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Autori: Sandra Rossi
Autori: Daniela Pellegrini Burkhalter
Data: 20 gennaio 2009

Intervista di Sandra Rossi a Daniela Pellegrini Burkhalter

I miei 42 anni e un po' allo Stato civile ...

... sono passati in fretta?

Velocemente, troppo velocemente.
Ricordo ancora perfettamente il mio primo giorno: era il 1. ottobre del 1966, un sabato e si lavorava fino a mezzogiorno. Unica donna dello Stato civile, che allora comprendeva anche gli uffici Tutele, Curatele e Fondazioni, per i primi sette anni ho condiviso un piccolo locale con tre accaniti fumatori, sono quindi diventata una fumatrice passiva mio malgrado.
Il lavoro era ed è sempre molto, ma talmente variato e piacevole, soggetto a tali cambiamenti da richiedere un aggiornamento continuo, che il tempo è letteralmente volato.

Di che cosa si è occupata principalmente?

Ho cominciato registrando eventi: nascite, matrimoni, morti, riconoscimenti, legittimazioni, adozioni, naturalizzazioni, decisioni del Consiglio di Stato (cambiamenti di nome e cognome, capacità al matrimonio) e decisioni giudiziarie (divorzi, annullamento di matrimonio, cambiamento di sesso, dichiarazioni di scomparsa).
Negli anni '60 ai comuni era stato ordinato di rifare i vecchi registri delle famiglie ancora tenuti su grossi volumi e con dati non molto attendibili. I funzionari comunali dovevano dapprima controllare che nomi e date iscritti fossero compatibili con quelli riportati nei documenti giustificativi e nei registri particolari di nascite, morti e matrimoni. L'ufficio di Chiasso, per esempio, aveva richiesto circa 800 rettifiche, soprattutto nomi, che mi hanno occupato per molto tempo. In seguito veniva allestito il nuovo registro sotto forma di schedario.
L'originale del nuovo registro e gli atti giustificativi rimanevano nei singoli comuni mentre un duplicato dello schedario veniva depositato presso il nostro ufficio, che era l'unico abilitato a registrare tutti i cambiamenti di stato civile e a trasmettere copia della relativa modifica all'ufficio dello stato civile comunale, dove si procedeva a ricopiare il nostro ordine nel registro originale.
Prima del mio arrivo era consuetudine che i naturalizzati ricevessero la conferma di essere diventanti svizzeri alcuni mesi dopo il giuramento o la promessa, di conseguenza i nuovi cittadini non potevano ricevere subito il passaporto svizzero. Mi è stato perciò chiesto di preparare le comunicazioni ufficiali per il giorno stesso della cerimonia, che veniva fissata quando il numero dei naturalizzati raggiungeva almeno 70-80 unità. Ai naturalizzandi, riuniti nell'aula del Gran Consiglio alla presenza del Consigliere di Stato Direttore del Dipartimento, consegnavo direttamente la comunicazione e ai coniugati anche il libretto di famiglia. Purtroppo nella sala non c'era mai posto a sufficienza perché normalmente il capo famiglia, che prestava giuramento o promessa per tutto il nucleo famigliare, era accompagnato da moglie e figli. Le mogli spesso chiedevano con insistenza di poter compiere il medesimo rituale, facoltà che è stata loro accordata da alcuni anni. 
Il terzo compito, forse il più impegnativo, riguarda la presentazione di risoluzioni da sottoporre al Consiglio di Stato. Accanto alle richieste di cambiamento di nome o cognome ce n'erano altre ben più complesse, tenuto conto che il diritto di famiglia e la legge sulla cittadinanza, base per tutto il nostro lavoro, nel corso degli anni hanno subito importanti modifiche.

Ci può fare qualche esempio?

Fino al 1995 l'età matrimoniale per gli uomini era di 20 anni compiuti e per le donne 18; il Consiglio di Stato poteva dichiarare capace al matrimonio un uomo o una donna che aveva compiuto il 18mo, rispettivamente il 17mo anno di età, con il consenso dei genitori e solo per motivi gravissimi, di norma lo stato di gravidanza della sposa.
Il governo decide anche in merito allo svincolo della cittadinanza; capita che svizzeri, residenti all'estero e in possesso di una seconda nazionalità, siano obbligati dalla nuova patria a scegliere e decidano di rinunciare alla cittadinanza elvetica.
Per quanto riguarda i figli adottivi fino al 1972 nel registro delle famiglie e nel registro delle nascite era evidenziato il legame di sangue per cui risultavano espressamente nomi e cognomi dei genitori biologici. Dal 1973 non si danno più informazioni sui genitori biologici ma vengono designati solo quelli adottivi.
Anche la legge sulla cittadinanza ha subito diverse modifiche. Per esempio un figlio di madre straniera e riconosciuto dal padre svizzero fino al 1977 era considerato svizzero; dal 1978 al 2005 invece riceveva automaticamente la nazionalità della madre; con l'ultima modifica della legge, risalente al 2006, si è ritornati alla situazione precedente: il figlio acquista la cittadinanza svizzera a seguito del riconoscimento del padre svizzero.

In tutti questi anni saranno cambiati anche gli strumenti di lavoro?

Se ci penso non mi sembra vero! Preparare le comunicazioni di naturalizzazione era una corvè. Di solito i naturalizzandi erano un centinaio, bisognava fare dieci copie degli attestati da distribuire ai servizi interessati: stato civile, stranieri, assistenza, militare, cassa compensazione AVS, controllo abitanti comunali ... Utilizzando macchina da scrivere manuale e carta carbone potevo farne solo cinque copie per volta quindi ... doppio lavoro. Poi sono arrivate le macchine da scrivere elettriche senza memoria, con la memoria, i computer e infine la rete informatica.
Dal giugno 2004 è stata introdotta la banca dati centrale Infostar, il sistema di documentazione interamente elettronica che gradualmente ha soppiantato la documentazione degli eventi in forma cartacea.
La ripresa dei dati antecedenti procede in parallelo e dovrà concludersi con la ripresa di tutte le persone viventi al giugno 2004. Il registro cartaceo non potrà quindi andare in pensione.

E gli utenti?

Anche loro sono cambiati e rispecchiano l'evoluzione della nostra società sempre di corsa. Sono diventati più esigenti, vorrebbero che il loro caso fosse trattato in fretta e che la decisione giungesse immediatamente. Dimenticano che gli accertamenti e le verifiche, per essere seri, devono rispettare determinate procedure e necessitano di un certo lasso di tempo.
In questo ultimo decennio la nazionalità dei nostri utenti si è diversificata in modo impressionante. All'inizio della mia attività gli stranieri che si rivolgevano all'ufficio erano soprattutto italiani. Ora le nazionalità sono diverse e per rispondere correttamente alle richieste dobbiamo conoscere anche il diritto estero. Dal 1989 è in vigore la Legge sul diritto internazionale privato e uno straniero può esigere che il suo nome sia regolato dal suo diritto nazionale. Abbiamo dovuto allargare le nostre conoscenze ai vari diritti di famiglia europei e, ultimamente, a quelli dell'Europa dell'est, Sud America e Africa. E qui subentra il grosso problema della lingua; tutti i documenti esteri per essere considerati validi devono essere tradotti in una lingua nazionale svizzera da uffici di traduzione riconosciuti dal registro di commercio svizzero e legalizzati con apostilla dalle autorità estere o dalla loro ambasciata in Svizzera.

Dopo parecchi traslochi, sempre all'interno del Palazzo delle Orsoline, nel 2004 vi siete trasferiti nell'immobile degli enti locali, ubicato nella vecchia sede dell'Archivio storico. Come si trova?

Molto bene; la zona è tranquilla, gli uffici luminosi, tutti i nostri archivi sono a portata di mano e non più dislocati in vari stabili di Bellinzona. L'unica cosa che manca è il contatto con gli impiegati degli altri settori e dipartimenti.

In futuro, se passa la riforma del diritto matrimoniale attualmente in discussione, le donne sposate potranno portare solo il loro cognome e trasmetterlo ai figli, che ne pensa?

Ho sempre pensato che ogni persona nasce con un nome e cognome e deve morire con quello. Quando mi sono sposata ho anteposto il mio cognome da nubile a quello del marito anche per il fatto che ero conosciuta nell'ambito lavorativo da oltre 20 anni con il cognome di nascita.
Attualmente il cognome dei figli è determinato dallo status dei genitori: i figli di genitori sposati prendono il cognome paterno, quelli di genitori conviventi assumono il cognome materno. Concedere ai genitori la possibilità di scegliere quale dei due cognomi dare ai figli è bello in teoria, ma in pratica potrebbe creare confusione e, prima ancora, litigi all'interno della coppia o delle famiglie. E se poi non dovessero raggiungere un accordo bisognerà rivolgersi al giudice che deciderà.

... e dal 2009 ...

mi occuperò della mia famiglia: mamma, zia e, naturalmente, marito. Dedicherò più tempo a me stessa, alla casa, ai miei animali e farò un po' di volontariato al gattile. Vorrei anche avere il tempo di perfezionare le mie conoscenze sul comportamento degli animali. L'etologia mi ha sempre affascinato e spero che lo Stato, nell'ambito dei corsi per adulti, mi dia la possibilità di approfondirla.

Siti web da consultare:

Ufficio federale dello stato civile

Associazione svizzera degli ufficiali dello stato civile