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Autori: Milko Del Bove
Data: 23 maggio 2007

Nel giugno 2007 si disputa a Valencia la fase finale della Coppa America, prestigioso trofeo velistico che nel 2003 è stato assegnato al team svizzero della barca Alinghi. Una buona occasione per scoprire le bellezze della città spagnola.

Valencia, a vele spiegate

Riparte la sfida: un piccolo Stato senza un solo metro di costa affronta le piú prestigiose marinerie del mondo per disputarsi il massimo trofeo della categoria, la Coppa America.

Fra aprile e giugno del 2007 si ripete in Svizzera un evento a dir poco singolare: il paese alpino per eccellenza, dominio di vette impervie e di verdi pascoli, di monti innevati e di ghiacciai perenni (si fa per dire) si trasforma per la seconda volta nella sua plurisecolare storia in culla di provetti velisti, e quella povera bestia triste e solitaria che vaga per i boschi sfuggendo alle schioppettate dell'immancabile scriteriato troverà finalmente la solidarietà di un intero popolo di lupi ... di mare!
Sarà forse un richiamo dell'inconscio collettivo confederato alle disavventure acquatiche di un alpigiano scampato al naufragio e divenuto eroe nazionale: fatto sta che, dimenticato anche il röstigraben, vedremo contadini svizzeri tedeschi tifare per un plurimiliardario manager romando dal cognome italiano capo di un'azienda farmaceutica di dimensioni internazionali che in una città spagnola guida un equipaggio di marinai di varia provenienza su una barca dal nome ... boh?

La città

Sede della prossima sfida sui mari è Valencia, sulla costa orientale della Spagna, terza città in ordine di grandezza (supera gli 800 mila abitanti) e capoluogo della comunità e della provincia omonime. Specchio della Spagna di questi anni, sta vivendo un momento di fervido rinnovamento grazie ad alcune iniziative di riassetto urbano di grande respiro. La piú evidente è la bonifica e il recupero ormai quasi ultimato dell'ampio letto in secca del fiume Turia, che fa da anello al centro storico: si tratta di un'area enorme, una striscia di terra larga alcune centinaia di metri e lunga alcuni chilometri, su cui sono sorti parchi, giardini, impianti sportivi (numerosi campi di calcio a disposizione di chiunque), il magnifico complesso museale chiamato Città delle arti e delle scienze , gioiello nato dal genio dell'architetto Santiago Calatrava dominato dalla linea fantascientifica del Teatro Reina Sofia, e il vicino Oceanogràfic, il maggior acquario d'Europa. Infine, il porto completamente rinnovato in concomitanza con le regate di Coppa America.

Il centro cittadino è caotico come quello di ogni altra metropoli, ma ciò non ostacola il turista che visita la città, anche perché i ritmi paiono meno frenetici rispetto a quelli che si avvertono altrove. Una storia millenaria ha sedimentato a Valencia testimonianze di epoche e culture diverse: dai romani che per primi vi fondarono una colonia agli iberi che la popolarono, dai germani che la occuparono agli arabi che ne fecero un centro importante agli spagnoli che la riconquistarono e che dal medioevo a oggi l'hanno arricchita di edifici e monumenti fino a renderla la grande città dei giorni nostri. Ce n'è per tutti i gusti, insomma. Compresi un aeroporto e un buon sistema di tasporti pubblici che consente di arrivare piú o meno ovunque in un tempo accettabile.

La cucina

Siamo anche ciò che mangiamo: due parole allora sulle specialità valenciane. La paella è il piatto locale per eccellenza; il suo nome è la forma in lingua valenciana del latino patella e indicava in origine il magico recipiente in cui gli ingredienti (carne di pollo e coniglio, verdure, riso eccetera) soffriggono fino a trasformarsi in quella dorata squisitezza che tutti conoscono, e se cosí non è, è un peccato. Quella della commistione in una pietanza unica di tanti ingredienti diversi sembra essere una caratteristica della cucina mediterranea e nordafricana, la cui presenza è ancora molto marcata in molte regioni della Spagna (ma anche ad esempio in Sicilia) e ha contribuito ad arricchire le tradizioni gastronomiche dell'Europa mediterranea con ricette insuperate; cosí che la variante piú comune della paella, ossia la fideua, in cui si sostituisce al riso spaghetti spezzati in corti bastoncini (i fideos) e che quindi rappresenta in qualche modo la sua versione europeizzata, non regge il confronto con l'originale.

C'è poi il pesce. Valencia è città costiera con un'industria navale e un porto di notevoli dimensioni, quindi non è difficile trovare ristoranti che propongono ottimi menu di pesce, soprattutto nella zona del porto, compresa la variante marinara della paella, anche questa tipica del posto. E c'è il vino, sempre piú diffuso e apprezzato in tutta Europa, di cui la regione agricola valenciana è grande produttrice.

Se di autoctono è rimasto ben poco, di una cosa però si può dire che sia propria di Valencia: la horchada (nulla a che vedere con il gergo marinaresco, pare), una bevanda rinfrescante a base di acqua zucchero e chufa (Cyperus Sculentus, un tubero; dalle nostre parti lo si chiamerebbe dolcichino, se mai qualcuno avesse necessità di saperlo). Si vende nei carretti agli angoli delle strade o nelle horchaterías e in estate è un ottimo rimedio contro il caldo. È delizioso, provare per credere.

La coincidenza di grandi eventi, soprattutto se mediatizzati, non aiuta il turista ad apprezzare al meglio il luogo che sta visitando, a causa dell'inevitabile caos che li accompagna, della folla che si accalca e dei prezzi che salgono. Questo di Valencia e delle regate dell'America's cup è però un caso a parte, poiché nessuno può dire se e quando si ripresenterà l'occasione di assistere a un tale evento a (relativamente) pochi chilometri dal Ticino, e in qualità di padroni di casa. Turisti velisti avvisati: tutti in barca, la prua verso Valencia, e remare!

Glossario velistico per principianti

  • babordo: lato sinistro della barca; dall'olandese bak boord (dietro il bordo), termine che designava il lato dietro la schiena del timoniere, quando nel medioevo, sulle barche del Nordeuropa, le barche avevano il timone non in posizione centrale ma spostato sul lato destro e di conseguenza il timoniere manovrava voltando la schiena al lato sinistro; contario: tribordo, da styribord, il bordo del timone, ossia il lato destro (la dritta)
  • bolina: da bowline, cavo per manovrare le vele; l'espressione navigare di bolina significa risalire il vento attraversandolo con il minor angolo possibile
  • boma: antenna orizzontale mobile fissata all'albero e all'orlo inferiore della randa, che ruota secondo la direzione del vento
  • gennaker: vela triangolare aggiuntiva di dimensioni intermedie fra lo spinnaker (la vela piú grande) e il genoa, da cui il nome; sostituisce il fiocco
  • orzare: manovrare la barca in modo da portare la prua nella direzione da cui proviene il vento; contrario: poggiare, allontanare la prua dalla direzione del vento
  • poppa: dal gr. epôpê, luogo da cui si ha un'ampia visuale, ovvero la parte posteriore della barca; il comando delle navi si trova in genere sul ponte di poppa
  • prua: piú propriamente prora, l'estremità anteriore della barca
  • randa: la vela principale, posteriore, fissata al boma; la vela anteriore è detta fiocco
  • skipper: da ship, colui che dirige le manovre sulla barca a vela
  • spinnaker: grande vela triangolare che sporge dallo scafo e prende il vento di poppa; sostituisce il fiocco; è fissato a un'apposita antenna orizzontale supplementare, il tangone, verso la prua
  • strambata: o virata di poppa, manovra per cui si passa a prendere il vento da un lato della barca a quello opposto; in termini marinareschi: si cambiano le mure alla randa con la poppa che attraversa il fil di ruota con andatura da lasco a lasco. Chiaro, no?
    La strambata effettuata invece sul tangone - quella che consente di spostare lo spinnaker da un lato all'altro - è una fra le piú spettacolari di una regata velistica.

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