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Autori: Alessandra Moretti
Autori: Chiara Marciani
Data: 20 gennaio 2011

"Gli studenti sempre più analfabeti di ritorno"

Italiano, questo sconosciuto!

Grammatica, sintassi, congiunzioni sono parole sempre più sconosciute ai giovani ticinesi. L'italiano, sembra essere compreso quando si leggono le istruzioni del decoder o i messaggi degli amici in Facebook, ma quando si tratta di un testo scritto, solamente un terzo dei giovani va oltre il livello minimo di comprensione. La scrittura non è risparmiata da questo fenomeno. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo con Alessandra Moretti, esperta per l'insegnamento dell'italiano nella Scuola media

Sui giornali, alla televisione o ancora alla radio, sempre più sentiamo parlare di "analfabetismo di ritorno" fra i giovani. Ma di che cosa si tratta precisamente?

Esistono varie definizioni. In genere con "analfabetismo di ritorno" si intende il fenomeno per cui una persona che ha frequentato le scuole dell'obbligo, imparando sia a leggere che a scrivere, non utilizza più a fondo queste sue capacità. Nel giro di qualche anno, non è più in grado di capire un articolo di giornale o di scrivere una lettera. La persona non è totalmente analfabeta, è certo in grado di scrivere il proprio nome così come di leggere testi brevi, ma quando si trova confrontata alla lettura di un quotidiano, ad esempio, non riesce a capire appieno il contenuto degli articoli.

Nel 2001 lo studio PISA (Programme for International Student Assessment) svolto dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sottolineava come il 20% degli studenti che hanno concluso la scolarità obbligatoria in Svizzera, erano appena in grado di comprendere e interpretare un testo semplice. Nel 2011 come si presenta la situazione?

Leggendo gli ultimi rapporti sembra che la situazione sia leggermente migliorata, ma veramente di poco rispetto al 2001.

In un altro studio PISA, targato 2003, veniva testato nuovamente il livello di comprensione scritta. Il Cantone Ticino si è piazzato in ultima posizione, come si spiega questo risultato?

Ultimo posto in Svizzera, ma meglio dell'Italia (risata). Scherzi a parte, significa che a livello di italiano non siamo messi poi così male. Una spiegazione è quella che in Ticino, come probabilmente in Italia, PISA non è stato preso molto sul serio. I Paesi di lingua tedesca sono più abituati a questo tipo di test. Il concetto di standard è qualcosa che esiste da tempo nei Paesi germanofoni e anglosassoni, fa parte della loro cultura. In Ticino questa cultura non esiste, e nemmeno in Italia. C'è sempre una certa diffidenza da parte di docenti, e famiglie, nei confronti di queste prove. Questo non motiva i ragazzi a dare il meglio di sé.

D'accordo. Se passiamo ora all'ambito della scrittura, dei problemi si presentano anche in questo campo?

Per quanto riguarda la scrittura abbiamo una situazione paradossale. Molto spesso la società in generale (docenti, datori di lavoro, opinione pubblica) lamenta una difficoltà di scrittura da parte dei giovani: il fatto è che la società stessa non offre più un modello. La scrittura è in crisi un po' ovunque, non solo in Ticino. Se osserviamo con attenzione il grado di scrittura dei ragazzi che escono dalle scuole medie, notiamo sicuramente un problema. D'altronde, la scrittura è in evoluzione. Gli scrittori si lanciano in vie sperimentali, i giornali sono zeppi di anglicismi e di "clins d'oeil" al parlato, la pubblicità e la corrispondenza che riceviamo a casa non sempre usa quella che potremo definire una "lingua corretta". Se una volta la scuola dava un modello di scrittura attraverso la letteratura, oggi si ha l'impressione che manchi un modello chiaro di italiano scritto contemporaneo e che la scuola sia l'unica a insistere su aspetti ormai superati.

Mi sta dicendo che ad esempio i quotidiani di oggi non sono in grado di fornire un modello linguistico?

Il punto è che ci sono giornali e giornali. Il livello di scrittura non è lo stesso fra i vari quotidiani e forse quelli più letti o per lo meno sfogliati dai ragazzi non sono necessariamente i migliori in quanto modello linguistico.

Sembra quindi che la scrittura non venga risparmiata da questo regresso generalizzato delle capacità dei ragazzi. In quanto esperta dell'insegnamento della lingua italiana, può dirci che difficoltà riscontra nell'espressione scritta dei giovani di oggi?

Se devo fare un confronto con 20 anni fa, mi sento di dire che i ragazzi di oggi scrivono di più. Non c'è più il blocco del foglio bianco. Gli allievi in genere scrivono volentieri, ma con periodi molto lunghi e punteggiatura quasi inesistente. L'impressione è che ragazzi scrivano come parlano. Questo fenomeno non risiede tanto nella scelta delle parole, quanto nell'utilizzo di un meccanismo tipico del paralato: l'aggiunta di idee mano a mano che vengono in mente. La difficoltà sta proprio nel fare il passaggio: da scrivere tutto quello che si direbbe a voce a strutturare il testo in quanto testo scritto, con un inizio, uno svolgimento e una conclusione.

Vuole quindi dire che i giovani di oggi non riescono più a differenziare il momento in cui stanno scrivendo su Facebook con un amico, da quello in cui stanno scrivendo un tema?

Esatto. E questo ha ripercussioni su tutti i tipi di scrittura. Se scrivo una lettera, ad esempio un ricorso per una multa che non intendo pagare, devo spiegare chi sono, cosa è successo, perché reclamo, ecc. Devo strutturare! Se invece sono in Facebook con un amico, la comunicazione procede per botta e risposta. Oggi esiste una forma ibrida (lo scritto dei social network, cioè lo scritto-parlato, così chiamato dai linguisti perché si presenta in forma scritta ma si rifà alle regole del parlato), molto utilizzata dai giovani e che certamente influenza lo scritto-scritto.

A questo proposito vari esperti sostengono che la difficoltà di scrittura sia proprio dovuta al fatto di vivere in un era definita del web 2.0, dove la tecnologia prende il sopravvento su tutto e dove gli status di Facebook o ancora i 140 caratteri di Twitter la fanno da padrone. Cosa ne pensa a riguardo?

Sicuramente la tecnologia ha un'influenza. Non tanto, come si sente spesso dire, per i 140 caratteri, per gli smile o ancora per le "k" al posto del nesso "ch". Questi sono aspetti che mi preoccupano poco. Altri sono gli effetti più problematici della lingua mediata dal computer sulla lingua scritta. L'orale è una forma linguistica spontanea, in cui procedo per associazione di idee e dove ho un feedback costante da parte dell'interlocutore. Lo scritto è una forma linguistica più costruita, in cui non ho nessun feedback. Devo essere molto chiaro, perché se il destinatario non mi capisce non me lo può dire. Se scrivo un'e- mail, o peggio ancora in chat, vado di getto senza strutturare il mio discorso, uso una forma di scritto-parlato.

Per concludere, quali soluzioni concrete vede per rispondere a un problema sempre più presente nella nostra società?

A livello di scrittura, la scuola deve aiutare i ragazzi a fare il passaggio dalla scrittura mediata dal computer (dallo scritto-parlato) alla scrittura vera e propria. Per fare questo bisogna capire quali sono le caratteristiche di questa nuova lingua ibrida, al fine di aiutare i ragazzi a fare il salto di qualità. Bisogna far capire che scrivere su Facebook non è come scrivere un tema oppure una lettera.
Per la lettura invece, vorrei tornare all'indagine PISA. Questa mette in luce vari fattori che influenzano questa capacità. Uno di questi è l'aspetto socio-economico. Se c'è un dato positivo che esce dall'indagine PISA è che la Svizzera riesce a contenerne l'influsso (senza riuscire ad annullarlo). Vi è inoltre un correlazione molto forte con la variabile del "piacere della lettura". Più un ragazzo ha piacere nella lettura, più le sue capacità migliorano nel tempo. La soluzione è quindi quella di puntare su questo, invogliando i ragazzi a leggere, aiutandoli a superare la fatica iniziale, perché una volta superato questo primo ostacolo i mondi che si posso aprire sono gratificanti. E qui il lavoro degli insegnanti (e dei bibliotecari, che nella scuola ticinese danno un grande contributo all'avvicinamento dei ragazzi alla lettura) è fondamentale.

Volete saperne di più?
Consultate i vari rapporti sugli studi PISA svolti per conto dell'OCSE dall'Ufficio Federale di Statistica.