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Autori: Massimo Baggi
Autori: Sabrina Caneva
Data: 22 settembre 2010

Dopo la nomina di Bernardino Regazzoni ad ambasciatore a Roma nel 2009, il 2010 consacra a console generale di Svizzera a Milano il ticinese Massimo Baggi

Vita da console tra l'Italia e la Svizzera

David Vogelsanger passa la direzione del consolato generale di Svizzera a Milano a un giovane ticinese: si tratta di Massimo Baggi, dottore in economia e diplomatico, e ultimo direttore della divisione Asia e Oceania della SECO (Segreteria di Stato dell'economia) a Berna

Signor console, il 6 settembre 2010 ha assunto definitivamente la carica presso il Consolato generale di Svizzera a Milano.
Come ci si sente a ricevere l'eredità di uno stimato console (in particolare nella Svizzera Italiana) quale lo è stato David Vogelsanger?

Sicuramente l'eredità lasciatami dal console uscente, David Vogelsanger, mi dà la certezza di potere costruire su qualcosa di solido. In particolare continuerò a coltivare e a consolidare i rapporti tra il Ticino e l'Italia, poiché la posizione della Svizzera Italiana è strategica e pertanto rappresenterà una delle priorità durante il mio mandato.

Più di 24'000 svizzeri vivono nelle cinque regioni di sua competenza, l'Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, il Trentino Alto Adige e il Veneto. Quali sono le principali esigenze di un cittadino svizzero nella penisola italiana cui dovrà rispondere in qualità di console?

Gli svizzeri residenti in Italia, della cui competenza è responsabile il consolato generale di Svizzera a Milano, saranno più di trentamila da febbraio 2011 in seguito alla decisione del Consiglio federale di chiudere la sede consolare di Genova. Valle d'Aosta, Liguria e Piemonte si aggiungeranno così alle cinque regioni già di competenza del consolato a Milano.
I servizi offerti ai cittadini svizzeri sono molti e variegati; in pratica gestiamo cinque aree di attività che includono la registrazione dello stato civile (nascite, decessi, divorzi...per un totale di ca. 930 casi seguiti nel 2009), le naturalizzazioni (64 lo scorso anno), i documenti di identità (più di 1800 passaporti all'anno e un migliaio di carte di identità), i servizi di assistenza, inclusa quella a domicilio di cui beneficiano soprattutto le persone anziane e infine tutto ciò che concerne la protezione consolare in caso di arresto, rimpatrio, visite in carcere, .... Va sottolineato che a Milano è ospitato uno dei tre più grandi consolati di Svizzera all'estero; in questa sede vengono in particolare curate la promozione e la cooperazione economica transfrontaliera, prevalentemente tra il Cantone Ticino, il Grigioni e il Vallese con la vicina penisola. Durante questo mio primo mandato cercherò di rafforzare le attività economiche tra Svizzera e Italia, di trattare tematiche più di nicchia su questioni concernenti i trasporti e la comunicazione tra le due nazioni, senza tralasciare lo sviluppo del dibattito su alcune peculiarità della Svizzera, quale il Federalismo, sul quale l'Italia porta un interesse particolare.

Dalla creazione del consolato a Milano nel 1798 diversi eventi storici, tra cui le due Grandi Guerre, hanno segnato l'attività consolare svizzera nella penisola. Lei come definirebbe questo momento storico in cui inizia la sua missione?

La particolarità di questo momento e del mio mandato, se così si può definire, sarà probabilmente marcato dallo sviluppo dell'Expo universale di Milano che avrà luogo nel 2015. È un progetto molto importante per la Svizzera perché ha la possibilità di presentarsi in tutte le sue componenti politiche, economiche e culturali a uno dei suoi partner più importanti, cioè l'Italia. L'Expo rappresenta un'occasione unica, metaforicamente si potrebbe dire che è come una potente locomotiva lanciata nella direzione giusta, i cui vagoni vanno trainati a diversa velocità per raggiungere le differenti stazioni lungo il tragitto. Con questa esposizione la Svizzera può sicuramente riconfermare i propri legami strategici in Italia e lanciare nuove iniziative. In questi quattro anni di preparazione il mio obiettivo sarà di portare a Milano una Svizzera unita con rappresentanti federali e cantonali, aziende, associazioni, enti, ...capaci di collaborare per questo comune progetto di promozione e di cooperazione.

Prima di accettare l'incarico di console ha lavorato per diverse ambasciate e da ultimo ha diretto la Sezione Asia e Oceania della Segreteria di Stato dell'economia a Berna. Che cosa si aspetta da questa nuova sfida professionale?

Alla SECO (Segreteria di Stato dell'Economia) ho sicuramente arricchito la mia esperienza professionale e personale soprattutto in ambito economico. Il mio è un lavoro che obbliga a vivere "da nomade", per cui sono abituato ai cambiamenti, che ci tengo a sottolineare, offrono comunque diversi vantaggi. Per la prima volta sono stato chiamato a dirigere una sede all'estero fra le più diversificate della Svizzera in quanto la penisola italiana è particolarmente ricca di privilegi e di opportunità di sviluppo.

Il suo curriculum l'ha portata a vivere in città affascinanti e complesse come Mosca, Delhi, Nuova York e Londra. Che effetto le fa girare fra le strade di Milano?

Ho avuto la fortuna di vivere appieno le sfaccettature di alcune delle città e metropoli più affascinanti e complesse del mondo, eppure vivere a Milano è un'esperienza nuova. Per la prima volta mi è data la possibilità di lavorare nella mia lingua materna, il che mi regala un sentimento di familiarità che in città come Mosca e Delhi non ho sentito. D'altra parte, Milano non è molto diversa dalle dinamiche che si possono trovare per esempio a Mosca; è una città fortemente dinamica, scandita giornalmente dal susseguirsi di attività disparate, inviti, convegni e mostre. La vita milanese in questo senso dimostra una certa continuità con queste grandi città.

Le sue radici e la sua cultura affondano nel territorio del Cantone Ticino, ma gran parte della sua vita si è svolta altrove. Eppure un trascorso professionale nella Svizzera Italiana l'ha avuto, proprio nell'Amministrazione cantonale. Come ricorda questo periodo?

Dopo gli studi in economia a Zurigo, ho in un primo tempo seguito il mio professore a Losanna per proseguire la ricerca nel mio campo, finché mi è stata offerta la possibilità di rientrare in Ticino per lavoro. Per un po' di tempo ho così lavorato presso l'Istituto di ricerche economiche (IRE) a Bellinzona, oggi integrato nell'Università della Svizzera Italiana (USI). Per me è stata un'opportunità per riscoprire il mio cantone di origine, in particolare dal punto di vista economico nei suoi rapporti di apertura globale. La mia esperienza professionale all'IRE mi ha aiutato a maturare l'idea di partecipare al concorso diplomatico a Berna e da questa idea iniziale è poi nata la mia attuale professione.

In conclusione, con quale messaggio si sente di inaugurare la sua missione diplomatica in Italia?

Il mio messaggio per il Ticino è di continuare a sviluppare la cooperazione tra il consolato e le diverse istituzioni pubbliche e private per potenziare al meglio il partenariato strategico tra il Cantone e l'Italia.