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Autori: Vincenzo Nembrini
Autori: Paolo Colombo
Autori: Alessandra Barbuti Storni
Data: 07 gennaio 2008

Intervista di Alessandra Barbuti Storni a Vincenzo Nembrini e Paolo Colombo.

Cambio della guida alla testa della DFP

Dal 1° gennaio 2008 Paolo Colombo succede a Vincenzo Nembrini alla testa della Divisione della formazione professionale del DECS


Il 1° gennaio 2008 Vincenzo Nembrini, direttore della Divisione della formazione professionale del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS), andrà in pensione. Venne nominato a capo dell'allora Sezione della formazione professionale 23 anni fa, più precisamente il 1° gennaio del 1985. Gli succederà Paolo Colombo, attualmente già attivo nell'Amministrazione cantonale in qualità di collaboratore di staff di direzione del DECS nello studio del consigliere di Stato Gabriele Gendotti.

Insieme alla Divisione della scuola e alla Divisione della cultura e degli studi universitari, la Divisione della formazione professionale rappresenta uno dei tre pilastri portanti del DECS. Negli ultimi anni in Svizzera, anche grazie all'introduzione della maturità professionale, l'offerta delle proposte formative in alternativa all'iter più gettonato liceo-università è stata rafforzata ed ampliata. Oggi possiamo affermare che chi intraprende degli studi nel campo professionale segue un curricolo formativo di qualità: la via dell'apprendistato non è più considerata una formazione di livello inferiore. Anche nel nostro Cantone, essenzialmente caratterizzato da un panorama di piccole-medie aziende, abbiamo bisogno di apprendisti che diverranno poi i lavoratori del futuro e contribuiranno così a dar vita a nuove aziende. Vincenzo Nembrini, da 23 anni alla testa della Divisione della formazione professionale, è un profondo conoscitore del mondo professionale nel Cantone Ticino nel quale interagiscono istituti scolastici, aziende, associazioni professionali, società, partiti politici, sindacati,... Ma non solo, Nembrini cura con competenza anche i rapporti a livello federale. Al centro delle sue attenzioni restano sempre però i giovani apprendisti.

Vincenzo Nembrini: in 23 anni alla guida della Divisione della formazione professionale, quale conquista nel campo formativo ricorda con piacere?
Per la crescita della formazione professionale nel Ticino e nella Svizzera determinanti sono state l'istituzione della maturità professionale e, a seguire, quella delle scuole universitarie professionali, un processo che si è esteso lungo gli anni novanta. Con questi due curricoli, il primo a livello secondario superiore, il secondo a livello terziario universitario, la formazione professionale compete, non solo nella sostanza, ma anche nell'immagine, con la via del liceo seguito dall'università. Questa pari dignità è stata poi elevata a dettato costituzionale con la revisione delle disposizioni nel settore della formazione votata dal popolo svizzero il 21 maggio 2006, che, nell'art. 61a cpv. 3, chiama la Confederazione e i Cantoni a impegnarsi "affinché le vie della formazione generale e quelle della formazione professionale trovino un riconoscimento equivalente nella società".

Come sono cambiati in questi anni gli attori (apprendisti, docenti, datori di lavoro, sindacalisti, imprenditori, membri di associazioni) nel campo professionale?
Su tutto e su tutti credo abbia avuto un grande influsso il processo di globalizzazione dei mercati, che ha messo tutta l'economia sotto la frusta di una concorrenza sempre più spinta e richiede ritmi di produzione sempre più serrati, concedendo dunque meno tempo per la formazione che ne domanda invece sempre tanto. Questi ritmi serrati, questa mancanza di tempo rendono sempre più difficili i rapporti formativi ed educativi degli apprendisti con i formatori, con un certo rischio di scadimento della qualità della formazione. Forzatamente una parte sempre maggiore della formazione si trasferisce a scuola e nei corsi interaziendali, rendendo sempre più importante il ruolo delle organizzazioni del mondo del lavoro, le associazioni professionali imprenditoriali o sindacali. Dei rappresentanti di queste ultime bisogna dire che c'è stato un grande sforzo di miglioramento delle loro organizzazioni e delle loro strutture per rispondere alle accresciute sollecitazioni dei nostri giorni.
Non vorrei però dimenticare il ruolo dell'informatica, che ha pervaso in questo ventennio si può dire ogni professione, obbligando ogni persona in formazione e poi attiva ad appropriarsi almeno delle sue tecniche fondamentali.

Ci racconti un aneddoto significativo che ha vissuto nel delicato compito del collocamento a tirocinio di giovani nel nostro Cantone?
Il collocamento a tirocinio non vive di aneddoti ma di un duro e paziente lavoro condiviso essenzialmente tra orientatori professionali e ispettori del tirocinio, i primi nell'identificare gli interessi dei giovani in uscita dalla scuola media, i secondi nel reperire aziende disponibili a formare apprendisti, vecchie e nuove, queste ultime in sostituzione di quelle che ogni anno si ritirano dall'impegno formativo. Un lavoro che si estende dagli inizi dell'anno fino a ottobre inoltrato e copre anche i mesi estivi di solito dedicati alle vacanze. Con poco spazio dunque per curiosità o aneddoti, ma con una gran soddisfazione per tutti quando alla fine, tirate le somme, ogni anno sono davvero pochi i giovani che non sono riusciti a trovare un'adeguata sistemazione.

Cosa farà dopo il 1° gennaio 2008?
Per qualche mese mi aspettano ancora compiti professionali nel Dipartimento, sia pure in altra veste. Mi restano anche alcune funzioni, più durevoli, sul piano federale. Ma dovrò pur dedicare qualche tempo anche a nipoti e nipotini, visto che ai miei figli ne ho dedicato ben poco, e a qualche compito parasociale che si adatta bene alle mie competenze e alla mia età.

Paolo Colombo: dal 1° gennaio 2008 lei succederà a Vincenzo Nembrini alla guida della Divisione della formazione professionale. Cosa si aspetta da questa nuova sfida professionale?
Affronto questo nuovo incarico con entusiasmo e curiosità, cosciente di assumere un impegno carico di responsabilità in un settore, quello della formazione professionale, complesso nel quale si inseriscono i due terzi dei giovani che hanno concluso la scuola dell'obbligo. Mi trovo confrontato con una nuova sfida professionale che intendo affrontare nel segno della continuità, in stretta collaborazione con il mondo del lavoro e facendo tesoro delle esperienze sinora maturate dalla Divisione della formazione professionale sul piano cantonale e nazionale. So di poter contare sulla disponibilità, sulla collaborazione e sull'esperienza di molti che credono nella formazione dei nostri giovani.

Quali saranno le sue priorità nel campo della formazione professionale?
In Ticino, per motivi diversi, la percentuale di aziende formatrici è nettamente al disotto della media svizzera: il fatto preoccupa perché indebolisce un collaudato sistema duale (formazione a scuola e in azienda con il complemento dei corsi interaziendali) con il rischio di aprire la porta a modelli anglosassoni o latini poco aderenti alla nostra realtà e ai nostri bisogni. Sul piano dei contenuti occorre restare vigili affinché l'economia possa continuare a poter contare su persone competenti, capaci e motivate: in un'ottica di miglioramento continuo, il settore della formazione professionale deve garantire la trasmissione di solide competenze disciplinari teoriche e - sopra tutto - pratiche nonché una buona cultura generale. Sul piano del riconoscimento pubblico occorre ribadire come la via della formazione professionale non possa essere considerata come una seconda scelta, una soluzione di ripiego. La valorizzazione e l'affinamento di una struttura formativa completa, ricca di opportunità, di sbocchi professionali e di studio e in grado di rispondere alle esigenze e alle capacità di tutti sono senz'altro un obiettivo prioritario.