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Autori: Matteo Casoni
Data: 13 luglio 2010

Associazione Orion: attività ludiche e didattiche con gli amici a quattro zampe per scoprire cosa sappiamo del cane e cosa il cane sa di noi

Un cane per maestro

L'associazione Orion è attiva da dieci anni in Ticino attraverso progetti di zooantropologia, cioè propone attività che promuovono la relazione tra l'uomo e l'animale, specialmente con il cane. Oltre all'organizzazione di conferenze e seminari di divulgazione delle acquisizioni e dei metodi di lavoro zooantropologici e ad attività assistenziali nel campo dell'handicap, Orion propone progetti didattici per bambini e ragazzi incentrati sull'obiettivo di conoscere il cane, tra i quali i campi estivi montani che prendono avvio il prossimo 19 luglio.

"Il cane dorme nel giardino, al sole, in attesa che il padrone rientri a casa. Non sa dov'è andato né cosa sia andato a fare, e l'idea di seguirne le tracce, se mai l'ha tentato, è qualcosa cui non pensa più, tanti e tanto disorientanti sono i buoni e i cattivi odori di una città capitale. Non pensiamo mai che quello che i cani conoscono di noi sono altre cose di cui noi non abbiamo la minima idea".
"Quello che i cani conoscono di noi sono altre cose" dice José Saramago in un suo romanzo. E lo scrittore portoghese, morto lo scorso 18 giugno, era una di quelle persone che ha saputo intessere un rapporto straordinario con i cani. E non solo sulla carta. Nel suo diario racconta che non è mai lui a sceglierli, sono loro a decidere che Saramago sarà il loro padrone. "Si collocano in casa", dice, "e diventano parte integrante della famiglia. E siccome si dispiacciono quando devo uscire e non posso portarli con me, a volte scappo dalla finestra per non farmi vedere".
È un'immagine di una commovente umanità quella di un premio Nobel per la letteratura, ultraottantenne, che si arrampica sul davanzale ed esce di soppiatto dalla finestra per non dare un dispiacere ai suoi cani, ma anche, immaginiamo, per fare loro una sorpresa e godersi gli scodinzolamenti e le feste, quando, più tardi, rientrerà dalla porta.

Cosa sanno di noi i cani? cosa immaginano? cosa pensano?
Sono domande che ciascun proprietario si fa guardano il suo cane. Quante volte vedendolo accucciato ai nostri piedi ci è venuto da chiedergli la stessa cosa che un giorno Charlie Brown ha chiesto al suo bracchetto Snoopy. Charlie Brown è lì, con la ciotola in mano e dice a Snoopy: "mi piacerebbe che tu sapessi parlare e potessi dirmi quello che pensi", detto questo gli allunga il cibo; Snoopy lo divora nel breve giro di una vignetta, poi alza la testa e tra sé dice: "se sapessi parlare, non verrei certo a dire a te cosa penso!"
Ha ragione Snoopy a non volerci dire cosa pensa. Ma non perché voglia fare il misterioso o ritenga che la comunicazione non sia possibile, ma, al contrario, perché tra uomo e cane non c'è bisogno di parlare. Perché è una relazione che dura da centomila anni (così ci dicono recenti studi di biologia molecolare); una relazione che da sempre si realizza nel gioco di sguardi tra l'uomo e l'animale, nel prendersi cura dell'altro, nel creare situazioni di collaborazione. In una parola nel convivere di uomini e di cani. E di questo si occupa Orion.

L'associazione Orion
è stata fondata dieci anni fa da Nicola Gianini e dal sottoscritto con l'intento di sviluppare anche in Ticino progetti di zooantropologia. Come dice il nome stesso, la zooantropologia è una scienza che si occupa della relazione tra gli esseri umani e gli altri animali; una disciplina nata alla fine degli anni Ottanta e che ha in Italia uno dei massimi esponenti nel professor Roberto Marchesini. L'acquisizione di fondo è semplice: nella storia l'animale è visto in contrapposizione all'uomo, è la condizione "bestiale" che l'uomo, grazie alla sua cultura, ha lasciato. La zooantropologia dimostra invece che tra uomo e animale ci sono molte affinità, che l'animale è da sempre partner dell'uomo; nel suo percorso con l'animale l'essere umano esplora nuovi territori e comportamenti. In altre parole per la zooantropologia l'uomo assume le sue qualità umane relazionandosi con gli animali, imparando e collaborando con loro. In questa prospettiva il rapporto uomo-animale non è una situazione in cui ci sono animali "da" (da compagnia, da caccia, da mangiare), ma dove ci sono animali "con", con i quali relazionare, giocare, fare cultura, con-vivere, appunto.

E tra tutti gli "animali con", il cane è il primo maestro.
Sappiamo che la motivazione che spinge l'uomo, e in particolare il bambino, a interessarsi all'animale è naturale. Ce lo insegnano gli studi sul nostro cervello: in presenza di un animale la nostra attività cerebrale aumenta, siamo più attenti, irrequieti, curiosi. Abbiamo così tanto bisogno degli animali che li vediamo anche là dove non ci sono. Basti pensare a come spesso attribuiamo a immagini indefinite forme animali: quante nuvole abbiamo trasformato in pecore? quanti cespugli erano orsi? quante ombre nel bosco furtivi lupi?
Su questi presupposti Orion basa le sue attività, tra le quali ci sono i campi estivi zooantropologici per bambini e ragazzi, come quelli che prenderanno avvio il prossimo 19 luglio (il primo turno) e il 3 agosto (il secondo turno; c'è ancora qualche posto libero, gli interessati chiamino lo 079 352 31 35). Il campo si svolge in Val Leventina, sull'alpe di "Cassin", uno dei monti di Sobrio. Sull' arco di dieci giorni un gruppo di quindici bambini vive un'esperienza di piena immersione ed esplorazione della natura, avendo come maestri tre cani (Golia, Bea e Zoe), naturalmente coadiuvati nelle attività dai monitori bipedi. Non è solo in senso scherzoso che descriviamo la gerarchia di questa "scuola nella natura" mettendo nel ruolo centrale di maestro il cane. Infatti è sulla base delle capacità e delle caratteristiche dei cani che sono incentrate le attività, in cui il compito del monitore è, beninteso, di creare il giusto contesto, di configurare e rendere sicura l'attività e la relazione.
In questa prospettiva, attività apparentemente semplici come prendersi cura del cane, spazzolarlo, dargli da mangiare, portarlo a spasso, diventano contesti di relazione e di apprendimento ricchi di spunti e possibilità didattiche. Del maestro cane, il bambino impara a conoscere le capacità olfattive, la sua agilità a muoversi in terreni accidentati. Con il cane il bambino esplora un territorio, andando alla ricerca della pallina da tennis perduta o, in un'attività più complessa, alla ricerca di un compagno che, per finta, si è perso nel bosco. O ancora c'è l'emozionante "ricerca notturna", un'uscita al buio (senza pila!) nel bosco in cui con il cane si va a cercare un oggetto nascosto. Naturalmente è solo un gioco, e il bambino lo sa bene, ma quando, uscendo dal buio del bosco dirà "avevo un po' di fifa, ma per fortuna, poi, è arrivata la Golia e abbiamo ritrovato la pallina" il bambino avrà capito una delle cose che i cani sanno di noi e non ci dicono, perché vogliono che la scopriamo assieme.