purtroppo, considerata la nostra giovane età e la nostra poca dimestichezza con la lingua anglosassone, la nostra interpretazione lasciava molto a desiderare, tanto che la si potrebbe definire "dialettingles".

I Beatles sono ancora in grado, nonostante sia passato molto tempo dalla loro disgregazione, di richiamare un folto pubblico, far cantare le proprie canzoni e far nascere cover band e un intero movimento intorno al proprio nome. Secondo te a cosa si può imputare questo grande potere?
Da dove viene tutto questo fascino anche a distanza di anni?
Chi non ha mai cantato almeno una volta nella vita brani come Yesterday, Let It Be, Hey Jude, Help o Yellow Submarine (solo per citarne alcuni fra i più famosi)?
Le straordinarie doti creative e compositive degli "scarafaggi" hanno permesso loro di creare dei brani che, oltre alla profonda innovazione apportata al panorama musicale degli anni sessanta, hanno dato avvio a nuove mode, nuovi costumi e nuovi stili di vita. La loro musica, basata in modo preponderante su influenze Rock'n'Roll e Blues, subì anche l'influsso del loro amore per l'India - con l'utilizzo del sitar in alcuni brani (Norwegian Wood, Love You To, Within You Without You e The Inner Light) - e dello spiccato interesse per la comunità hippy e per le innovazioni tecnologiche. I Beatles furono i primi a utilizzare apparecchiature elettroniche quali il moog e il mellotron  con i quali riuscirono a creare dei suoni che, a detta degli esperti musicali "sono ancora impossibili da creare, persino con le moderne attrezzature computerizzate".

Grazie a tutte queste particolarità, le composizioni dei Beatles hanno saputo, e sanno tutt'ora a distanza di quasi 50 anni, ottenere il consenso di un pubblico eterogeneo. Parlando quindi di eventi che gravitano intorno al nome "Beatles", come nascono i "Beatles days"?
Il merito della nascita e dell'organizzazione di quello che è diventato il principale evento "open air" della capitale è della Fondazione del Patriziato di Bellinzona, associazione di pubblica utilità, senza scopo di lucro, che promuove attività culturali e benefiche. Grazie alla passione per il quartetto di Liverpool - in particolar modo da parte del presidente sig. Lavizzari e del segretario sig, Chicherio - e grazie anche al particolare legame, seppur triste, fra la città di Bellinzona e uno dei componenti della band, una decina di anni fa nacque l'idea di istituire delle serate musicali a loro dedicate. Infatti, contemporaneamente all'organizzazione della prima edizione di Bellinzona Beatles Days, George Harrison (chitarrista, cantautore e compositore), degente presso l'Ospedale San Giovanni, stava combattendo contro una terribile malattia che, purtroppo, dopo qualche mese ne causò la prematura scomparsa.

Col passare del tempo questo evento è diventato quasi una tradizione e vanta nomi importanti in qualche modo legati al gruppo, fosse solo anche per essere ottime cover band. Puoi dirci qualcosa a riguardo?
Indubbiamente in queste undici edizioni sul palco di Bellinzona si sono esibiti personaggi di tutto rispetto, taluni addirittura ex membri della celeberrima band; nell'edizione 2003 è stato ospite Pete Best, il primo batterista del quartetto inglese (1960 - 1962) e nell'edizione 2004 la chitarra di Tony Sheridan - chitarrista dei Fab Four dal 1960 al 1963- ha deliziato la platea. Nel corso delle varie edizioni si sono poi esibite anche talune fra le più rinomate cover band: nel 2001 Gary Gibson (sosia visivo e vocale di John Lennon), nel 2005 The Cavern Beatles, nel 2006 The Backbeat Beatles, nel 2008 e nel 2010 The Fab Beatles (protagonisti delle varie edizioni).
Nel profondo degli organizzatori rimane comunque, sin dalla prima edizione, il sogno di poter presentare (impresa assai ardua) sul palco della capitale, forse il principale artefice del successo dei Beatles; quel Paul Mc Cartney che, assieme a John Lennon, formò una delle coppie di compositori di maggior successo. Il binomio Lennon-Mc Cartney scrisse alcune fra le più amate canzoni nella storia della musica moderna.

Quest'anno si è giunti all'undicesima edizione, purtroppo non molto graziata dal tempo. A posteriori come valuti l'esperienza di quest'anno?
Effettivamente, seppur l'ultima edizione si sia svolta a giugno inoltrato, la meteo non ha riservato un trattamento di riguardo alla manifestazione. Malgrado la pioggia di venerdì sera e il clima tutt'altro che estivo di sabato sera, la professionalità e la qualità dei gruppi partecipanti hanno saputo convogliare in Piazza del Sole una buona cornice di pubblico; certo è che, con altre condizioni climatiche, il successo sarebbe stato sicuramente di ben lunga superiore.

Per concludere, state già pensando all'edizione numero 12? Manterrete lo stesso stile o si prevedono novità e cambiamenti?
Certamente; l'organizzazione dell'edizione successiva inizia già il giorno dopo la fine di quella dell'anno corrente. L'attuale formula, introdotta alcuni anni fa', prevede la realizzazione di due serate distinte (una "beat" e una prettamente beatlesiana), sembra abbia riscontrato i favori del pubblico, di conseguenza gli organizzatori proseguiranno su questa falsariga. Dovesse comunque scaturire una brillante idea innovativa nel corso dei prossimi mesi, il futuro potrebbe riservare piacevoli sorprese...