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Autori: Giampiero Casoni
Autori: Sandra Rossi
Autori: Adele Zoppis
Autori: Tiziano Putelli
Data: 09 marzo 2010

Intervista di Sandra Rossi a Giampiero Casoni, Tiziano Putelli e Adele Zoppis.

Pesca ... che passione!

L'attesa è quasi finita ... lunedì 15 marzo 2010 si aprirà ufficialmente la pesca nei fiumi ticinesi. Con alcuni nostri colleghi, particolarmente impazienti di riprendere in mano lenze e esche, parliamo di qualcosa che è molto più di un semplice passatempo.

Tutto è cominciato ...

Giampiero Casoni: tanti anni fa. A sei/sette anni seguivo già il papà, all'inizio solo come spettatore e assistente attento e partecipe, dai quattordici anni, quando ho staccato la prima patente, come compagno di squadra. I nostri luoghi privilegiati: il fiume Ticino, i canali del Piano di Magadino, la Valle di Sementina e, d'estate, il lago Maggiore.

Tiziano Putelli: la passione è iniziata da bambino. Abitando vicino alla Breggia e con un padre pescatore, corsi d'acqua e pesci mi sono diventati presto familiari. Con mio fratello e un paio di amici passavamo interi pomeriggi lungo la Breggia a pescare. A volte ricordo che, mentre si giocava a calcio nel nostro "campetto" nelle vicinanze del fiume, si portava anche la canna da pesca che, immancabilmente, era piazzata per una pesca a fondo. Sovente in occasione delle catture anche altri bambini del vicinato si univano a noi e il divertimento era ancora maggiore. Nel 1982, a dieci anni d'età, mio padre ha staccato la mia prima patente annuale. Allora, per i ragazzi di età inferiore ai 18 anni, il costo della licenza era di 50 franchi, ossia il 50% in meno della quota fissata per gli adulti. Oggi invece l'attività della pesca è resa ancor più accessibile ai ragazzi dalla patente gratuita per chi ha meno di quattordici anni.
Per diversi anni la pesca l'ho praticata costantemente, poi, terminate le scuole dell'obbligo, mi sono concentrato maggiormente sugli studi e ... non solo. Una volta terminati però ho risentito il richiamo; nell'estate del 1995, ho staccato una patente turistica per due settimane e la passione è prontamente riemersa. In quell'occasione ho incontrato casualmente sulla Breggia un amico d'infanzia, con il quale mi ero perso di vista. Per farla breve l'anno successivo sono ritornato alla patente annuale e alle pescate in compagnia. Ho rallentato un po' dopo la nascita di mio figlio Luca, ma ora che ha quattro anni ho cominciato a trasmettergli le mie passioni e a portarlo con me a pesca e ... il ciclo riprende.

Adele Zoppis: più o meno nello stesso periodo in cui ho iniziato a lavorare per l'Amministrazione cantonale, circa vent'anni fa quindi, al seguito di alcuni cari amici. Uno di loro mi ha dato le prime direttive durante quello che si potrebbe chiamare un corso base. Da allora dedico buona parte delle mie vacanze alla pesca. Nel corso degli anni ho incontrato molti pescatori ma nessuna pescatrice anche se so che in Ticino ce ne dovrebbero essere un centinaio.

Che tecnica usate: a fondo, a mosca, a striscio, a legering, a spinning ...?

Giampiero Casoni: nei fiumi o nei riali di una certa portata pesco a fondo con il verme o con le camole giapponesi, finte larve di insetto; la moschettiera di cinque ami con galleggiante terminale la utilizzo solo all'apertura della stagione perché l'acqua è ancora bassa. Adotto la tecnica a spinning per pescare nel Ticino e sul Verbano. Per catturare le anguille e le bottatrici, che vivono a 30/40 metri di profondità, adotto la tecnica a fondo con esche di pesce vivo o lombrico.

Tiziano Putelli: decisamente non sono un pescatore paziente. Se i pesci faticano a mordere l'amo, tendo a cambiare in continuazione esca e tecnica nella speranza che finalmente abbocchino. Parto quindi sempre con diverse attrezzature che, il più delle volte, utilizzo integralmente. Sul fiume, in condizioni normali, pratico lo spinning a farfallino o la passata con moschette e galleggiante; dopo un temporale invece pesco al tocco con camole o vermi. Mi piace anche pescare a fondo con moschette, l'attimo magico è la mangiata in quanto la vedi immediatamente con il cimino della canna che comincia a piegarsi in modo frenetico.
Il lago, ho la fortuna di frequentarlo con un amico che possiede una barca; insieme andiamo a pesca di lucioperca. La tecnica preferita è quella con il vivo.

Adele Zoppis: a fondo, con il verme e la camola al fiume; con la bombarda, la ballerina e il galleggiante nei laghetti. Spesso altri pescatori mi mostrano le loro tecniche e io faccio tesoro dei loro insegnamenti, non ho però mai avuto la pazienza di imparare a farfallino.
Con il passare degli anni ho acquisito una certa esperienza e sicurezza e perciò, ogni tanto, mi permetto di fare di testa mia.

Di solito quali pesci prendete, sapete anche cucinarli?

Giampiero Casoni: nel Ticino si trova praticamente solo la trota fario. La trota della mia fanciullezza, la vera e originaria trota dei fiumi del cantone, la marmorata, si è estinta negli anni settanta per colpa dell'uomo che ha incentivato la riproduzione in cattività della fario. Attualmente, con la collaborazione delle società di pesca italiane, soprattutto lombarde e piemontesi, si sta tentando di reintrodurla. Purtroppo la trota ticinese, che nel passato era la più bella e la più comune, è diventata oggi una specie protetta la cui cattura è vietata. Fortunatamente però, con il contributo dell'Ufficio caccia e pesca (UCP) e dello stabilimento piscicolo della Bellinzonese a Gorduno, si stanno allevando in cattività estivali di mormorata che diventeranno i riproduttori dei prossimi anni.
Per dieci mesi è proibito pescare anche un altro pesce una volta ben presente nel nostro territorio: il temolo la cui pesca speciale è autorizzata con un permesso specifico solo in ottobre e novembre.
Le trote le cucino in padella con un po' d'olio dopo averle infarinate e cosparse di erbe aromatiche. Il luccio e l'anguilla li preparo al forno o, appena il clima lo permette, al grill. Il luccio lo cospargo di vino bianco e di aromi e lo lascio riposare per un giorno. Poi lo inforno e lo cuocio a bassa temperatura per il tempo necessario. Siccome ogni pesce è diverso dagli altri per grasso e volume non esiste un tempo standard, ma ogni cottura deve essere seguita e sorvegliata.
L'anguilla può assomigliare a una biscia, il suo aspetto fa un po' effetto, ma per me è il pesce migliore, il più gustoso. I nostri vecchi la facevano in umido e la carne restava perciò ancora abbastanza grassa e di non facile digestione. Io invece le tolgo la pelle e la metto in forno oppure la congelo in attesa di grigliarla all'aperto e diventare una vera e propria prelibatezza.

Tiziano Putelli: al lago: lucioperca e pesce persico; al fiume: la trota fario. Lucioperca e trota li avvolgo nella carta alu e, dopo averli insaporiti con un po' di olio, sale e pepe, li inforno a 180 gradi per 20/30 minuti a dipendenza della grandezza. I persici mi limito a filettarli e poi ci pensa mia moglie a cucinarli, lei è decisamente più esperta di me. Per essere sincero devo confessare che, tra un bel piatto di pesce e uno di carne, preferisco ... la carne. Sarà anche per questo che, spesso, il pescato lo regalo volentieri agli amici.

Adele Zoppis: sovente non prendo niente, non mi vergogno e lo ammetto sinceramente, contrariamente a quanto fanno parecchi colleghi maschi. Catturo essenzialmente trote: fario, iridea e canadese, o salmerini. Gli esemplari destinati a mio uso e consumo li cucino molto semplicemente al grill o in padella, infarinati con burro e salvia; le eventuali eccedenze le regalo a famigliari e amici. Non pesco per mangiare, anche perché le mie preferenze culinarie sono altre: il formaggio in primis seguito dalla carne.

I vostri luoghi preferiti, se non siamo troppo indiscreti?

Giampiero Casoni: prima di tutto mi preme far notare che il Ticino è il fiume più devastato della Svizzera; da Claro alla foce, si può considerare morto dal punto di vista della pescosità. Per trovare qualcosa bisogna andare in Riviera o in Leventina. Lo stato di degrado è dovuto ai deflussi minimi e agli uccelli ittiofagi, cioè mangiatori di pesci. La variazione della portata del fiume, provocata dall'attività delle centrali idroelettriche, causa improvvise inondazioni e susseguenti ritiri che stravolgono l'ecosistema fluviale, impedendo soprattutto la procreazione. A completare l'opera ci pensano poi i cormorani che scendono in profondità alla ricerca dei grossi pesci e gli aironi cenerini che si sfamano grazie ai piccoli pesci di superficie.
La situazione è nettamente migliore nei corsi d'acqua delle nostre valli (nei mio caso di Sementina e di Gudo), dove l'unico problema è circoscritto ai cormorani.
Da alcuni anni ho ripreso la via del lago. Anche se si tratta di una pesca, diciamo stanziale, e non ci sono le lunghe camminate per lo più solitarie in luoghi impervi, l'apprezzo per la possibilità di condividere insieme con gli amici una giornata in barca o sulle rive del lago, anche se percorrerle è purtroppo diventato un'impresa considerati anche i numerosi abusi operati sul demanio pubblico da parte dei privati. Inoltre, fattore non trascurabile, normalmente risulta più redditizia di quella sul fiume.

Tiziano Putelli: in assoluto la Breggia, il fiume della mia infanzia ce l'ho nel cuore. Da alcuni anni abito nel Bellinzonese e sto cercando di scoprire i luoghi più adatti e nello stesso tempo non troppo lontani da casa. Conosco molto bene il bacino nord del Ceresio e di più non dico. Per mancanza di tempo ho dovuto abbandonare i laghetti alpini, ma spero, tra alcuni anni, di condividere con mio figlio una due giorni in tenda sulle nostre montagne.

Adele Zoppis: una volta la Lavizzara e il Ticino da Preonzo fino ad AmbrÌ. Da quando, per motivi di salute, non posso più fare sforzi mi limito alla pesca nei laghetti alpini. Ritom e Cadagno sono le mie mete preferite, alle quali da alcuni anni si è aggiunto il Maloja. L'ho scoperto grazie ad un amico che ci andava regolarmente con i genitori, una volta mancati, desiderando continuare quella che era diventata una tradizione di famiglia, ma essendo sprovvisto della patente di guida, mi ha chiesto di accompagnarlo. Adesso questo appuntamento è diventato una consuetudine anche per me: in maggio stacco la patente grigionese, per una settimana al Maloja bisogna pagare centro franchi, se si vuole fare anche una capatina a Silvaplana sono altri cento franchi. Per ogni laghetto grigionese serve una specifica patente, non come da noi che ne basta una; pescare nei Grigioni risulta quindi più costoso che in Ticino.

La cattura che ricordate con maggior piacere?

Giampiero Casoni: quello che ricordo ancora vividamente e con un sentimento quasi di nostalgia è il Ticino degli anni sessanta e, in modo particolare, il Bujon di Carasso. In agosto, quando lo risalivano le trote di lago e le effimere, insetti che vivono un solo giorno, si schiudevano, il fiume sembrava ribollire. Un paradiso per le trote che si abbuffavano e per i pescatori a mosca che potevano esercitare la loro arte e contare su un ricco bottino. Ma sono cose d'altri tempi! Come gli enormi lucci che prendeva mio padre, tredici/quattordici chili, lunghi quasi quanto io ero alto. Oppure aspettare sul Verbano il buio per posare la "lignola" e ritirarla all'alba con le anguille attaccate; staccarle e non lasciarsele scappare non era così semplice.

Tiziano Putelli: per me sono tre le catture memorabili. La trota fario presa nella Breggia con l'amico Paolo alla fine degli anni '90, a vederla da sopra sembrava enorme e lo era: 50 centimetri per un chilo e mezzo. Un esemplare degno di nota per questo corso d'acqua del Mendrisiotto. Il pesce vela (sailfish), due metri per 45/50 chilogrammi, pescato nel 1997 alle Maldive durante una vacanza essenzialmente balneare e ... quella sera tutti gli abitanti della piccola isola sono stati invitati a cena. I 25 chili di salmone affumicato con i quali sono rientrato da una vacanza di pesca in Alaska. È stata un'avventura indimenticabile, ho avuto l'opportunità di pescare giornalmente esemplari di salmone red o silver di varia taglia, da un minimo di tre chili a un massimo di sei. Un grosso cambiamento rispetto alla routine della nostra realtà con trote fario il cui peso è di regola quasi sempre inferiore al chilo.

Adele Zoppis: la trota di un chilo pescata nel lontano 1991 a Magadino e quella dell'anno scorso. La fotografia della mia trota salmonata, 67 centimetri per tre chili e mezzo, ha fatto il giro del Cantone semplicemente perché nessuno, eccetto me, all'apertura, 1 giugno 2009 ha preso qualcosa.

Partecipate a gare?

Giampiero Casoni: no, salvo rarissime eccezioni. Per me pescare vuol dire immergermi nella natura, rilassarmi, vivere momenti di libertà e evasione, non entrare in competizione con altri.

Tiziano Putelli: di principio no, l'attività della pesca è per me un passatempo e non una competizione. Una delle poche eccezioni, se ricordo bene l'ultima, l'ho fatta il primo maggio del 2005, quando ho partecipato con un amico all'apertura del coregone sul lago di Lugano, vincendola. La classica fortuna del principiante visto che c'erano pescatori a mio giudizio molto più bravi ed esperti di me.
C'è però un appuntamento al quale cerco di non mai mancare e che è diventato una tradizione per il nostro gruppo di amici e colleghi. Poco prima dell'apertura della pesca in Ticino andiamo in Italia in laghetti a pagamento a gestione privata per "togliere la polvere dai mulinelli". Paghi la mezza o la giornaliera e quello che prendi lo tieni senza dover versare un tanto al chilo. Non si tratta della classica pesca sportiva e non è così semplice come sembra, bisogna conoscere il posto, i pesci e le varie tecniche. Il pescato della giornata viene poi condiviso e gustato durante una cena in compagnia.

Adele Zoppis: mai. Pesco solo per il piacere di stare in mezzo alla natura.

Che cosa pensate della pratica del "No-Kill" o "Catch and Release", catturare il pesce per poi immediatamente rimetterlo in acqua?

Giampiero Casoni: se non sbaglio la legge federale proibisce il rilascio sistematico del pescato; ovviamente si devono rilasciare immediatamente solo le trote e gli altri pesci che per legge non raggiungono la misura minima.

Tiziano Putelli: di principio non condivido questa pratica. Se catturo degli esemplari li tengo eccome, mi piace in seguito gustarli in famiglia o con gli amici; per intenderci sono il tipo che se perde accidentalmente una preda ci resta male.

Adele Zoppis: anche se non la mangio, preferisco portare a casa la preda.

Per saperne di più:

Il Portale svizzero: Caccia e pesca;

Federazione ticinese per l'acquicoltura e la pesca;

Museo della pesca, Caslano.