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Autori: Silvia Conti
Data: 25 settembre 2007

La Svizzera, questa sconosciuta

Usi, costumi e tradizioni della Svizzera italiana visti da uno straniero

Nel 1997 sono arrivata qui in Ticino dalla vicina Italia, abitavo a Milano, ma ho abitato anche in altre città della penisola, da Modena a Terni a Bergamo e quindi ero avvezza a cambiare le mie abitudini di vita, ma il confine tra le nostre due nazioni segna certamente anche tante simpatiche differenze, talvolta macroscopiche. Si tratta di cose che non si troverebbero a qualsiasi latitudine italiana.

Ovviamente c'è la burocrazia svizzera diversa da quella italiana (per fortuna), ma non voglio parlare di questa, sarebbe troppo facile; voglio sottolineare, invece, le differenze che ho notato nella vita quotidiana, che fanno capire come una storia diversa abbia portato a comportamenti diversi nella popolazione.

Negli uffici pubblici rispondono al telefono. Appena arrivata avevo bisogno di andare in vari uffici, stipulare i contratti, luce, acqua, telefono, banca, cassa malattia, ecc. e quindi ero un po' preoccupata perché, secondo i miei standard italiani, avrei dovuto buttare via un sacco di tempo per fare la coda agli sportelli e invece, con mio grande stupore, ho scoperto che si può telefonare agli uffici pubblici e molte cose si possono sbrigare per posta. In Italia, invece, non stupitevi se i numeri di telefono degli uffici pubblici sono sempre o occupati o liberi ma senza nessuno che risponde e la posta poi non è che funzioni proprio molto bene.

Come è difficile fare il bucato. Quando sono arrivata abitavo in un condominio a Montagnola dove, per fare il bucato, dovevi sottostare a turni. Lo so che per uno svizzero questo è normalissimo, ma per un italiano no. Ebbene sì tutti gli italiani hanno una lavatrice in casa e la possono usare a loro piacimento. Comunque mi sono adattata e sono andata il venerdì pomeriggio, il giorno del mio turno, in lavanderia. Lì c'era una vecchia macchinetta dove bisognava introdurre dei Rappen per fare partire la lavatrice. Per fortuna che i vicini, in quel palazzo, erano tutti gentili e simpatici e così ho scoperto che i fantomatici Rappen di cui avevo bisogno erano, in realtà, le monetine da 20 centesimi. Ho passato un primo periodo in Svizzera tremendo, perché tutte le volte che qualcuno mi dava il resto in monetine da 20 centesimi le accantonavo per usare la lavatrice, finché un venerdì mi sono trovata senza nemmeno un ventino e quindi impossibilitata a lavare. Ho chiesto alla solita vicina se mi poteva cambiare un franchetto e lei mi ha spiegato che potevo andare in posta a prendere i ventini. Dicono tutti che io ho una faccia molto espressiva e devo avere guardato la vicina in modo molto interrogativo, perché in Italia non esiste proprio che si faccia moneta in posta. Comunque le ho dato ascolto e mi sono recata all'ufficio postale dove ho cercato di cambiare una banconota in ventini, e a quel punto mi sono sentita chiedere quanti rotolini volevo. Anche in quel caso penso di avere avuto un'aria da marziana, ma avevo finalmente capito tutti i misteri che stanno dietro l'eseguire una semplicissima operazione: fare il bucato in Svizzera.

Comprare l'auto. Anche questa è stata forse una delle prime cose che ho fatto appena arrivata in Svizzera e qui ho scoperto, ancora una volta, come le cose sono diverse. Ho deciso di acquistare una bella auto nuova fiammante e sono andata dal concessionario. Il giorno stabilito per il ritiro avevo con me una busta piena di soldi in contanti perché qui funziona così e non ci sono i cari vecchi assegni che hanno tutti gli italiani nel portafoglio.
La mia seconda auto svizzera, invece, l'ho pagata con un bollettino postale, anche questa roba da non credere.

Le automobili esposte dai concessionari. Anche di questo mi sono meravigliata. Qui in Svizzera, i concessionari hanno le automobili tutte esposte su un bel piazzale in modo tale che i clienti possano vederle in qualsiasi momento della giornata o della settimana, feste comprese. Il mio primo pensiero è stato: "ma qui non le rubano?" Se in Italia ci fossero piazzali pieni di auto nuove il giorno dopo sarebbero sicuramente deserti. Questo mi è sembrato molto bello, ma attenzione che appena lo scoprono i ladri della vicina penisola ...

A proposito di ladri me ne è successa un'altra divertente, ero a Grancia a fare la spesa e, terminati gli acquisti, sono salita in auto e la radio ha trasmesso una notizia, per me troppo divertente. Diceva circa così: "A Grancia al parcheggio dell'IKEA è stata rubata un'auto" di cui segnalavano i dettagli. Il mio primo pensiero è stato che ci sarebbe voluta un'intera stazione radiofonica a Milano che non faceva altro, dalla mattina alla sera, se non trasmettere le caratteristiche delle auto rubate nel capoluogo lombardo. Ma non è finita qui perché tornata in ufficio ho fatto presente la cosa ai miei colleghi e ho scoperto che il furto l'aveva subito il papà di Ivan, un mio ex collega, ... è proprio piccolo il Ticino.

Anche le gioiellerie di Via Nassa mi hanno meravigliato, sempre i gioielli esposti anche la sera e il fine settimana. In Italia, la sera, nelle vetrine delle gioiellerie c'è la più completa desolazione e le passeggiate serali non sono certo per scegliere cosa farsi regalare dal fidanzato o dal marito (da qualche tempo le cose sono cambiate anche qui, probabilmente i ladri d'oltre confine hanno capito come funzionano le cose in Svizzera e i gioiellieri quindi non lasciano più le vetrine così ingioiellate).

E infine un'altra grande differenza è l'attraversare la strada sulle strisce pedonali. Gli svizzeri veri quando vedono le strisce pedonali e hanno bisogno di attraversare la strada si sentono tranquilli e si buttano sulle zebre. Gli italiani, che ci siano o no le strisce, quando devono attraversare, guardano a destra e a sinistra e di nuovo a destra e poi ancora a sinistra e stanno molto attenti. Questa abitudine, devo dire, che lo trovo molto saggia perché ormai ci sono i pirati della strada anche qui, tutti quelli che arrivano dalla vicina penisola ovviamente, e che affollano le strade svizzere ormai non più così sicure come una volta.

La mia collega Michela mi ha anche fatto notare che un giorno sono rimasta scioccata dal fatto che l'ho vista pagare il parcheggio della sua auto in piazza Governo a Bellinzona disponendo il bigliettino dell'avvenuto pagamento sotto al tergicristallo e non all'interno dell'auto. In Italia dopo poco il bigliettino sarebbe finito sul cruscotto della vettura di un altro avventore e Michela avrebbe preso la multa (tanto per cambiare).