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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Autori: Carlo Marazza
Data: 03 marzo 2006

Intervista di Paola Fusaroli a Carlo Marazza, Direttore dell'Istituto delle assicurazioni sociali (IAS)

Cambiare la realtà: integrazione anziché rendita

L'assicurazione invalidità (AI) è un'assicurazione obbligatoria a livello nazionale ed esiste dal 1960; la sua origine risale però al 1925, quando l'elettorato svizzero approvò un articolo costituzionale per l'istituzione di un'assicurazione per la vecchiaia e per l'invalidità. Essa può attribuire prestazioni in natura (i provvedimenti d'integrazione) oppure prestazioni in denaro (rendite o assegni per grandi invalidi). Tra gli obiettivi della 5a revisione AI vi è anche quello di migliorare l'integrazione professionale.

In un comunicato stampa del 1. settembre 2005, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) rendeva noto come, nonostante il calo delle nuove rendite, nel primo semestre del 2005 l'AI avesse accusato il deficit record di 1.2 miliardi di franchi. Nel medesimo si sottolineava inoltre come, essendo i provvedimenti attualmente applicabili di efficacia limitata, gli stessi andassero rafforzati nel quadro della 5a revisione AI. Che cosa può dirci in merito alla situazione dell'AI? Quali sono i principali problemi cui è confrontata?

Dal 1990 a oggi il numero di beneficiari di rendita d'invalidità è raddoppiato. Gli assicurati percepiscono rendite d'invalidità, quando i provvedimenti d'integrazione non hanno effetto, vale a dire quando l'integrazione si rivela impossibile o solo parzialmente realizzabile. Ma che cos'è l'invalidità? L'invalidità, ai sensi dell'AI, è una diminuzione della capacità di guadagno o lavoro, presunta permanente o di lunga durata (minimo un anno), provocata da un'infermità fisica, psichica o mentale oppure da un'infermità congenita, da una malattia o da un infortunio. In proposito, va precisato che L'AI non è un'assicurazione di cura come l'assicurazione malattia. Deve essere chiaro che "invalidità" non è sinonimo di "malattia". L'invalidità, come già detto, ha a che fare con un'incapacità al guadagno, quindi con un'incapacità economica, a seguito di un danno alla salute. La copertura delle cure mediche compete all'assicurazione malattia anche nel caso si tratti di assicurati AI. L'AI concede provvedimenti sanitari destinati non alla cura vera e propria delle malattie, ma all'integrazione nella vita professionale. Nella prassi questa distinzione causa però molte difficoltà.

Nonostante questo forte aumento, secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) il rapporto tra il numero di beneficiari di rendita AI e la popolazione attiva rientra comunque nella media europea: dal 1992 al 2005 si è passati dal 3.2% al 5.4%. Tuttavia, in Europa, dopo la Svezia, siamo il Paese con la più alta percentuale di beneficiari di rendita AI affetti da malattie psichiche. La forte crescita del numero di rendite AI registrata negli ultimi anni è infatti riconducibile soprattutto alle malattie psichiche: il 40% dei nuovi casi AI è legato a patologie di tipo psichiatrico. Se l'edilizia è il settore che crea il maggior numero di invalidi fisici - e la cosa è comprensibile -, il settore terziario (assicurazioni, banche, ex regie federali, amministrazione pubblica, ecc.) è invece quello che crea più invalidi psichici. E in questi casi è difficile stabilire se l'incapacità al lavoro o al guadagno sia dovuta effettivamente a un danno alla salute o ad altri motivi (ad esempio, problemi sociali, formazione carente, percezione esagerata dei sintomi, ecc.). Non è tuttavia corretto parlare di "invalidi" e di "falsi invalidi", poiché la questione è molto delicata. Quel che è certo è che il termine di "falso invalido", utilizzato nel senso di abuso, denota comunque la presenza di un'anomalia nel sistema.

In Ticino, l'evoluzione dei casi di invalidità psichica ha portato il Consiglio di Stato alla decisione di creare un Centro di competenza per la medicina assicurativa che garantisca unità di dottrina e di valutazione per tutte le perizie psichiatriche, al fine di garantire una presa a carico corretta degli utenti, equità e una valutazione fatta secondo le necessità dell'AI.
Quindi, il problema dell'AI è che a partire dagli anni Novanta ha dovuto assumersi anche un altro tipo di invalidità: l'invalidità sociale. Visto che il disagio sociale in termini sanitari è qualificabile soprattutto a livello di disagio psichico, si è bussato alla porta dell'AI. Oggi, bisogna quindi trovare una soluzione alla pressione cui è sottoposta l'AI. Si pensi anche alle ristrutturazioni e ai cambiamenti che avvengono nel mondo del lavoro. Se vi sono problemi a seguito di questi fenomeni, spetta all'AI risolverli? È questa la domanda da porsi. L'AI non è un coperchio per tutte le pentole: è un coperchio per una sola pentola. Questo discende dal nostro sistema segmentato di sicurezza sociale. Un coperchio che nell'ultimo decennio è stato però l'ammortizzatore sociale del nostro Paese.

Per risolvere i problemi dell'AI sarà necessario investire a livello finanziario e temporale: presumibilmente, il rapporto fra le nuove e le vecchie rendite AI sarà negativo fino al 2010; occorrerà attendere il 2016 per ottenere risultati positivi, anche se già dal 2004 e soprattutto dal 2005 l'evoluzione del numero dei nuovi beneficiari di rendita è migliorata.


L'obiettivo principale della 5a revisione AI, attualmente all'esame della Commissione della sicurezza sociale del Consiglio Nazionale, è la diminuzione delle nuove rendite. Tra le proposte formulate in tal senso vi sono il rilevamento e l'intervento tempestivi, l'estensione dei provvedimenti di reinserimento, nonché altre modifiche e misure di risparmio (l'accesso alla rendita AI è reso più difficile, la retroattività della prestazione non è più concessa, l'eliminazione di incentivi controproducenti, la soppressione del complemento di carriera, il trasferimento dei provvedimenti sanitari dall'AI all'assicurazione malattia e la soppressione delle rendite completive correnti). Che cosa s'intende per rilevamento e intervento tempestivi?

Attualmente, l'80% delle rendite AI è concesso per malattia. Per le malattie manca però il coordinamento tra la cura medica, l'indennizzo in caso di malattia e il reinserimento nel mondo del lavoro. Non vi è una strategia comune fra gli assicuratori malattia e l'AI, il che è tipico della nostra sicurezza sociale segmentata. Va inoltre detto che oggi è soprattutto l'assicurato e non l'AI a decidere il percorso, così come i tempi. Per cui, da tempo si sente la mancanza di un intervento preventivo da parte dell'AI.
Oggi il 94.5% degli assicurati si annuncia solo dopo 12 mesi dall'incapacità lavorativa. Ci si è quindi resi conto dell'importanza per l'AI di essere informata in anticipo circa i suoi nuovi potenziali casi e di intervenire tempestivamente, per evitare che l'incapacità lavorativa diventi invalidità, per evitare quindi che dall'indennità giornaliera di malattia si arrivi all'AI. È pertanto importante che, in caso di rischio di cronicizzazione, l'AI sia informata entro quattro settimane dall'assenza per malattia.

Le modalità di rilevamento tempestivo sono le seguenti. L'Ufficio AI esamina la situazione personale e valuta la possibilità di un intervento tempestivo. Esso può invitare l'assicurato come pure il suo datore di lavoro a un colloquio di consulenza. Inoltre, l'UAI invita l'assicurato ad autorizzarlo a richiedere informazioni; se non ottiene il permesso, i medici dell'AI hanno la facoltà di chiedere direttamente le informazioni ai medici curanti che sono svincolati dal segreto medico.

Il traguardo che si vuole raggiungere con l'intervento tempestivo è il mantenimento del medesimo impiego da parte dell'assicurato, oppure, in caso di incapacità lavorativa, il reinserimento nella medesima azienda o in altre con un nuovo impiego. L'intervento tempestivo è fondato su un piano di integrazione che deve essere condiviso con l'assicurato e che consiste in un adeguamento del posto di lavoro, in corsi di formazione, in un orientamento professionale, in una riabilitazione socioprofessionale, in un collocamento. L'intervento ha una durata di sei mesi, dopodiché le possibilità per l'assicurato sono tre:
>è reinserito;
>beneficia di provvedimenti di reinserimento;
>si decide se accordargli o meno il diritto alla rendita AI.


Per quanto attiene al miglioramento dell'integrazione professionale, può dirci quali sono i provvedimenti di reinserimento attualmente applicati, quali invece quelli previsti dalla 5a revisione AI e a chi sono destinati?

Lo scopo prioritario dell'AI è da sempre l'integrazione professionale e quindi anche sociale dell'assicurato. Scopo che però non è riuscita finora ad adempiere, anche perché, come già accennato, dal 1990 a oggi è stata sopraffatta dagli eventi: conseguentemente al continuo aumento del numero di beneficiari di rendita vi è stato un allontanamento del traguardo relativo all'integrazione. Da qui gli intendimenti molto forti del Consiglio federale circa una 5a revisione dell'AI. Intendimenti che, se da una parte sono più legati, come abbiamo visto, all'aspetto finanziario con l'obiettivo di ridurre addirittura del 20% il numero delle nuove rendite, frenandone l'evoluzione, dall'altra parte vertono a migliorare nettamente l'integrazione professionale dell'assicurato. Ed è proprio quest'ultimo aspetto a rappresentare la sfida più grande della 5a revisione che, personalmente, giudico bella e di grande valenza: probabilmente, una delle più grosse revisioni sul tavolo del Parlamento federale. Essa ha di fatto il grande pregio di proporre soluzioni in termini concreti.
Le premesse sono quindi buone; il che non significa tuttavia che sarà facile conseguire risultati in tal senso. Il dato consolante è che comunque la Svizzera è al primo posto al mondo per tasso di occupazione degli invalidi.

I provvedimenti d'integrazione attualmente applicati sono l'orientamento professionale, la prima formazione professionale, la riformazione e il collocamento. Questi strumenti non sono però i più adatti, soprattutto nei casi di malattia psichica o di scarse qualifiche professionali.
Premessa fondamentale per migliorare questi strumenti d'integrazione è instaurare una buona collaborazione con i datori di lavoro, con le aziende, sorretta dalla fiducia.
I nuovi provvedimenti di reinserimento poggeranno sulla riabilitazione al lavoro (adattamento al lavoro, stimolo della motivazione al lavoro, sostegno alla persona), sui provvedimenti professionali, nonché sull'estensione del diritto al collocamento in collaborazione con gli Uffici regionali di collocamento (URC).


Recentemente - anticipando la 5a revisione AI - è stata stipulata una convenzione (CII-plus) tra gli assicuratori malattia e gli uffici dell'Assicurazione invalidità volta ad accelerare il rientro professionale delle persone inabili. Può spiegarcene in breve i contenuti e quali saranno i suoi effetti?

Attualmente esiste già una Collaborazione interistituzionale (CII) tra l'assicurazione contro la disoccupazione, l'assicurazione invalidità e l'aiuto sociale. Scopo della CII-plus è quello di estendere questa collaborazione anche ad altre istituzioni. Si tratta in pratica di promuovere e di instaurare una collaborazione tra gli Uffici AI, l'assicurazione malattia (LAMalLCA), l'assicurazione contro gli infortuni (LAINF) e gli istituti di previdenza (LPP e LCA), per migliorare il reinserimento di persone che presentano un'incapacità al lavoro ed evitare nuovi casi AI. Questa convenzione, che in pratica è un'anticipazione della 5a revisione AI, è stata messa a punto dalla Conferenza degli Uffici AI, dall'UFAS, da santésuisse e dal Segretariato di Stato dell'economia (SECO).

Uno dei grossi problemi cui è confrontata l'AI è, come abbiamo visto, quello dei tempi. L'esperienza insegna che i provvedimenti di reinserimento sono più efficaci se presi al più presto e in maniera mirata. Il reinserimento professionale deve essere esaminato molto prima dell'inizio di un eventuale diritto di rendita AI. Da qui la decisione di collaborare con gli assicuratori malattia, i quali conoscono già in anticipo i casi d'incapacità al lavoro che potrebbero eventualmente condurre all'invalidità. Si tratta quindi di uno scambio d'informazioni, evidentemente nel rispetto della discrezionalità, avente un carattere anche preventivo. Grazie a provvedimenti di reinserimento mirati e a una collaborazione tra gli assicuratori malattia e gli Uffici AI è infatti possibile evitare in determinati casi nuove rendite AI. Per gli Uffici AI la convenzione è obbligatoria; per contro, nel caso degli assicuratori malattia, la convenzione è valida solo se vi aderiscono. Naturalmente, santésuisse e il SECO raccomandano ai rispettivi membri di aderirvi.

Va ricordato che da tempo vige una collaborazione con la Suva; inoltre in Ticino abbiamo già instaurato una collaborazione di questo tipo con alcuni assicuratori malattia, ancor prima che venisse stipulata la convenzione.

Ulteriori informazioni sulle prestazioni dell'Assicurazione invalidità (AI).

Carlo Marazza
Direttore dell'Istituto delle assicurazioni sociali (IAS)