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Autori: Renzo Ceresa
Autori: Marcello Marchetti
Autori: Sandra Rossi
Autori: Sacha Monighetti
Autori: Michele Moretti
Data: 30 novembre 2006

Intervista di Sandra Rossi a Renzo Ceresa, Marcello Marchetti e Michele Moretti

Caccia... che passione!

Ultimi appuntamenti della stagione venatoria: la caccia speciale al cinghiale sarà aperta dal 2 al 20 dicembre 2006 e dal 3 al 21 gennaio 2007 nei giorni di mercoledì, sabato e domenica; quella acquatica dal 15 dicembre 2006 al 31 gennaio 2007, normalmente solo una decina di cacciatori staccano l'autorizzazione per i laghi Ceresio e Verbano; durante l'anno è possibile ottenere permessi per la guardacampicoltura - caccia selettiva ai cinghiali che devastano intere aree -.

Quando è entrato in contatto con il mondo venatorio per la prima volta?

Renzo Ceresa: sin da piccolo sono stato coinvolto nei preparativi della caccia. All'età di circa dieci anni ho iniziato a seguire nonno e papà. Allora si trattava di salire ai nostri monti e da lì proseguire nella valle fino a raggiungere i 1400/1600 metri per avvistare i camosci e cercare di capire le loro abitudini per essere pronti a settembre. Cervi e caprioli si potevano trovare solo in alta Leventina e in alta valle di Blenio, i cinghiali non erano conosciuti.

Marcello Marchetti: sono nato a Airolo e sono diventato grande a diretto contatto con la natura, gli animali e l'ambiente venatorio. Tutti in famiglia, nonni, zii, cugini, erano e sono cacciatori, eccetto mio padre che però era appassionato di armi. Anche dopo essermi trasferito ad Arbedo ho continuato a amare la montagna e le scarpinate attraverso i boschi. A diciotto anni ho iniziato a seguire un amico cacciatore e nel 1999 ho preso la patente. Proseguo quindi la tradizione di famiglia.

Michele Moretti: contrariamente a buona parte dei cacciatori ticinesi non mi sono avvicinato al mondo venatorio per tradizione famigliare, anche se sembra che un mio trisnonno fosse un appassionato piumista. Sono però sempre stato amante della montagna e delle attività a contatto con la natura, e così ho potuto incontrare e frequentare amici che già praticavano questa attività e che hanno saputo comunicarmene l'interesse. Più che il desiderio di esercitare praticamente la caccia, all'inizio mi sono sentito attratto dalla voglia di scoprire e conoscere la storia e le caratteristiche di questa attività primordiale del genere umano, che da sempre ha accompagnato la nostra specie durante il suo cammino evolutivo; ero pure interessato a conoscere meglio la biologia e l'ecologia delle specie selvatiche che compongono il nostro patrimonio faunistico. I corsi di preparazione all'esame di abilitazione alla pratica della caccia, organizzati dalle società venatorie, mi offrivano queste opportunità, così mi sono iscritto assieme a un amico. Lui poi abbandonò e non si presentò all'esame, io continuai.

Ricorda la sua prima stagione di caccia?

Renzo Ceresa: certo, era il 1973. Il primo giorno mio fratello ed io siamo saliti sui monti, quattro ore di marcia, e abbiamo abbattuto due camosci. Il ritorno è stato particolarmente lungo e faticoso, allora la selvaggina si portava personalmente al piano, era l'unica possibilità e l'elicottero era musica del futuro.
Quel giorno non ha rappresentato una novità, ma la realizzazione e insieme la conferma di quello che aspettavo da anni. La caccia si svolgeva unicamente in luoghi conosciuti da sempre ed era limitata al camoscio. Il fucile non era munito di cannocchiale, non era permesso, e il calibro non poteva essere inferiore ai nove millimetri, era quindi più facile sbagliare e l'animale aveva qualche probabilità in più di sopravvivere. Oggi è molto diverso. I cacciatori, equipaggiati di tutto punto anche a livello tecnologico, si muovono su tutto il territorio cantonale; è possibile cacciare anche cervi, caprioli e cinghiali, che, a causa anche dell'imboschimento, sono scesi fino al piano; la selvaggina non ha quasi mai scampo.

Marcello Marchetti: la ricordo soprattutto perché non ho preso niente fino al penultimo giorno quando, seguendo la sollecitazione di un amico e malgrado la giornata brutta e piovosa, mi sono recato in val Bedretto e ho catturato la mia prima cerva. Da allora dedico gran parte delle mie vacanze alla caccia, l'unica che non faccio è quella acquatica, ma solo per mancanza di tempo. Comincio con la caccia alta in Leventina, Onsernone e Morobbia, continuo con quella bassa in val Bedretto e termino con quella speciale al cinghiale nel Malcantone e in valle Morobbia. Non vado a caccia da solo ma in compagnia di amici, un amico diverso per ogni tipo di caccia. Per quella bassa sono coadiuvato da Birin, il mio cane ben addestrato e un po' testardo che però, di solito, ha sempre ragione. Col tempo ho imparato a lasciarmi guidare dal suo fiuto, se lo seguo sono quasi sicuro di trovare un gallo forcello, più comunemente chiamato fagiano di monte. Anche se è quella meno fruttuosa apprezzo enormemente la caccia bassa perché mi permette di passare otto ore al giorno in continuo movimento e di ammirare i nostri magnifici paesaggi.

Michele Moretti: la prima stagione venatoria si affianca nei ricordi di un cacciatore alle altre esperienze cruciali che ne hanno segnato la vita, come il primo giorno di scuola o il primo amore: il fascino della novità, lo stupore della scoperta, la voglia ancora timorosa eppure insistente di provare sensazioni inedite, l'intensità delle emozioni lasciano segni indelebili nella memoria, cui è sempre piacevole riandare col pensiero. Seguire i compagni più esperti, ascoltarne i consigli e gli ammaestramenti, cercare di carpirne qualche trucco; e ancora ricercare nei maestosi paesaggi naturali le presenze vitali, tendere le orecchie per percepire suoni e rumori fino ad allora inascoltati, intercettare odori e cogliere sapori ancora sconosciuti, tutto questo ha costituito un esaltante rito di iniziazione e l'avvio di un percorso di conoscenza che non potrà mai considerarsi compiuto. Quella prima stagione fu per me completamente infruttosa dal punto di vista delle catture, ma sono stati lo stesso giorni di gloria.

Quella appena passata la considera una buona annata?

Renzo Ceresa: dopo due anni di pausa forzata non vedevo l'ora di poter praticare nuovamente l'attività venatoria. La caccia mi dà la possibilità di essere a stretto contatto con la natura e di staccare dal solito tran tran quotidiano. E' difficile da spiegare ma posso tentare: da una parte mi rilassa e distende, dall'altra mi dà la carica. Per il momento non mi è possibile lasciare il lavoro durante tutto il periodo di caccia alta; la pratico a singhiozzo, alcuni giorni sono in sede, gli altri li trascorro in montagna, ma quando sarò in pensione ... Sono un cacciatore che non vende mai le prede, ma le gusta in compagnia di buoni amici.

Marcello Marchetti: discreta per quanto riguarda la caccia alta; la caccia bassa invece è per me sempre ottima, anche se non prendo niente. L'unica incognita che può spegnere il mio entusiasmo è la neve; se nevica troppo presto la ricerca dei fagiani di monte diventa difficoltosa se non impossibile.
Mi piace anche cucinare la selvaggina, inventare nuove ricette e gustarle.

Michele Moretti: la stagione di caccia appena trascorsa (ma la caccia speciale al cinghiale è alle porte) è stata per più versi anomala rispetto alle passate edizioni; l'apertura anticipata al 1 di settembre anziché al classico e canonico 7, unita a un periodo di caldo eccezionale per la stagione, che ha di fatto prolungato il periodo estivo a quasi tutto il mese di settembre, ha disposto nelle nostre montagne condizioni climatiche più favorevoli alle escursioni che alla pratica venatoria. Gli avvistamenti di selvaggina, e quindi le possibilità di fare preda, mi sono sembrati inferiori rispetto alle altre stagioni; non sono comunque mancate le soddisfazioni del carniere, che però non sono mai prioritarie. Più di esse sono stati i momenti di allegra convivialità e sana amicizia trascorsi con i compagni di caccia e la possibilità di percorrere una volta di più i nostri meravigliosi spazi naturali e di gioire delle emozioni che ci offrono a rendere anche questa stagione, come tutte le altre, unica e memorabile. 

... e per finire ecco una ricetta per cucinare il vostro prossimo cinghiale, elaborata da Sacha Monighetti, responsabile del Ristorante scolastico Centro Arti e Mestieri.

Indirizzi utili:
Ufficio federale dell'ambiente, UFAM
Ufficio della caccia e della pesca