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Autori: Mario Prati
Autori: Armand D`Auria
Autori: Sandra Rossi
Data: 03 marzo 2008

Da ottobre sono ripresi nel Luganese gli incontri di appoggio scolastico destinati agli allievi di prima e seconda media per le materie: matematica, italiano, francese e tedesco. Sandra Rossi a colloquio con Armand d'Auria, l'iniziatore, Mario Prati, un docente, e un'allieva.

Il volontario-insegnante in pensione aiuta gli allievi in difficoltà

Signor d'Auria come le è venuta l'idea di aiutare i ragazzi che hanno difficoltà a scuola?

Per lunghi anni sono stato esperto di francese, dapprima al ginnasio e poi alla scuola media. Insegnare è complicato, in una classe si trovano allievi bravi, discreti e ragazzi che hanno difficoltà di ogni genere. Un docente non deve far molto per far emergere i migliori, chi è forte di solito è capacissimo di arrangiarsi da solo, ma cercare di portare i deboli al livello dei compagni, senza beninteso abbassare la qualità, implica uno sforzo notevole che presuppone anche un lavoro individuale con l'allievo.
Gli anni dell'adolescenza sono molto importanti e il passaggio dalla scuola elementare a quella media non è quasi mai indolore: cambiano sede e compagni, dal maestro unico si passa a parecchi docenti, le materie aumentano ... Non tutti i ragazzi hanno la forza, l'aiuto a casa e l'autostima necessari a superare questi ostacoli. Mi sono sempre chiesto cosa fare per aiutarli e quando sono andato in pensione ci ho riflettuto a lungo. Lo scopo non è quello di sostituirsi ai docenti, rispetto e ammiro il loro lavoro, o di diventare insegnanti che danno lezioni private, ma quello di dare una mano, di accompagnare il ragazzo. La generazione dei nonni mette a disposizione degli adulti di domani le sue conoscenze, l'esperienza, la comprensione e il calore umano.

Quali sono i passi che ha intrapreso per realizzare il suo progetto?

Per prima cosa ho pensato di coinvolgere direttamente la scuola. Ho avuto la fortuna di trovare un interlocutore, Sergio Antonietti direttore della scuola media di Lugano centro, che ha capito subito il problema perché lo ha egregiamente riassunto così: "la scuola non ha bisogno di voi ma i ragazzi sì". Gli allievi sono al centro e noi, a livelli diversi ma complementari e non concorrenziali, interveniamo unendo le nostre forze per aiutarli a crescere.
Abbiamo volontariamente limitato il campo d'azione del nostro intervento. Accettiamo gli allievi che provengono dalle scuole medie di Lugano centro, Viganello e Canobbio, per i ragazzi che abitano a Molino Nuovo. Riceviamo però spesso da altre località richieste alle quali, purtroppo, non possiamo dar seguito.
Il secondo passo è stato quello di trovare una struttura alla quale appoggiarsi. E anche qui ho incontrato una persona, Giordano Belloni presidente della Sezione regionale luganese dell'Associazione ticinese terza età (ATTE), che ha immediatamente messo a disposizione la sede per gli incontri.
A questo punto dovevo solo trovare i volontari e poi passare alla fase operativa.

Con così tanti attori in gioco come sono stati suddivisi compiti e competenze?

Allora, alla componente istituzionale, la scuola, spetta il compito di informare allievi e famiglie, tramite una circolare e i docenti di classe. La direzione o i professori non si mettono in contatto con noi, ma le famiglie. L'ATTE ci permette di trovare tra le sue fila volontari-insegnanti e fornisce gli spazi per gli incontri. E' importante che i corsi avvengano al di fuori della scuola, perché non sono il suo prolungamento, e al di fuori dell'ambiente famigliare, dove i ragazzi potrebbero essere condizionati da fattori emotivi.
Da quest'anno siamo in due, il professor Mario Prati e io, a svolgere il complesso lavoro organizzativo: scegliere i docenti volontari, distribuire le ore, incontrare i genitori o chi per essi, spiegare loro quello che proponiamo e ciò che esigiamo, seguire l'andamento degli incontri, ecc.. Offriamo un pacchetto di cinque sedute di un'ora. Durante queste cinque ore i ragazzi devono impegnarsi a lavorare sodo per imparare a camminare da soli. Se il ragazzo è debole, ce la mette tutta ma non riesce ancora ad essere autonomo siamo pronti ad accompagnarlo per altri cinque incontri. Se però il ragazzo arriva in ritardo, si mostra svogliato e non dimostra interesse, si può decidere di terminare l'esperienza. Chiarito tutto ciò, allievo e volontario-insegnante possono cominciare a gestire autonomamente i loro incontri.
Coordiniamo e pianifichiamo inoltre griglia oraria e occupazione degli spazi, esaminiamo i rapporti che i volontari redigono alla fine di ogni incontro, teniamo i contatti con i responsabili scolastici e ... siamo sempre alla ricerca di nuove forze.

Il primo anno quanti insegnanti e allievi hanno partecipato agli incontri? E ora?

Abbiamo cominciato nell'anno scolastico 2005/2006 con 10/15 volontari; ora sono 27, dieci dei quali non hanno mai insegnato.
A fine dicembre 2006 seguivamo 14 ragazzi e a fine maggio dello stesso anno 53. Ora, a metà dicembre 2007, sono 30, il doppio dell'anno scorso!
In questi primi due anni abbiamo sempre avuto conferma che i ragazzi hanno avuto dei benefici: note e comportamento sono migliorati.
Siamo dunque arrivati al punto che non possiamo fare troppa pubblicità perché condizionati dal fattore logistico, gli spazi messi a disposizione dell'ATTE di Lugano sono limitati, e dal fattore umano, trovare per ogni allievo un insegnante sta diventando arduo, vista la crescita della domanda. Personalmente mi metto a disposizione di chi è interessato (altre sezioni dell'ATTE, associazioni di genitori...) a creare un servizio analogo; posso offrire la mia esperienza, spiegare come bisogna organizzarsi e procedere concretamente.
E per finire penso al futuro:
la Sezione regionale del Luganese dell'ATTE, per far fronte alle aumentate richieste, fa appello a docenti, genitori e nonni che conoscono i programmi scolastici. Gli interessati possono annunciarsi a Armand d'Auria e Mario Prati, tel. 077 447 39 94.

Signor Prati, lei è stato uno dei primi insegnanti ad essere "trovato" e a mettersi subito a disposizione, vero?

Giordano Belloni, mio direttore ai tempi in cui insegnavo alle scuole professionali e commerciali, mi ha parlato del progetto e mi ha chiesto se ero interessato. Quello che mi ha spinto a offrire immediatamente la mia disponibilità è stato il fatto che non si tratta di svolgere la solita lezione privata retribuita, ma di ascoltare, consigliare, aiutare e spiegare per il semplice piacere di farlo. Se l'allievo viene agli incontri per libera scelta, sa che i genitori non devono pagare, e l'insegnante è un volontario che gli dedica gratuitamente un po' del suo tempo, il rapporto diventa paritario: tutte e due ci troviamo perché lo vogliamo.
Durante il colloquio iniziale, al quale partecipano i genitori o almeno un genitore, spieghiamo la natura del nostro intervento. Prima di tutto non vogliamo forzare la mano o obbligare i ragazzi a seguire i corsi, non desideriamo sostituirci a nessuno ma, nel pieno rispetto della loro sfera personale, siamo disposti a dar loro un aiuto al di fuori del contesto scolastico e famigliare, in un ambiente neutro e senza condizionamenti. Per questo motivo il sostegno è individuale, in un gruppo c'è sempre chi parla e chi tace.
Affrontiamo anche questioni pratiche come il rientro a domicilio, desideriamo sapere se il ragazzo è accompagnato da genitori o fratelli o è autonomo.
I ragazzi a loro volta raccontano le loro difficoltà e ci dicono per quali materie desiderano il nostro aiuto. Matematica e italiano (presenza di molti allievi allogeni) sono le più gettonate, il francese meno e il tedesco poco, perché inizia in seconda media.

Come si svolge generalmente una lezione?

Non è una lezione vera e propria, non ci sostituiamo al docente anzi ci mettiamo, grazie al materiale che l'allievo ci porta, sulla sua lunghezza d'onda evitando di confondere il ragazzo. Praticamente lo aiutiamo a fare i compiti, in questo modo si più facilmente notare quello che non ha capito, gli insegnamo un metodo per studiare e come organizzarsi per le verifiche, cerchiamo di scovare i punti deboli sui quali insistere e siamo sempre aperti alle sue richieste. Durante l'ora possono essere affrontati argomenti ostici di italiano e di matematica. L'allievo può parlare liberamente di tutto perché sa che quello che dice è confidenziale e resta solo tra lui e l'insegnante.
In alcuni casi un pacchetto base è sufficiente, in altri è necessario accompagnare gli allievi per un secondo ciclo; tra il primo e il secondo lasciamo però passare alcune settimane affinché le indicazioni passano essere assimilate e gli effetti possano manifestarsi. Solo in casi eccezionali seguiamo l'allievo con un ulteriore terzo pacchetto.
La nostra attività è scandita dal calendario scolastico, il boom delle richieste arriva in tre momenti ben precisi: verso metà ottobre, consegna degli avvisi, fine novembre, primi giudizi, gennaio, pagella.

Che cosa le ha dato e le dà questa esperienza?

Permette a me, pensionato, di restare nel mondo dell'insegnamento, a contatto con gli adolescenti e di confrontarmi con personalità individuali. Provo soddisfazione nel sentirmi utile, mettendo a disposizione le mie conoscenze e la mia esperienza per aiutarli a migliorare le loro prestazioni. Il mercoledì pomeriggio lo dedico tutto ai ragazzi.

La consiglierebbe ad altri?

Sicuramente sì. Faccio pubblicità, sollecito gli ex colleghi che incontro a mettersi a disposizione anche per un solo pacchetto. Anche chi non ha mai insegnato, ma conosce i programmi scolastici di prima e seconda media e sa ascoltare, aiutare e spiegare, perché lo ha fatto o lo fa già con figli e nipoti, potrebbe diventare un bravo volontario-insegnante. 

E ora sentiamo un'allieva

Frequenti la prima media, come hai saputo che c'erano questi corsi?

Il professore ha consegnato a tutti un foglio, l'ho portato a casa e fatto vedere ai genitori. Poi la mamma ha telefonato.

Gli incontri come si svolgono?

Vediamo se ci sono argomenti nuovi; se ho compiti mi aiuta a farli; se ho dubbi mi spiega. Se ci rimane tempo facciamo esercizi per allenarmi.

Che cosa ti piace di più?

Quando mi spiega certi argomenti di mate e vediamo come si deve fare. Qui è come stare in una casa e mi vengono spiegate le cose che non ho capito.

Adesso farai la tua ultima lezione ...

(interrompe): ma dopo vengo ancora.

... dopo quattro incontri come va a scuola?

Le note sono migliorate. Mi sento più sicura, prima quando c'era mate pensavo di non riuscire ma adesso so che posso farcela.

La madre, incontrata brevemente prima del colloquio, è entusiasta di questa iniziativa perché ora vede sua figlia molto più sicura di se stessa.