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Autori: Marco Borradori
Autori: Redazione
Data: 03 aprile 2009

Intervista al Presidente uscente

Marco Borradori: una presidenza sulla strada della solidarietà

Quella che si è appena conclusa è stata la sua terza presidenza. Negli ultimi 14 anni della sua carriera politica lei ha maturato una lunga esperienza di Governo.
Quali sono i principali cambiamenti che lei ha riscontrato?
I cambiamenti più importanti li ho certamente vissuti sul piano della crescita personale. Quattordici anni or sono, quando sono stato eletto per la prima volta in Consiglio di Stato, ho cominciato a lavorare muovendomi con cautela e anche con un po' di comprensibile apprensione. Oggi, invece, conosco molto meglio le dinamiche dipartimentali e quelle cantonali, così come i bisogni della popolazione e i limiti posti all'attività politica dalle contingenze, in particolare quelle economiche e finanziarie. Poi, occorre dire che nell'ultimo decennio tutto si è velocizzato e i temi che adesso siamo chiamati ad affrontare rispecchiano l'evoluzione della società, facendosi sempre più complessi e impegnativi.

Che cosa ricorderà dell'anno presidenziale appena concluso?
Vi è stato il momento molto forte e molto coinvolgente dello sciopero delle Officine FFS di Bellinzona. Si è trattato di una vicenda emblematica, che ha fatto emergere la parte migliore del Ticino: propositività, tenacia, solidarietà. La capacità di guardare tutti nella stessa direzione, verso un obiettivo di interesse generale e non particolaristico. Mi piacerebbe che il buon esito di questa battaglia fungesse da sprone per affrontare con il medesimo spirito le difficoltà che ci aspettano in tutti i campi.

Siamo nell'era della comunicazione di massa e della globalizzazione. L'informazione corre sul filo diretto del "tutto e subito", spesso a scapito della qualità. Quanto pesa oggi il ruolo dei mass media sul suo lavoro?
L'avvento dei nuovi media, quelli nati dall'informatizzazione, ha cambiato le carte in tavola. In Ticino oggi abbiamo tre quotidiani, due domenicali, stampa di partito, quattro portali internet, due televisioni, diverse radio... La concorrenza è cresciuta, ma il territorio è rimasto quello di sempre. Ogni notizia è quindi amplificata, il che si traduce in una maggiore pressione sui politici, e non solo. Con la premessa che ognuno deve operare nel suo campo con la massima professionalità e competenza possibili (politici compresi), questa accresciuta offerta informativa per il cittadino attento è in ogni caso un valore aggiunto e costituisce un contributo al pluralismo di voci e idee.

Come valuta la situazione attuale?
Mi preoccupano le conseguenze della disoccupazione e la difficoltà dei giovani a trovare un impiego. È uno dei settori, questo, cui prestiamo un'attenzione prioritaria. Per quanto concerne la durata della crisi, preferisco essere cautamente ottimista, anche perché penso sia inutile, se non addirittura controproducente, continuare a bersagliare l'opinione pubblica con notizie nefaste. Non bisogna negare l'evidenza, certo, ma anche il catastrofismo non aiuta. Il Consiglio di Stato, pur consapevole dei limiti della sua azione, vuole favorire il rilancio dell'economia agendo in ottica anticiclica, con investimenti mirati, realizzabili in tempi brevi e in grado di creare indotto all'economia ticinese, così da favorire l'occupazione e i redditi dei cittadini residenti.

Il periodo della sua presidenza è stato caratterizzato a livello mondiale da due eventi che hanno segnato la storia: l'elezione di Barack Obama negli Stati Uniti e l'avvento della recessione. Come li ha recepiti sul piano personale? E su quello politico-istituzionale?
La crisi è stata scatenata da dinamiche esterne sulle quali non abbiamo alcuna influenza. Possiamo però intervenire per attutirne le ricadute sul territorio cantonale, ed è quanto il Governo si è proposto di fare quando ha varato il pacchetto delle misure anticrisi. Tra l'altro, occorre sottolineare che il Ticino ha un'ottima rete di sostegno sociale ed economico, che si dimostrerà utilissima in un momento delicato come questo. Il Governo è quindi presente e propositivo e vuole fare sino in fondo la sua parte.
Quanto all'elezione di Obama - di cui avevo acquistato e poi letto "L'audacia della speranza" in tempi non sospetti - vedere quella famiglia insediarsi alla Casa Bianca resterà un momento storico.

Qual è oggi la sua priorità?
Credo che in questo delicato momento di incertezza il Consiglio di Stato debba compiere un ulteriore sforzo per chiarire e spiegare le sue scelte politiche, privilegiando il dialogo con la popolazione, i Comuni, gli operatori economici e i rappresentanti di tutti i settori attivi nella nostra società.

In cantiere ci sono molti progetti maturati durante la sua presidenza in Governo che stanno giungendo a tetto e toccano di vicino il suo Dipartimento. Quali le stanno maggiormente a cuore?
Mi stanno a cuore tutti. L'inaugurazione del termovalorizzatore di Giubiasco, che ci darà indipendenza e autonomia nel settore nevralgico dello smaltimento dei rifiuti. Poi, l'apertura della galleria Vedeggio-Cassarate, attorno alla quale ruota la riorganizzazione del traffico nel polo economico di Lugano. E, ancora, la circonvallazione Agno-Bioggio, la cui realizzazione verrà avviata non appena ultimata la galleria Vedeggio-Cassarate. Inoltre, tutti gli interventi volti a migliorare la situazione ambientale, a riqualificare il territorio e a preservare la bellezza del paesaggio del nostro Cantone, con i relativi progetti di riferimento. E poi ancora, la progettazione della nuova stazione di Castione-Arbedo, con la pianificazione del polo di sviluppo e la messa in esercizio di una fermata TILO.

Come immagina il Ticino di domani?
Sono convinto, perché l'ho visto, che esiste un Ticino propositivo e motivato, che chiede allo Stato sostegno quando è necessario, ma anche condizioni quadro utili a uno sviluppo autonomo. Mi piace immaginare una regione-ponte indipendente, dinamica e consapevole del proprio potenziale: il paesaggio stupendo, le competenze nella formazione e nella ricerca, le capacità imprenditoriali, la precisione svizzera e la creatività lombarda. Credo che, se riusciremo a perpetuare lo "spirito delle Officine", avremo tutte le carte in regola per farcela.