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Autori: Riccardo Calastri
Autori: Emanuela Diotto
Autori: Norman Gobbi
Data: 11 maggio 2009

Norman Gobbi passa il testimone a Riccardo Calastri

Annuale avvicendamento alla presidenza del Parlamento ticinese

Norman Gobbi, l'11 maggio 2009 si conclude il suo anno come Primo Cittadino ticinese. Quali sono state le sue maggiori sfide in qualità di Presidente del Gran Consiglio?
Sono state 53 settimane intense, durante le quali - accanto a gestire il Parlamento nelle sue sedute plenarie - ho avuto il piacere di incontrare numerose realtà associative e professionali, portando loro il saluto del Legislativo cantonale e la riconoscenza per quanto fanno in favore dell'intera comunità. Accanto a questi compiti istituzionali, le maggiori sfide sono state quelle di ribadire il ruolo centrale del Parlamento, che - a fronte di un Governo e un'Amministrazione di professionisti - è di milizia e richiede impegno e responsabilità ancora maggiore da chi è chiamato dal Popolo a rappresentarlo.

Cosa ha significato per lei essere il Presidente del Gran Consiglio ticinese più giovane della storia?
Sicuramente un onore e un piacere, perché in questi 10 anni di mandato in Gran Consiglio ho cercato di dimostrare come l'essere leghista sia un'opportunità. Fossi stato eletto in un partito storico, certamente questa chance non l'avrei mai avuta. Da sempre la Lega conta nelle sue file il deputato più giovane, ruolo che fu mio in ben due Legislature (1999-2003, 2003-2007). Un riconoscimento importante che ha premiato il mio operato quale deputato dal 1999 e ha dato onore alla regione da cui provengo, che da circa 80 anni non aveva più un Primo Cittadino cantonale (l'ultimo fu il già Consigliere Federale Enrico Celio negli Anni Venti).

Ha qualche suggerimento da dare al collega che la succede?
Quello di rimanere fermo nelle proprie decisioni, soprattutto quando si gestiscono le discussioni in Gran Consiglio. Come ho già avuto l'opportunità di dire, il Presidente del Parlamento è come un direttore d'orchestra che deve far suonare assieme primedonne, tromboni e violini.

Riccardo Calastri, inizia il suo anno in veste di Presidente del Gran Consiglio. Cosa si aspetta da questa esperienza?
Sono onorato di poter rivestire per dodici mesi il ruolo di Primo cittadino del nostro Cantone e, come ho sempre fatto in politica, affronterò questa nuova sfida con impegno, entusiasmo e spirito di servizio. L'esperienza che sto vivendo rappresenta un tassello che resterà indimenticabile nella mia carriera politica e segnerà un'ulteriore mia crescita personale. Mi sforzerò di far funzionare al meglio il Parlamento, di facilitare i rapporti con il Consiglio di Stato e di avvicinare le Istituzioni ai cittadini. Penso di essere una persona alla mano e disponibile, e cercherò di rimanere me stesso anche in questa funzione, che richiede una condotta imparziale ed equidistante.

Apporterà delle modifiche nella gestione delle sedute del Parlamento?
Le discussioni parlamentari presentano spesso degli squilibri. Molte ore di dibattito vengono dedicate a temi di importanza secondaria e sui quali vi è ampio consenso. Altre volte temi importanti vengono invece affrontati di corsa a fine seduta.
Troppo spesso chi interviene nel plenum non lo fa per influenzarne le decisioni ma per apparire sui media.
Troppo spesso dobbiamo ascoltare interventi ripetitivi e quindi inutili.
Dobbiamo sforzarci di lavorare in modo più disciplinato e responsabile. Nel caso contrario, non sarà possibile evitare di introdurre dei correttivi e delle limitazioni per regolare il funzionamento del Gran Consiglio.
In questo senso, mi appellerò al senso di responsabilità di tutti i parlamentari: se desideriamo che i cittadini riacquistino fiducia nelle Istituzioni, dobbiamo dimostrare loro che operiamo con serietà, con impegno e che non siamo qui a perdere tempo.

Quali saranno le sue priorità in qualità di Presidente del Legislativo ticinese?
Vorrei portare a termine questo anno e, guardandomi indietro, poter affermare soddisfatto che "abbiamo lavorato con credibilità e rispetto". La politica non vale nulla se non è credibile e un buon lavoro è tale solo se vi è rispetto. Rispetto per le Istituzioni, rispetto per gli altri, rispetto per questa società, confrontata con un individualismo che prende sempre più spazio. Dobbiamo tornare a mettere il cittadino al centro delle nostre preoccupazioni, combattere le ingiustizie sociali, impedire che in uno dei paesi più ricchi al mondo vi siano persone escluse: tutti hanno bisogno di un tetto e di un lavoro, ma soprattutto di vivere con dignità.