Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Archivio Argomenti

Autori: Fausto Fornera
Data: 11 aprile 2006

Una festa che, da secoli, è simbolo di un passaggio

La Pasqua, dalle origini alla sua importanza religiosa e simbolica

Dal freddo inverno al fiorire della primavera, dalla sterilità alla fertilità, dalla schiavitù d'Egitto alla Terra Promessa, dalla morte alla risurrezione: l'importanza della Pasqua

Probabilmente, alle sue origini, la Pasqua era una festa pastorale, praticata dalle popolazioni nomadi del Vicino Oriente, in cui si offrivano le primizie del gregge. Successivamente, in seguito ad una maggiore sedentarietà delle genti semitiche, sarebbe divenuta anche una festa agricola, in cui si offrivano anche le primizie della mietitura dell'orzo, attraverso la cottura del pane azzimo.

Queste due feste, assunsero un significato nuovo con Mosé, diventando il momento dell'anno in cui il popolo ebraico ricordava la liberazione dall'Egitto.

Il fatto storico-religioso, che legò la Pasqua all'uscita dall'Egitto, si trova nel capitolo 12 dell'Esodo. Mosè ordinò al popolo ebraico, prima di abbandonare l'Egitto, che ogni famiglia immolasse un capo di bestiame piccolo (agnello, pecora o capra) senza difetto, di un anno di età, e che bagnasse col suo sangue gli stipiti e il frontone delle porte delle case. I membri delle famiglie dovevano consumare il pasto in piedi, con il bastone in mano, pronti per la partenza, che sarebbe avvenuta in quella stessa notte, dopo che l'angelo di Dio fosse passato per uccidere tutti i primogeniti egiziani, risparmiando i primogeniti ebrei le cui abitazioni erano segnate col sangue.

Gli Egiziani fecero pressione affinché gli Ebrei partissero al più presto, e questi dovettero portare con loro la pasta per il pane non ancora lievitata, ossia il pane azzimo.
Nel corso dei secoli, il rituale della Pasqua, pur sottoposto a variazioni e a modifiche, rimase sostanzialmente sempre uguale e la festa è tuttora celebrata da tutti gli Ebrei con la massima solennità e per la durata di sette giorni.
Fu nel corso di una celebrazione pasquale che Gesù Cristo, secondo la narrazione evangelica, istituì il sacramento dell'eucaristia.

Per i cristiani, infatti, la Pasqua è il momento più importante di tutto l'anno liturgico. In quell'occasione si celebra la domenica di Risurrezione, un giorno di grande felicità che si manifesta anche nello stare insieme con gioia, nel ritrovarsi ad esempio in famiglia o con gli amici per il pranzo di Pasqua.

L'importanza della Pasqua anche da un punto di vista culturale e delle nostre tradizioni può essere riscontrata anche nella grande varietà di manifestazioni simbologiche o linguistiche che riprendono concetti pasquali.

Nel linguaggio comune ricorrono ad esempio "modi di dire" che trovano la loro origine nelle letture evangeliche del periodo quaresimale-pasquale, o comunque che sono collegate con la liturgia e tradizione cristiana di tale periodo.
"Portare la propria croce": questo modo di dire trae la sua origine dalla salita al Calvario di Gesù ed è da intendersi come la capacità di sopportare e accettare i momenti dolorosi della vita. Collegato all'episodio della salita al Calvario di Gesù carico della croce c'è un ulteriore modo di esprimersi usato per indicare una dura sofferenza: "La sua vita è un calvario". Ugualmente, "Che croce!" è un'espressione che ribadisce e sottolinea la gravità di una situazione particolarmente penosa.
"Gettare la croce addosso a qualcuno": cioè addossare la responsabilità di un fatto ad un'altra persona, per biasimarla.
"Essere felici come una Pasqua": riferito a chi manifesta una grande felicità, proprio perchè il giorno di Pasqua è un giorno di grande gioia.
"Pasqua alta": si ricorre a questa espressione quando la festa di Pasqua è in ritardo rispetto al tempo in cui ricorre normalmente, mentre si dice: "Pasqua bassa " quando è in anticipo.
"Essere come San Tommaso": la locuzione viene usata per indicare un'ostinata incredulità verso una notizia o un fatto, proprio come l'apostolo Tommaso che si rifiutò di credere ai compagni che gli riferivano l'apparizione di Gesù risorto.

Ugualmente, la simbologia legata alla Pasqua è piuttosto ampia.
Sulle nostre tavole l'agnello è legato alla tradizione cattolica. Comunque, come per molti altri aspetti, anche la Pasqua cristiana deriva dalla relativa festa ebraica, la Pesah, letteralmente "passare oltre". Per gli ebrei mangiare l'agnello ricorda il sacrificio offerto al Dio d'Israele prima di partire dall'Egitto. Per i cristiani, invece, mangiare l'agnello simboleggia il sacrificio di Gesù, "Agnello di Dio". Simbolo sacrificale per eccellenza insieme al montone, l'agnello rappresenta anche un simbolo primaverile: è la primizia del gregge.
L'uovo di cioccolata regalato in occasione della Pasqua è sicuramente l'immagine che maggiormente ricorre nell'evento pasquale. Già presso popolazioni e civiltà antiche l'uovo era considerato simbolo di eternità, di nuova vita, di rinascita, e proprio con questo significato venne a fa $ $della tradizione cristiana richiamando alla risurrezione di Cristo.
Tra i diversi richiami pasquali che fanno bella mostra di sé nelle vetrine dei negozi compare anche un simpatico coniglietto che porta delle uova. La sua presenza non è casuale ma si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del cristianesimo era presa a simbolo di Cristo. Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant'Ambrogio come simbolo della risurrezione.
È consuetudine nel periodo pasquale regalare la colomba, un dolce la cui forma ricorda quella di una colomba con ali distese. La colomba richiama all'episodio del diluvio universale descritto nella Genesi (Gn 8,10-11), allorché ritornò da Noè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, un messaggio di pace: il castigo divino concluso, le acque del diluvio si stanno ritirando, inizia un'epoca nuova per l'umanità intera. La colomba diventa quindi simbolo della pace, e nel periodo pasquale questa simbologia richiama alla pace portata da Gesù, il "Principe della Pace".

Con il termine Pasquetta si indica, popolarmente, il primo lunedì dopo la domenica di Pasqua (propriamente chiamato: Lunedì dell'Angelo). Con questa festa si vuole ricordare l'apparizione di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. È consuetudine trascorrere questa giornata con una passeggiata "fuori le mura": una "scampagnata" fuori città.