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Autori: Simone Agustoni
Data: 28 aprile 2006

Gli antefatti della Festa dei lavoratori

Primo maggio

Il compito che la generosità della nostra redattrice ha voluto confidarmi, quello di evocare i fatti e le ragioni all'origine di questa prima ricorrenza civile dell'anno, non è certo facile, né atto a divertire (lettori siete avvertiti!): è una lunga serie di drammi e di vittime (ma di martiri è ricca anche la calendaristica religiosa) che hanno fatto del 1. maggio la Festa dei lavoratori e l'occasione di importanti manifestazioni per ricordare l'impegno, non di rado eroico, dei primordi e i traguardi raggiunti in campo economico e sociale.

La conquista di un diritto, si sa, non è mai cosa semplice: l'impresa però assume risvolti drammatici se, non alle civili lotte del secolo appena passato ci si riferisce, ma a quelle del precedente, che, a cominciare appunto da quella per la riduzione a otto ore della durata giornaliera del lavoro, ne costituiscono la base e la condizione. Ma, del resto, questo sembra essere il prezzo da pagare per fare di un fatto di cronaca un luogo della memoria e dell'identità e uno strumento dell'azione.

E così, forse più della storica risoluzione con la quale la Federazione americana del lavoro riconosceva tale diritto a 200'000 lavoratori di quel paese, a radicare nella tradizione delle lotte sindacali la ricorrenza del 1. maggio contribuirono le vittime delle agitazioni che la precedettero e la seguirono (rinvio a Wikipedia i coraggiosi che vorranno sapere qualcosa di più degli otto anarchici arrestati e del loro infelice destino: cinque impiccagioni e tre reclusioni a vita).

E che dire dell'importanza dei fatti di Fourmies , nord della Francia, probabilmente più rilevanti della decisione stessa della IIa Internazionale socialista, riunita in congresso due anni prima a Parigi, di fare del 1. maggio 1890 la prima giornata internazionale di astensione dal lavoro per l'ottenimento di quel prezioso diritto.

O ancora del ruolo che ebbe la strage di Portella delle Ginestre. In Italia, la festività ufficializzata a Parigi fu ratificata due anni dopo, ma la memoria dei lavoratori (e non solo la loro, tale fu la risonanza di quello che non a caso viene considerato il primo dei "misteri italiani") ricorderà soprattutto il funesto nome di Salvatore Giuliano e dei suoi sodali, che spararono su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.

Radicata nella tradizione e fattasi ormai simbolo, la Festa dei lavoratori non sarà neppure al riparo dalle mire propagandistiche dei regimi autoritari. E così, nella Francia del Maresciallo Pétain, rinasce sotto la più rassicurante denominazione di Festa del Lavoro, nello stesso momento in cui la rosa selvaggia, simbolo della Rivoluzione francese, che veniva offerta in quell'occasione, è sostituita dal più domestico mughetto. In Italia, invece, la festività fu soppressa durante il Ventennio, che preferì festeggiare un'autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma.

Date queste premesse, non si può insomma che riconoscere che se fu sufficiente astenersi dal lavoro quel famoso 1. maggio 1890 per rivendicare il diritto alle otto ore affinché tutti comprendessero che quella doveva diventare un'istituzione annuale e perenne, furono i fatti, spesso drammatici, che la precedettero e la seguirono e i loro insegnamenti a fare in modo che non venisse abbandonata quando quell'obiettivo fu raggiunto, ma continuasse a essere celebrata, forte della propria storia, giungendo fino ai giorni nostri.