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Autori: Deborah Demeter
Data: 11 gennaio 2011

Il diritto di esprimersi e di essere ascoltati

Ascoltiamo i bambini

Lo scorso mese di novembre si è tenuto a Bienne il Seminario biennale della Commissione Federale per l'Infanzia e la Gioventù. I quasi 200 partecipanti hanno potuto approfondire e discutere il tema del diritto all'ascolto da parte di bambini e giovani. Diritto che sembra scontato, ma che viene messo in pratica troppo poco.

Si tratta dell'articolo 12 della Convenzione dei diritti del bambino che dice: "Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità. A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale".

Di fatto in diverse leggi - dopo la ratifica della Convenzione - è stato introdotto esplicitamente il diritto di bambini e giovani di essere ascoltati, in particolare nelle seguenti procedure: divorzio, protezione dell'infanzia e convenzione dell'Aia sul rapimento dei minori. In altri ambiti invece c'è ancora parecchio da fare, ad esempio nei settori dell'asilo, degli stranieri e della scuola. Inoltre nella pratica anche le disposizioni vigenti spesso sono rispettate appieno solo a titolo eccezionale da Tribunali e Autorità. Secondo uno studio del Programma nazionale di ricerca 52 (2002), solo un bambino su dieci è sentito dai Tribunali nelle cause di divorzio.

Al seminario il tema è stato trattato nei suoi diversi aspetti con modalità svariate. Per introdurre l'argomento si è mostrato un video nel quale alcuni bambini e giovani ticinesi e della Svizzera interna raccontano come vengono ascoltati e da chi vorrebbero venir ascoltati maggiormente.

Ci sono poi stati gli interventi di specialisti provenienti dal mondo della politica (la Presidente del Consiglio Nazionale Pascale Bruderer Wyss), della giurisprudenza (Jean Zermatten, del Comitato dell'ONU per i diritti del fanciullo; Michelle Cottier, docente all'Università di Basilea) e della psicologia (Heidi Simoni e Maria Teresa Diez, dell'istituto Marie-Meierhofer per il bambino di Zurigo).

In due momenti distinti i partecipanti si sono invece suddivisi in gruppi d'interesse per poter approfondire un tema a scelta, tra cui: procedure di divorzio, protezione dei minori, l'ascolto a scuola. Uno di questi momenti è stato gestito dalla ticinese Maria Silva Ceppi del Centro Coppia e Famiglia di Mendrisio, che ha discusso assieme a una ventina di partecipanti di procedure e tecniche di ascolto del bambino all'interno della famiglia. Perché anche se i bambini vengono sempre più "sentiti" durante una procedura di divorzio, non è facile farlo in modo che il bambino si senta veramente libero di dire quello che pensa, senza sentirsi forzato o in colpa per dire qualcosa che va contro quello che dice la mamma o il papà. È necessario che le persone che si occupano di questo abbiano seguito una formazione specifica, affinché l'ascolto per il bambino possa essere un momento speciale e spesso liberatorio e non il contrario. È anche importante che il bambino capisca che non sarà lui a decidere e questo molte volte gli permette di essere più sincero.

Inoltre quest'anno a Bienne si è voluto dare ampio spazio alla discussione e alla partecipazione ai numerosi iscritti, in fondo tutti specialisti del lavoro in ambito giovanile. Così, tramite una nuova tecnica di discussione (RONDO) a gruppi di 6-8 persone i partecipanti hanno cercato di trovare delle risposte alle seguenti domande:

1. Quali misure sono necessarie a livello istituzionale, sociale e politico affinché bambini e giovani siano informati riguardo a questioni che li riguardano, possano dire la loro e che si tenga effettivamente conto della loro opinione nella presa di decisione?

2. Come e in che direzione devono evolvere le istituzioni e gli attori in questione (famiglia, accoglienza extra-famigliare, scuola, territorio, ecc.) per migliorare l'ascolto e la presa in considerazione dell'opinione dei giovani?

3. Quali condizioni quadro devono cambiare a livello istituzionale per migliorare la posizione dei giovani?

4. Quando e come i bambini e i giovani devono essere informati e ascoltati assolutamente?


La maggior parte delle proposte fatte ai quesiti uno e due toccano la scuola, l'extra-scolastico, i genitori, il Legislativo ai tre livelli e l'Esecutivo a livello comunale e cantonale. Mentre alla domanda tre è stato risposto che sono necessarie maggiori competenze (quindi formazione), controlli di qualità e risorse. Le risposte alla domanda quattro riguardavano soprattutto le istituzioni e le procedure, in particolar modo per quel che riguarda il setting dell'ascolto e i feedback e le informazioni dati successivamente ai bambini.

Delle proposte più concrete e degli spunti sul tema, tratti dai partecipanti e dai vari specialisti presenti a Bienne, verranno raccolti nel rapporto che verrà pubblicato il prossimo mese di settembre. E poi i vari ambiti della società dovranno mettersi al lavoro affinché i bambini e i giovani vengano davvero ascoltati.