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Autori: Juanito Ambrosini
Autori: Fabrizio Rossini
Autori: Sandra Rossi
Data: 23 giugno 2009

Intervista di Sandra Rossi a Juanito Ambrosini e Fabrizio Rossini

Al servizio degli altri... la parola a due nostri colleghi del Soccorso Alpino Svizzero

Con Juanito Ambrosini e Fabrizio Rossini, entrambi volontari di lunga data, con esperienze e percorsi diversi, cerchiamo di conoscere meglio questa associazione.

Iniziamo con Juanito Ambrosini.

Il Soccorso Alpino Svizzero in breve ...

Nel 1863 venne fondato il Club Alpino Svizzero (CAS) e, quasi subito, fu creato un gruppo con il compito di soccorrere i membri dell'associazione infortunati o dispersi in montagna. Ben presto si decise di allargare questo servizio a tutte le persone, soci o no del CAS, in difficoltà. Soccorso Alpino e CAS sono stati un tutt'uno sino alla fine del 2005; dall'inizio del 2006 gli interventi operativi sono passati sotto il controllo e il coordinamento della Rega. Il legame con il CAS resta però molto forte perché il CAS continua a fornire al Soccorso Alpino un elemento essenziale: i volontari - circa 300 in Ticino -, senza i quali nulla sarebbe possibile.
Il futuro del Soccorso Alpino lo si sta decidendo in questi mesi. Dopo un anno di discussioni e di preparazione, una proposta di ristrutturazione è stata messa in consultazione. All'inizio del 2010 dovrebbe nascere una nuova associazione, il cui nome potrebbe essere SATI (Soccorso Alpino Ticino).

Quali sono i suoi compiti di vice-capo Zona 9 (Ticino e Moesano) e di capo Soccorso Alpino CAS Locarno?

La zona 9 è suddivisa in 7 Stazioni di Soccorso: Airolo, Olivone, Biasca, Bellinzona, San Bernardino, Locarno e Lugano. Come vice-capo Zona 9 sono attualmente molto impegnato nella riorganizzazione completa del servizio, si tratta soprattutto di presentare le proposte ai vari organi e raccogliere opinioni e suggerimenti.
Come capo Soccorso Alpino CAS Locarno sono responsabile della parte operativa, della gestione finanziara, di quella amministrativa e dell'istruzione.
Quando scatta l'allarme, lanciato dalla centrale della Rega a Zurigo, dalla polizia cantonale o dal 144, si tratta di organizzare velocemente le ricerche di persone disperse o il recupero, via terra o via aria, di individui in difficoltà. Essendo uno dei quattro Soccorritori Specialista Elicottero (SSE, in Ticino siamo in dieci) della Zona 9 molto spesso partecipo ai salvataggi.
Per i soci della Rega, fondazione senza scopo di lucro, gli interventi sono gratuiti. Essere socio significa pagare una tassa annuale di 30 franchi per una persona singola e di 70 per una famiglia.
Per i non soci la Rega procede alla fatturazione del nostro intervento. Per ogni volontario e per ogni ora di intervento terrestre vengono fatturati 110 franchi; 70 franchi vanno al Soccorso Alpino CAS e servono a coprire le spese di formazione, 40 franchi vanno al volontario quale indennità a copertura dei costi. Se, per esempio, la ricerca di un disperso ha impegnato cinque uomini per tre ore la fattura ammonterà a 1800 franchi così suddivisi: 1050 al CAS e 120 a testa per i cinque volontari. Per chi vive in Svizzera questi costi, di solito, vengono assunti dalla cassa malati o dall'assicurazione privata.
Dopo ogni intervento deve essere stilato un rapporto, uno dei miei compiti è quello di controllarli tutti, anche quelli delle altre Stazioni della zona 9.
L'istruzione dei volontari varia a seconda della loro funzione. Alla base abbiamo i conoscitori del territorio che partecipano alla ricerca; al secondo livello si trovano i soccorritori con una formazione di base sanitaria e tecnica, essi formano il gruppo di primo intervento; poi ci sono i volontari abilitati a intervenire in tutte le situazioni eccetto quelle che richiedono l'uso dell'elicottero; al quarto livello troviamo coloro che si occupano dell'elisoccorso.

Com'è stato il 2008 per il Soccorso Alpino CAS Locarno?

La Stazione di Locarno copre una zona molto vasta: Centovalli, Onsernone, Verzasca, Vallemaggia e Gambarogno, circa un quinto del territorio cantonale, ed è una delle più attive a livello svizzero. Nel 2008 i nostri 90 volontari hanno effettuato più di 100 interventi (compresi i recuperi di animali in difficoltà), quasi tutti durante il fine settimana, l'80% delle persone soccorse era di origine confederata.
Nel nostro comprensorio si possono praticare quasi tutte le attività del tempo libero: escursioni, arrampicata, boulder, alpinismo, sci escursionismo, nuoto, tuffi, canyoning ... Oltre a essere allenati e possedere l'equipaggiamento adatto, occorre anche conoscere il territorio, le insidie e i pericoli che nasconde. Parecchi turisti si fidano troppo delle loro capacità, non ascoltano il loro corpo né i consigli degli indigeni, che sanno interpretare i cambiamenti atmosferici e sanno quando diventa rischioso sfidare gli elementi naturali; in alcuni casi bisogna saper rinunciare per non andare incontro a brutte sorprese.
E qui bisognerebbe aprire un nuovo discorso, quello della prevenzione, e chiederci che cosa si potrebbe fare per sensibilizzare coloro che affrontano impreparati le nostre montagne e i nostri fiumi.

Quali gli interventi, diciamo, particolari?

Nel luglio scorso siamo stati chiamati verso le dieci di sera: un bambino confederato di una decina d'anni era fuggito da un campeggio in Vallemaggia. Siamo riusciti a localizzarlo abbastanza in fretta e lo abbiamo riportato agli educatori. Poche ore dopo, attorno alle cinque del mattino, nuovo allarme: lo stesso bambino si era nuovamente dato alla fuga, per ritrovarlo sano e salvo questa volta abbiamo impiegato circa due ore e mezzo.
Sempre in luglio abbiamo dovuto soccorrere un bagnante che si era tuffato dal ponte di Lavertezzo ma, invece di cadere in acqua, è atterrato sulle rocce.
In estate abbiamo effettuato anche un intervento transfrontaliero a cavallo delle valli Maggia e Formazza. Con i colleghi italiani della decima delegazione Val d'Ossola del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico), composta da professionisti della guardia di finanza e da volontari, abbiamo collaborato alla ricerca di un escursionista che, partito da Bosco Gurin, si era perso e, invece di rientrare nel villaggio Walser, era sconfinanto in Italia.
L'ottobre 2008 penso sarà ricordato a lungo per un insolito boom. L'arrivo precoce della neve ha colto di sorpresa alcuni allevatori che non avevano ancora portato in piano gli animali da reddito. Siamo intervenuti in diversi punti delle valli locarnesi per portare in salvo capre e pecore.

E per chi ama la montagna ...

Fabrizio Rossini, come mai si è avvicinato al Soccorso Alpino Svizzero?

Sono un amante della montagna e della vita all'aria aperta; già da ragazzo ho iniziato a percorrere in lungo e in largo i sentieri sopra Monte Carasso e a esplorare la zona cha va da Gudo a Gorduno. Mi sono iscritto tanti anni fa al Club Alpino Svizzero (CAS), Sezione Bellinzona e Valli, per avere la possibilità di conoscere altre zone del nostro cantone e di condividere le esperienze con altri appassionati della montagna. Entrando nel CAS si viene automaticamente a contatto con il Soccorso Alpino che, come la maggior parte delle associazioni, è sempre alla ricerca di nuove forze. Mi sono annunciato quasi subito e mi sono messo a disposizione per interventi nella zona che meglio conosco, la sponda destra bellinzonese del Ticino, e per i quali non si dovevano staccare i piedi da terra.

Quando viene richiesto l'intervento dei gruppi di ricerca?

Nella maggior parte dei casi sono i famigliari, preoccupati per il mancato rientro al domicilio di un loro congiunto, ad avvertire la polizia che richiede il nostro aiuto. Può trattarsi dell'escursionista solitario o del "fungiatt" che si è perso o infortunato sulle nostre montagne, di un gruppo che non ha calcolato bene i tempi e viene sorpreso dal calar della sera, di qualcuno che è rimasto sotto una valanga ...
Ogni tanto arrivano anche falsi allarmi, il più classico: i vicini, che non vedono da alcuni giorni i proprietari della residenza secondaria, ancora con le imposte aperte, si preoccupano e ci avvertono; da un controllo veloce si scopre però che i vacanzieri sono tranquillamente rientrati al loro domicilio oltre Gottardo.
Da alcuni anni veniamo chiamati anche per interventi in piano, soprattutto quando anziani si smarriscono.

Alcuni salvataggi le saranno sicuramente restati impressi nella memoria.

Si era alla fine di ottobre o all'inizio di novembre di alcuni anni fa quando è scattato l'allarme: una persona risultava dispersa in Valle Morobbia. La zona di ricerca era molto vasta e entro sera non siamo riusciti a localizzare l'uomo. Il giorno seguente abbiamo ripreso le perlustrazioni e abbiamo avuto veramente fortuna perché l'abbiamo trovato per puro caso, nascosto sotto le foglie, impossibilitato a manifestarsi non potendo né parlare né muoversi, ma ancora in condizioni abbastanza discrete malgrado la notte passata all'addiaccio.
In parecchie occasioni invece abbiamo ritrovato i corpi senza vita, una caduta si era rivelata letale oppure un infarto aveva provocato una morte istantanea.
Durante le ricerche alle quali ho partecipato è capitato solo una volta di non ritrovare né vivo né morto uno scomparso. Una decina di anni fa i proprietari di un albergo del Bellinzonese hanno denunciato alla polizia il mancato rientro di un loro cliente svizzero tedesco, partito di buon mattino per una gita nella regione del Monte Laura. La polizia ha immediatamente avvertito il Soccorso alpino Bellinzona e Valli, il cui responsabile, Sebastiano Guidotti, ha organizzato e coordinato le ricerche. Visto che bisognava battere a tappeto una superficie molto ampia e per di più impervia è stato chiesto l'appoggio delle altre sezioni. Dopo quattro o cinque giorni di ricerche infruttuose abbiamo dovuto desistere; questa è la situazione peggiore per i parenti che, non potendo dare degna sepoltura al loro caro, faticano molto di più a elaborare il loro lutto. In tutti questi anni ho sempre sperato che un "fungiatt" o un cacciatore potesse ritrovare i resti o alcuni oggetti dello scomparso, finora però inutilmente.

Sappiamo che, da meno tempo ma con grande entusiasmo, si dedica a un altro tipo di volontariato, vero?

In occasione dei campionati del mondo di sci a San Moritz ho saputo che, per garantire la riuscita dell'evento, gli organizzatori potevano contare su un gran numero di volontari, addetti ai più svariati compiti. Mi sono informato: ci si poteva già iscrivere per i mondiali di Bormio e si poteva scegliere tra mansioni all'interno e all'esterno, d'impulso mi sono annunciato. Nel 2005 la prima esperienza, talmente positiva che da allora le mie vacanze sono scandite dagli appuntamenti sportivi. Nel 2006 sono stato lisciatore sulle piste di San Sicario e del Sestrière, durante le Olimpiadi di Torino. I lisciatori aiutano nella preparazione dei tracciati e, durante le gare, una decina di secondi dopo il passaggio del concorrente, per non essere ripresi dalle telecamere, sono incaricati di rimettere velocemente in sesto (30 secondi al massimo) la pista. L'anno seguente sono stato ai mondiali di sci di Are in Svezia; nel 2008 sono ritornato a Bormio per le gare finali di coppa del mondo; quest'anno l'ho iniziato ai mondiali di Val d'Isère.
Passare molto tempo all'aria aperta insieme agli altri volontari, in un ambiente cosmopolita, fa bene al corpo e allo spirito e ... mantiene giovani.
L'anno scorso sono stato operativo anche a Jesolo per i mondiali universitari juniores di pallamano.
I miei prossimi appuntamenti certi: giugno-luglio, giochi del Mediterraneo; fine luglio mondiali di nuoto a Roma; fine ottobre maratona di Venezia.
Mi sono già annunciato per le Olimpiadi invernali del 2010 a Vancouver, ma sarà difficile, danno la preferenza ai volontari di madrelingua inglese; avrò forse più fortuna per i mondiali di sci nordico in Norvegia.

Per chi volesse saperne di più ...

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