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Autori: Roberto Ghini
Data: 20 ottobre 2006

Brevi appunti sulla Scienza a etica zero

Il percorso etico della Scienza

"La Terra siamo noi, ed il nostro prossimo siamo sempre noi, inconsapevoli elettroni dello stesso atomo, che ruotano intorno al medesimo nucleo, fino a che all'interno dell'ultima delle nostre particelle, si risveglierà l'ennesimo universo..." (Linus Pauling - Premio Nobel per la Pace e la Medicina).

L'uomo di Neanderthal conosceva un mondo pieno di insidie e di pericoli.
I fenomeni naturali costituivano per lui un mistero ed erano visti come espressione di una miriade di spiriti, alcuni maligni, pochi favorevoli. Ogni nuova situazione appariva legata a una divinità nuova, che doveva essere placata con preghiere e sacrifici. L'uomo di Neanderthal e i suoi discendenti vissero con la consapevolezza di non essere i padroni della natura.
Malgrado questo limite che a noi può apparire drammatico, la discendenza dell'uomo di Neanderthal visse su questa Terra per trecentocinquantamila anni. Oggi l'uomo del terzo millennio che vive nel nord del mondo, nella parte cioè più privilegiata, si comporta invece come se la natura e l'intero pianeta fossero un suo dominio.
Questo percorso, dalle origini a oggi, è passato attraverso le conquiste della Scienza.

Per comprendere questo lungo cammino, bisogna considerare che l'Europa ha portato nell'evoluzione del pensiero umano un contributo fondamentale. Mentre le civiltà orientali sono sempre rimaste legate a un concetto di unità fra l'uomo, la natura e l'universo, la civiltà occidentale europea ha fin dall'inizio cercato il distacco fra l'uomo e la natura, con lo scopo di trovare le conoscenze che le consentissero l'uso delle leggi naturali, senza doverne rispondere a livello morale.
Questo è il senso del pensiero di Cartesio e di Bacone, che nel 1600 ribaltarono la visione "sacra" della natura, affermando l'egemonia dell'intelletto umano.
L'uomo di Cartesio è distaccato dalla natura e dalla Madre Terra ed è in grado di decifrare in modo sistematico le leggi scientifiche, che gli conferiscono la facoltà di comprendere e controllare i fenomeni naturali.

La Scienza moderna non si è mai scostata in modo significativo da questa concezione di superiorità, ma ha modificato l'approccio intellettuale e le finalità, a dipendenza del contesto storico. Così, per esempio, nell'Ottocento la scienza e la tecnologia sono state strumento di glorificazione della genialità umana, espressione di perfezione, da contrapporre alla materia bruta. Nel Novecento invece l'idealismo scientifico ha ceduto il passo a un condizionamento economico sempre più importante, che ha inquinato e sconvolto la libertà e la purezza della Scienza.

Oggi la maggior parte della ricerca scientifica è orientata al massimo rendimento economico, ha superato il limite del buonsenso ed è divenuta sfrenato "giocare" scientifico-economico.
Occorre, di fronte a tutto ciò, denunciare l'etica zero, come scisma morale fra ciò che le tecnologie sempre più potenti e sofisticate permettono di fare e ciò che è lecito, opportuno e sicuro nell'operare scientifico.
Oggi i discendenti dell'uomo di Neanderthal hanno raggiunto lo scopo materiale che egli sognava, ma hanno dimenticato la sacra concezione filosofica secondo cui l'umanità è solo un filo vibrante della ragnatela dell'Universo.

Ma non tutto sembra perduto. I primi segni di una nuova via si stanno facendo strada nel pensiero scientifico: l'opera di Albert Einstein e il tremendo urto che la teoria della relatività e la teoria dei quanti hanno dato alle certezze scientifiche stanno creando in alcuni scienziati una mentalità aperta al passato e alla saggezza antica. Una nuova fonte di ragionamento viene scoperta nella visione unitaria e non più nel dettaglio e nella specializzazione. Lentamente la scienza viene riportata ai concetti della spiritualità come unica possibilità per risolvere paradossi apparentemente inestricabili: forse, lentamente, la ragnatela si ricomporrà.

Il ponte tra noi stessi, uomini moderni, e l'uomo di Neanderthal non è la demolizione del sapere scientifico, ma la lucida consapevolezza dei limiti umani. Una visione olistica della conoscenza, più matura e capace di porre un "tetto ai desideri".
Sapere è potere: potere di produrre, prevedere e prevenire. Applicare questo sapere per il bene di tutta l'umanità, nell'equilibrio e con la giusta misura, è saggezza.
Il sapere e la saggezza sono il vero ponte che ci lega al passato e che dobbiamo gettare verso un futuro sostenibile.

Ecco allora due perle di saggezza tramandateci da due civiltà che per troppo tempo sono state considerate non-civiltà: i nativi delle isole del Pacifico e gli indiani d'America.

"Gettate intorno lo sguardo, miei cari fratelli delle molte isole, fino all'orizzonte, dove l'estremità della terra sostiene l'immensa volta azzurra. Tutto è pieno di grandi cose: la foresta con le sue colombe selvatiche, i colibrì e i pappagalli; la laguna con i suoi frutti, le conchiglie, le aragoste e gli altri animali d'acqua; la spiaggia con il suo volto chiaro e la morbida pelliccia della sua sabbia; la grande acqua, che può mostrarsi irata come un guerriero o sorridere dolcemente come una vergine del villaggio; la grande volta azzurra, che si trasforma a ogni ora del giorno e porta grandi fiori che ci danno luce d'oro e d'argento. Perché dovremmo essere tanto stolti da aggiungere a queste altre cose, da mettere cose dell'uomo accanto a quelle sublimi del Grande Spirito? Non potremmo mai comunque uguagliarlo, poiché il nostro spirito è troppo piccolo e debole di fronte alla potenza del Grande Spirito; e anche la nostra mano è troppo debole in confronto alla sua, grande e possente. Tutto ciò che possiamo fare è soltanto poca cosa e non vale neppure la pena di parlarne" (Tuiavii di Tiavea capo tribù della Polinesia).

"Solo dopo che l'ultimo albero sarà stato abbattuto. Solo dopo che l'ultimo fiume sarà stato avvelenato. Solo dopo che l'ultimo pesce sarà stato catturato. Soltanto allora scoprirai che il danaro non si può mangiare" (Profezia degli indiani Cree).

Roberto Ghini, roberto.ghini@ti.ch