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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Autori: Davide Caccia
Data: 14 febbraio 2006

Intervista di Paola Fusaroli a Davide Caccia, collaboratore presso la Direzione del Dipartimento delle istituzioni

Il futuro è giovane

«Per poter sopravvivere, una società deve sapersi rinnovare, preparando le nuove generazioni ad assumere le responsabilità necessarie per realizzare una convivenza civile e democratica».

Negli scorsi mesi è stata presentata ufficialmente la Carta delle politiche giovanili in Ticino . Essa è nata dalla collaborazione tra alcuni enti attivi nel settore, la Commissione per la gioventù e l'Ufficio dei giovani, della maternità e dell'infanzia. Davide Caccia ha preso parte al progetto per una Carta delle politiche giovanili in Ticino, in seno a un gruppo di lavoro denominato "Giovani e istituzioni". A lui abbiamo posto alcune domande relative alla sua esperienza di collaborazione e al rapporto tra i giovani e le istituzioni. L'elenco dei partecipanti al progetto per una Carta delle politiche giovanili in Ticino è molto lungo. Esso riporta i nominativi di circa 150 persone, in buona parte non direttamente attive nelle politiche giovanili. Se dovesse descrivere con un aggettivo questa esperienza di collaborazione, quale utilizzerebbe e perché?

L'esperienza è stata molto interessante, poiché ha messo direttamente a confronto persone attive in campi diversi e che, per impegno professionale e approccio alle istituzioni, hanno punti di vista anche distanti tra loro. Il gruppo di lavoro del quale ho fatto parte era composto da operatori sociali, giovani, rappresentanti della Polizia, docenti, animatori, rappresentanti di partito, ecc. Il tutto formava un insieme eterogeneo e di principio potenzialmente conflittuale; in realtà, vi è stata una buona concordanza nel sottolineare la necessità di creare opportunità per i giovani di crescere, di interagire con il resto della società e di avere un canale di dialogo anche con l'autorità.

«La realizzazione della Carta delle politiche giovanili in Ticino», come si legge nelle conclusioni della brochure di presentazione, «risponde a un duplice obiettivo. Da un lato, intende valorizzare tutta una serie di iniziative presenti in ordine sparso sul territorio sotto un unico, articolato concetto. Dall'altro, vuole informare e motivare gli attori deputati e i possibili partner sulla ricchezza degli strumenti a disposizione e sull'importanza di unire le risorse in vista di un salto di qualità delle politiche giovanili, volto all'ottenimento di un impatto più significativo sulla socializzazione, la partecipazione e la crescita dei giovani». Qual è stato il ruolo del gruppo di lavoro "Giovani e istituzioni" nell'ambito di tale iniziativa e quali sono state le principali tematiche da esso trattate?

Alcuni temi sono stati ricorrenti: il rapporto tra giovani e regole, la conflittualità con l'autorità, l'apparente fossato che è andato creandosi tra i giovani e la politica attiva, il ruolo dei Comuni e del Cantone. Sono naturalmente emerse visioni anche diverse tra i vari componenti del gruppo di lavoro, soprattutto nella concezione delle regole da rispettare (quanto le leggi e normative richiedono) e dell'importanza o meno dell'autogestione (intesa non come "centri giovanili", ma come concetto di assoluta necessità che i giovani facciano tutto da loro, si assumano responsabilità, senza interventi degli adulti).
Dal mio punto di vista, è giusto che i giovani - in una società che ha fatto saltare molti schemi, che dà molta libertà materiale e che evolve rapidamente - possano trovare spazi nei quali costruire da soli i propri progetti; questo però non deve avvenire al di fuori delle "regole minime" della società, poiché altrimenti si darebbe al giovane l'illusione di una realtà che nel quotidiano non esiste ...il rientro sarebbe poi più duro.
Spezzo poi una lancia in favore dei giovani che di tanto in tanto vogliono essere giovani e non giovani-adulti; mi spiego: sono convinto (io ero così) che il giovane abbia il diritto all'autodeterminazione (con l'assunzione della responsabilità che ne consegue), ma ogni tanto deve essergli concesso di "viaggiare a rimorchio" degli adulti, di evitare responsabilità perché gli altri se le assumono per lui e di essere spensierato ...c'è tutto il tempo per essere adulti-carichi-di-responsabilità.

Rispetto al passato, vi è stato un cambiamento nei rapporti tra i giovani e le istituzioni pubbliche? E se sì, qual è la tendenza?

Il cambiamento c'è stato di certo, ma alcuni schemi permangono. Sin dall'antichità parte degli adulti si sono lamentati dell'inadeguatezza dei giovani e dei loro malcostumi. Questo atteggiamento lo si ritrova anche nelle istituzioni pubbliche, perché composte da adulti.
Il punto di rottura più estremo tra giovani e istituzioni si è credo avuto alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso ...anche se poi molti dei giovani di allora sono diventati adulti-critici nei confronti dei giovani.
Oggi è sicuramente in atto un cambiamento, da molte parti si vedono nascere iniziative che testimoniano di un'attenzione diversa per i giovani, anche un po' fuori dagli schemi. Certo le prime avvisaglie sono nate da associazioni private (penso a Diario e/o Tazebau a Locarno), ma poi molti Comuni e il Cantone hanno dato segnali positivi.
Resta chiaro che l'istituzione può fare molto, concedere spazi e risorse, attenzione e partecipazione, ma ha dei limiti, che sono quelli delle leggi e del consenso popolare (non inteso come opportunismo politico, ma come necessità - per istanze scelte dai cittadini - di seguire la volontà popolare). Resta però in molti amministratori pubblici un po' di diffidenza o scarsità di considerazione per la politica giovanile; credo dunque che la "Carta" sia utile e che potrà rappresentare un ulteriore passo avanti.

Davide Caccia

Sulla Carta delle politiche giovanili in Ticino vedi anche l'articolo intitolato Una "carta" da giocare assieme, apparso su "Verifiche", numero 5, novembre 2005.