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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Autori: Roberto Gropetti
Data: 16 marzo 2006

Intervista di Paola Fusaroli a Roberto Gropetti, Responsabile del servizio d'ordine, al quale abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza di adozione

Sono papà: ho adottato due splendidi bambini tailandesi

"Io e mia moglie Laura parlavamo di adozione ancor prima di scoprire di non poter avere figli: ci sarebbe piaciuto averne di nostri e adottarne uno. Abbiamo dovuto rinunciare al primo desiderio, ma il secondo è stato doppiamente esaudito. Adesso nella nostra vita ci sono Thanasit e Thanasak".

Come mai avete deciso di adottare due maschietti?

Avevamo fatto la richiesta di adottare un bambino maschio di età inferiore ai tre anni, accettando tuttavia l'opzione che qualora avesse avuto un fratellino o una sorellina di al massimo cinque anni avremmo adottato anche lui, rispettivamente lei.
Per cui abbiamo accolto con gioia la proposta di adottare i due fratellini Thanasak, nato il 12 ottobre 2001, e Thanasit, nato il 13 settembre 1999
.


Quanto tempo è trascorso tra l'avvio delle pratiche e l'arrivo della conferma di adozione?

Il 16 gennaio 2002 abbiamo inoltrato la richiesta di adozione all'Ufficio del tutore ufficiale. Il 20 marzo 2002 abbiamo fatto il primo colloquio con il tutore. Poi ne sono seguiti altri. Nel frattempo abbiamo dovuto preparare la documentazione in inglese, ci siamo dovuti sottoporre a una visita medica, ecc. Infine, il 12 dicembre 2002 abbiamo spedito l'incarto all'Ufficio preposto in Tailandia. Verso la fine di maggio 2004 ci hanno detto che c'era la possibilità di adottare due bambini. Noi abbiamo accettato. Il 16 giugno 2004 ci è giunta la conferma di adozione e alla fine di luglio 2004 sono arrivati gli incarti.


Come vi siete sentiti quando avete ricevuto gli incarti?

È stato molto emozionante, perché gli incarti contenevano le foto e le descrizioni caratteriali di due bambini che da quel momento in poi sarebbero diventati i nostri figli. Fieri e felici, abbiamo mostrato le foto a parenti e ad amici.


Quali sono state le tappe successive?

Oltre ad organizzare il viaggio fino a Udon Thani, una città a Nord est della Tailandia, per andare a prendere i nostri figli, abbiamo fatto tutti i preparativi per il loro arrivo. Gli abbiamo acquistato le camerette, i vestiti, i giocattoli, i seggiolini per l'auto, insomma tutto ciò di cui necessitano i bambini.
Inoltre, siccome c'era il problema della lingua, abbiamo dovuto cercare un interprete. Abbiamo trovato una persona molto gentile, che ci ha accompagnato durante tutto il periodo di permanenza in Tailandia.
Siamo stati aiutati anche dall'
Associazione famiglie adottive di bambini thailandesi (CHABA), che ha curato i contatti con l'orfanotrofio e con le autorità tailandesi e che ci ha dato molti consigli utili.


Come è stato l'incontro con i bambini?

È difficile esprimere a parole le emozioni che abbiamo provato.
Dopo aver soggiornato un paio di giorni a
Bangkok, ci siamo trasferiti a Udon Thani con un volo interno, accompagnati dall'interprete. Il pomeriggio di giovedì 9 settembre siamo andati all'orfanotrofio, dove ci ha accolti la direttrice, una persona molto cordiale e gentile. Poi siamo entrati in un ufficio in cui sedeva anche un'educatrice.
A un certo punto, guardando fuori dalla finestra, abbiamo visto arrivare un furgoncino. Quando l'autista ha aperto il portellone, sono scesi due bambini. Un po' intimoriti e mano nella mano sono entrati nell'ufficio. Noi guardavamo loro e loro guardavano noi... Non scorderò mai quel momento.

Per rompere il ghiaccio, gli abbiamo dato i regali: due zainetti con dentro alcuni giochi. E poi abbiamo giocato con loro per alcune ore. Dopodiché, accompagnati dalla direttrice, dall'educatrice e dall'interprete, ci siamo recati in albergo per mostrarlo ai bambini. In teoria, i bambini avrebbero dovuto passare la notte con noi, ma la direttrice, visto il carattere un po' chiuso di Thanasit, ritenne più opportuno riportarli all'orfanotrofio, affinché potessero adattarsi al cambiamento un po' per volta.

Il mattino seguente siamo ritornati all'orfanotrofio. Ci hanno accolto in uno stanzone, il cui muro era decorato con striscioni di benvenuto rivolti a me e a mia moglie. Il particolare che più ci ha colpito è che i bambini erano tutti vestiti uguali, in camicia e pantaloncini di jeans, tranne i nostri.
Abbiamo giocato nuovamente con Thanasit e Thanasak. I bimbi si sono attaccati subito a me. Io mi sono occupato principalmente di Thanasit, che inizialmente era molto restio nei confronti di mia moglie, mentre Laura si è dedicata soprattutto a Thanasak. Mentre giocavo con mio figlio, c'era un bimbo che mi seguiva ovunque e che continuava a guardarmi. Avrei voluto portar via anche a lui, ma purtroppo non era possibile. In ogni caso, va detto che i bambini venivano trattati molto bene, l'istituto era molto pulito e ordinato e il personale molto gentile.
Poi, a un certo punto la direttrice ha chiamato i bambini per il pranzo. È stato molto toccante vedere tutti quei bambini seduti in terra, attorno a tavolini bassi, che mangiavano in maniera composta e al contempo buffa. Prendevano il cibo con le mani, lo mettevano sul cucchiaio e poi se lo infilavano in bocca.

Terminato il pranzo, gli altri bimbi sono andati a fare un riposino, mentre i nostri sono venuti via con noi, accompagnati anche dalla direttrice, dall'educatrice e dall'interprete. Nonostante la pioggia, siamo andati dapprima in riva al fiume a dare da mangiare ai pesci, poi in un negozio di articoli tailandesi e infine in albergo. Thanasit non voleva scendere dal pulmino, poi la direttrice gli ha detto qualcosa e lui ha obbedito.

Ci siamo fermati a Udon Thani con i bimbi ancora un paio di giorni. È stata dura, poiché il grande faceva i capricci: se il piccolo si avvicinava a me, gli dava i calci. Non gli si poteva dire niente, perché altrimenti cominciava a urlare. In dieci giorni ho perso nove chili; il che è tutto un dire. Da Udon Thani siamo poi tornati a Bangkok, dove il 15 settembre c'è stato il boarding, ossia l'incontro di tutte le famiglie adottive, circa una quindicina, con le autorità tailandesi.
Il 17 settembre siamo tornati a casa.


Come hanno reagito i bambini quando siete arrivati a casa?

Ci era stato chiesto di allegare alla documentazione concernente l'adozione anche un album con le nostre foto, quelle di tutti i parenti e quelle della casa. Album che era poi stato mostrato ai bambini, per cui avevano già un'idea di quella che sarebbe stata la loro futura casa.
Comunque, appena scesi dall'auto, è successo un fatto particolare: Thanasit si è diretto in casa, come un segugio, alla ricerca di qualcosa. Poco dopo ho capito di cosa si trattava. In una delle foto delle stanze che gli era stata mostrata aveva visto un modellino di Ferrari. Visto che ha un debole per le automobili, era andato a cercarla.


E adesso come vanno le cose?

Adesso è passato un anno e mezzo. Thanasit e Thanasak sono diventati nostri figli a tutti gli effetti, hanno il passaporto svizzero, parlano italiano, il grande va a scuola e il piccolo all'asilo. Insomma si sono integrati bene. E il 19 marzo festeggeremo San Giuseppe insieme.