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Autori: Rudolf Stockar
Data: 22 novembre 2006

Campagna paleontologica del Museo cantonale di storia naturale

Cassina (Monte San Giorgio) 2006

Cinque settimane sul San Giorgio

Tanto è durata la prima campagna paleontologica condotta direttamente dal Museo cantonale di storia naturale sulla montagna patrimonio dell'UNESCO. I lavori sono iniziati l'11 settembre e si sono conclusi sabato 14 ottobre, quando martelli e scalpelli sono stati ordinatamente riposti nelle cassette. Lo scavo è stato provvisoriamente coperto. Il luogo, che nelle settimane precedenti, durante trenta giorni di lavoro, era animato dalle voci dei paleontologi e dal suono dei loro martelli, è stato così restituito al silenzio. Sono rimasti il vento, che tra le foglie porta già a Cassina la voce dell'inverno, e le ghiandaie che ci hanno tenuto compagnia. Osservandolo così, mentre mi caricavo in spalla lo zaino per scendere l'ultima volta verso Serpiano, sapevo che presto il luogo mi sarebbe mancato. Non mi sbagliavo.

Cassina?

Cassina si trova a 900 metri di quota, sul versante meridionale del San Giorgio. La piccola chiesa di Sant'Uberto e il rifugio della società Adenofora sono le uniche costruzioni che discretamente si inseriscono in una bella e ampia radura. La valletta adiacente porta ancora le cicatrici dei precedenti scavi paleontologici eseguiti dall'Università di Zurigo nel 1933 e tra il 1971 e il 1975. Ben poco resta però da vedere. La vegetazione del San Giorgio rimargina presto le ferite.

Le ragioni di una scelta

La peculiarità del Monte San Giorgio e la ragione della sua iscrizione a patrimonio UNESCO risiedono nella serie di strati rocciosi risalente al Triassico medio (245-230 milioni di anni fa), formatisi in ambiente marino. Racchiudono fossili di vertebrati, invertebrati e piante, tutti splendidamente conservati. Questa successione di rocce contiene in particolare cinque livelli ricchi di fossili: la "Zona limite bituminosa" (o "Formazione di Besano"), i livelli "Cava inferiore", "Cava superiore", "Cassina" e la cosiddetta "Kalkschieferzone".

Dal 1994 al 2004, il Museo affidò mandati di studio alle Università di Zurigo e di Milano, che condussero scavi nei livelli di "Cava inferiore" e "Cava superiore" (Località Acqua del Ghiffo, UNI ZH) e nella "Kalkschieferzone" (Val Mara, UNI MI). In base alla vigente legislazione, secondo cui i reperti fossili appartengono al Cantone e la loro tutela è affidata al Museo, i ritrovamenti sono conservati dal nostro istituto.

Il livello "Cassina" si trova in posizione compresa tra questi livelli già studiati. È infatti più giovane di quelli presenti ad Acqua del Ghiffo, ma più vecchio rispetto a quelli studiati in Val Mara. Questa successione di strati, spessa in totale solo 2.5 m, ha fornito in passato numerosi fossili di pesci e rettili. Nonostante ciò, nessun reperto faceva sinora parte del patrimonio del Cantone. La scelta di Cassina permette pertanto da un lato di inserire una tessera mancante nel mosaico evolutivo degli organismi del Monte San Giorgio e dall'altro di dotare il Cantone di nuovo materiale fossile di inestimabile valore scientifico ed espositivo.

Un laboratorio all'aperto

Allo scavo di Cassina ha attivamente partecipato una ventina di persone, costituendo teams di 6 persone in media, a rotazione settimanale. Personale del Museo, studenti dell'Università di Bonn (il principale partner scientifico del nostro istituto), tecnici preparatori svizzeri e italiani, volontari svizzero-tedeschi, ticinesi e italiani. Questo ha fatto sì che la superficie di circa 30 metri quadrati divenisse presto luogo di scambio di esperienze e di crescita professionale per tutti, in un'atmosfera di esemplare collaborazione, in cui il dialetto del Mendrisiotto si fondeva allo svizzero tedesco e al bergamasco.

Saurichthys e gli altri

Letteralmente il "pesce simile al sauro", Saurichthys (vedi immagine 7) è di fatto l'emblema dei ritrovamenti di quest'anno. Lungo circa un metro, slanciato come un barracuda o un luccio, è uno dei predatori più temuti dell'antica laguna marina che, 235 milioni di anni fa, diede i natali a queste rocce. Nella nostra rete ne sono caduti ben 27 esemplari, di diverse dimensioni, da 5 cm a 70 cm. Oltre ad essi, abbiamo trovato una decina di altri pesci che in parte costituivano la loro dieta.
Alcuni denti striati e poche ossa disarticolate ci ricordano invece che la laguna era popolata anche da rettili marini, come il Ceresiosauro e il Neusticosauro. Si tratta sinora di piccoli indizi, che rappresentano però la certezza della presenza. E questo è sufficiente per trattenere il fiato ogni volta che si alza una lastra, nella speranza di scoprire lo scheletro ancora articolato dei grandi predatori, lunghi due metri e oltre.
Piante, a volte splendidamente conservate, testimoniano che la terraferma non era lontana.

Fossili discreti

"Ecco, non lo vede? È qui". Quante volte ho ripetuto questa frase ai tanti visitatori che ci hanno mostrato il loro interesse nelle scorse settimane. Immancabilmente, nei miei interlocutori leggevo soltanto un grande punto interrogativo. I fossili di Cassina sono difficili da vedere. Non sono mai sulle superfici degli strati, come magari ci si potrebbe aspettare dopo aver visitato l'esposizione di uno dei musei che accolgono i reperti del San Giorgio. L'occhio specialistico li scopre solo in sezione, all'interno degli strati fratturati con attenzione. Sta poi al paleontologo e al suo intuito ricostruire la lastra con la possibile posizione del fossile racchiuso. Dopo un lungo lavoro manuale di laboratorio, preceduto magari da una radiografia, solo il preparatore riuscirà a liberare le ossa dalla roccia, rendendole infine visibili anche al profano.

Ancora tre anni?

Quest'anno la scavo è stato aperto dal principio. Piante e suolo ricoprivano uno spessore di un paio di metri di rocce calcaree massicce che abbiamo dovuto rimuovere per raggiungere la parte superiore del livello "Cassina". Un lavoro fatto con cautela, a mano, quasi per non voler disturbare il sonno di chi ci aspettava da oltre duecento milioni di anni, all'interno delle preziose rocce sottostanti. Con queste premesse, del livello fossilifero sono stati studiati poco più di 40 cm di spessore. Mancano oltre due metri. Questo significa che con campagne annuali di quattro settimane, Cassina ci impegnerà per almeno tre anni ancora. Spero di più. Perché questo significherà che i ritrovamenti, la cui estrazione richiede notevole tempo, saranno stati frequenti.

Rudolf Stockar, rudolf.stockar@ti.ch, Conservatore al Museo cantonale di storia naturale