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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Autori: Cinzia Lafranchi Scerpella
Data: 11 maggio 2006

Intervista di Paola Fusaroli a Cinzia Lafranchi Scerpella, una delle tante mamme che lavorano per l'Amministrazione cantonale

Non solo mamma...

Festa della mamma: un'occasione per riflettere sulla figura e sul ruolo delle "mamme" nella società.

Cinzia Lafranchi Scerpella lavora per l'Amministrazione cantonale dal 1990. Nel 2001 è diventata mamma per la prima volta. Adesso ha due bambini, Arianna (nata il 15 marzo 2001) e Alessandro (nato il 9 maggio 2005), e un'occupazione al 50% presso la Segreteria del Gran Consiglio.


La Responsabile dell'Ufficio delle pari opportunità e della legislazione, Marilena Fontaine, a una domanda rivoltale nell'ambito di un'intervista apparsa lo scorso 21 marzo su "ArgomenTI", rispondeva: «In generale, nell'ultimo decennio, il numero di donne che ha ripreso a lavorare dopo la prima gravidanza è aumentato. Le ragioni vanno ricercate innanzi tutto nel miglioramento del grado di formazione delle donne e nel desiderio di queste ultime di mantenere una certa indipendenza. Sempre più donne investono nella loro formazione, per cui è legittimo che vogliano poi valorizzarla. Un'ulteriore motivazione è senz'altro l'insicurezza presente nel mercato del lavoro. Oggigiorno trovare un posto di lavoro è sempre più difficile, di conseguenza chi ne possiede uno difficilmente vi rinuncia». Qual è la sua opinione in proposito?

Condivido appieno le considerazioni della signora Fontaine. In effetti, il desiderio di mettere a disposizione della società quanto imparato e di far fruttare e valorizzare la propria formazione sono fattori che spingono le donne a non rinunciare al proprio lavoro dopo una gravidanza.
Anche altri fattori, quali il desiderio di mantenere una certa indipendenza, non solo finanziaria ma anche sociale, il timore di non trovare più un posto di lavoro e la paura di dover ricominciare quasi da zero dopo anni dedicati esclusivamente alla famiglia, spingono le donne a non cessare l'attività professionale dopo una gravidanza.

Vi sono poi altre argomentazioni, magari meno razionali, quali la possibilità di conoscere gente nuova, la voglia di allargare i propri orizzonti e il bisogno di confrontarsi con persone al di fuori della propria sfera familiare che incidono comunque sulla decisione di riprendere al più presto il lavoro.


Ha mai valutato l'ipotesi di smettere di lavorare?

Pur essendo una mamma molto felice - non potrei rinunciare alla gioia che mi dà la mia famiglia! - non ho mai pensato di smettere di lavorare. Ho sempre immaginato che una volta diventata mamma avrei ridotto il grado di occupazione, ma non ho mai pensato di cessare completamente la mia attività lavorativa . Il lavoro è per me sinonimo di soddisfazione. Lavorare mi dà la possibilità di esprimere le mie capacità e le mie caratteristiche,  di essere indipendente, nonché di uscire dall'isolamento che spesso la maternità, soprattutto nei primi anni, impone.

La prima gravidanza è stata molto felice, nove mesi di salute, buonumore e serenità. Ho lavorato a tempo pieno fino al giorno precedente il parto. Ricordo ancora con "terrore" i primi mesi da mamma. Dopo più di 11 anni di lavoro a tempo pieno, ritrovarsi da un giorno all'altro in una situazione di vita completamente differente non è stato per nulla facile. A mettermi in crisi non erano le nuove responsabilità e le insicurezze tipiche delle neo-mamme, bensì il fatto che non avrei ripreso immediatamente la mia attività lavorativa. Nonostante la felicità di essere diventata mamma di Arianna e nonostante la novità e le energie che questa nuova e bellissima esperienza mi richiedeva, mi mancava molto il mondo professionale. Invidiavo mio marito che si recava giornalmente al lavoro. La consapevolezza che al termine del congedo maternità avrei ripreso la mia attività di sempre mi ha aiutato tantissimo e mi ha permesso di superare questo momento di crisi.

Il desiderio di allargare la famiglia, ma non per questo di smettere di lavorare, mi ha portato ad attendere che Arianna iniziasse a frequentare la Scuola dell'infanzia prima di avere un secondo figlio. Anche dopo la nascita di Alessandro non ho mai pensato di smettere di lavorare, sebbene, a differenza di Arianna, qualche notte insonne me l'abbia fatta e me la faccia tuttora passare... dire che è un bambino vivace è un eufemismo!

Sono sempre stata convinta - e da quando sono diventata mamma questa convinzione si è rafforzata - che conta molto di più la qualità del tempo che passo con i miei figli della quantità. È vero che di tempo me ne resta ben poco, poiché oltre al lavoro riservo parecchie energie al volontariato. Tuttavia, quando sono a casa, mi dedico interamente ai miei figli, con particolare riguardo alle loro esigenze e ai loro desideri. Potrei dire che Arianna e Alessandro hanno una mamma che non vorrebbe mai fare al 100% solo la mamma, ma che quando si dedica a loro lo fa con entusiasmo, amore, pazienza, gioia, energia e fantasia al 1000%. Per quanto mi riguarda, il fatto di lavorare influisce quindi in modo positivo sull rapporto con i miei figli.

Mi capita, quando sono in città con Arianna e Alessandro, di passare a salutare i miei colleghi d'ufficio, anche per mostrare ai miei figli dove e con chi lavoro, che cosa faccio, eccetera. Arianna, che comunque non si è mai lamentata del fatto che lavoro, da quando sa esattamente dove vado quando esco di casa, è ancor più tranquilla. Spesso e volentieri descrive ad amici e conoscenti il mio ufficio. Ogni tanto mi chiede come stanno i miei colleghi e, quando mi regala un suo disegno da portare in ufficio, mi spiega esattamente dove devo appenderlo. In altre parole, da quando riesce a visualizzare esattamente dove si trova la mamma quando è al lavoro è ancora più felice. Alessandro, invece, è troppo piccolo per rendersi conto della realtà lavorativa della mamma.
Finora ho sempre pensato: «Meno male che lavoro... se fossi a casa tutto il giorno, sarei una mamma poco soddisfatta ed estremamente noiosa!»


Come concilia il tempo di lavoro con il suo compito di mamma?

Conciliare lavoro e maternità è la difficoltà principale delle donne che desiderano continuare a svolgere un'attività lavorativa dopo la nascita di un figlio. Diventare madre e continuare a lavorare è una conquista praticamente quotidiana. La mia ricetta è: organizzazione, aiuti, flessibilità, dialogo, ironia e non pretendere l'impossibile da me stessa e dalla mia famiglia.

Per quanto mi riguarda, conciliare la gioia e l'impegno di essere mamma con il lavoro non è così difficile poiché, per mia fortuna, posso contare su di un entourage familiare estremamente disponibile. Indispensabili sono soprattutto mia madre e mia suocera, due donne piene di energia e di amore, che si dividono con felicità il compito di accudire i bambini mentre io svolgo la mia attività in ufficio. Sapere i miei figli in ottime mani mi permette di concentrarmi sul lavoro senza alcuna preoccupazione e distrazione.

Ho inoltre la fortuna di avere un'occupazione che posso svolgere in modo indipendente, senza ostacolare o ritardare il lavoro altrui. Questo mi consente una minor rigidità nell'organizzazione lavorativa e familiare, permettendomi di svolgere entrambe le attività con estrema serenità e senza alcun senso di colpa.
Determinante risulta pure il fatto di poter beneficiare di una certa flessibilità nell'orario lavorativo (anche se, a mio avviso, andrebbero introdotti ulteriori miglioramenti).


Quali ulteriori passi potrebbero essere intrapresi, secondo lei, per agevolare una mamma che deve, per ragioni finanziarie, o che vuole svolgere un'attività lavorativa?

Innanzitutto occorre incentivare la creazione di posti di lavoro a tempo parziale. Di fatto, non tutte le donne hanno la fortuna di poter riprendere la stessa attività lavorativa o di cominciarne un'altra a tempo parziale. Per non parlare poi dell'importanza di beneficiare di formule flessibili nell'organizzazione lavorativa e, di conseguenza, di una minor rigidità per quanto riguarda gli orari di lavoro.

Esistono inoltre difficoltà legate alla carenza di servizi. Non tutti possono contare su aiuti all'interno del proprio ambito familiare. E la mancanza di aiuti adeguati incide marcatamente sulla decisione di abbandonare il posto di lavoro dopo una gravidanza. Conosco diverse donne all'interno dell'Amministrazione cantonale che, pur avendo il desiderio - e anche l'età... - di formare una famiglia, senza per questo rinunciare all'attività professionale, non potendo contare sui familiari per accudire i bambini, decidono di aspettare, con la speranza di trovare prima o poi una soluzione. A mio avviso, una soluzione ottimale in tal senso potrebbe essere la creazione di asili nido aziendali.

Mi capita spesso di pensare come mai l'Amministrazione cantonale, un'azienda così grande, moderna e, per certi versi, disponibile a nuove esperienze (basti pensare all'infinità di corsi di perfezionamento professionale che offre ai propri funzionari), non abbia ancora aperto un asilo nido per i figli dei propri dipendenti. Personalmente, ricorrerei molto più volentieri a un asilo nido organizzato dalla mia azienda che a un asilo nido privato, soprattutto per questioni di comodità e di orari, ma anche di fiducia.
È vero che, considerate le difficoltà finanziarie in cui versa il Cantone, non è il momento più adatto per avanzare certe richieste. Non bisogna però dimenticare che l'introduzione di formule che aiutano le lavoratrici a conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro vanno a favore del benessere di chi lavora, dell'intera famiglia e, di riflesso, della produttività aziendale.

Spero quindi vivamente - non tanto per me, ma per tutte le donne che vorrebbero avere figli senza essere costrette a scegliere tra la famiglia e il lavoro - che in un prossimo futuro l'Amministrazione cantonale si faccia sempre più promotrice di misure atte a facilitare la conciliabilità del lavoro con l'organizzazione della famiglia, in modo particolare istituendo un proprio asilo nido.
Per quanto mi riguarda, se potessi contare su di un asilo nido all'interno della mia azienda, prenderei in seria considerazione l'ipotesi - ovviamente, marito acconsentendo! - di dare una sorellina o un fratellino ad Arianna e ad Alessandro!!
La maternità è un valore aggiunto e una ricchezza per l'intera società, per cui non dovrebbe mai essere vissuta come una limitazione!

AUGURI A TUTTE LE MAMME!!!!