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Autori: Mattia Bertoldi
Data: 03 settembre 2015

Calcio, tennis e infine ciclismo: Giacomo Bassi ha di recente primeggiato nella cronoscalata del San Gottardo

Da uno sport all'altro fin sulla Tremola

Ci sono passioni che divampano in ogni momento della vita. È così per Giacomo Bassi, attivo nella Sezione della circolazione da oltre vent’anni ma da sempre tenace sportivo. Ecco il racconto delle sue imprese, inclusa l’ultima - quella che l’ha portato a trionfare sul San Gottardo

Signor Bassi, da oltre venti anni lei è Sostituto Capo dell’Ufficio giuridico della Sezione della circolazione. Quanto è stato importante lo sport per la sua carriera professionale?
“Lo sport ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita, rivelandosi un irrinunciabile compagno di viaggio che ha contribuito a formare la mia personalità e a trasmettermi valori fondamentali”.

Per esempio?
“Be’, mi ha per esempio insegnato a impegnarmi al massimo per raggiungere i miei obiettivi e a rispettare regole, gruppo e avversari”.

Quando ha iniziato ad appassionarsi allo sport?
“Sin da bambino, quando ho iniziato a giocare a calcio. Per oltre 10 anni ho indossato la maglia del FC Lugano vincendo campionati giovanili a livello cantonale e nazionale, con la soddisfazione di aver spesso portato la fascia di capitano. A 19 anni, quando mi si prospettava la possibilità di entrare a far parte dell’allora squadra di lega nazionale B diretta da Otto Luttrop, ho deciso tuttavia di lasciare il Ticino per frequentare la facoltà di diritto presso l’università di Friburgo”.

Un’interruzione nella sua carriera di sportivo?
“No, perché durante gli studi ho continuato  a giocare in prima divisione togliendomi altre soddisfazioni. Ho per esempio incrociato sul campo da calcio giocatori del calibro di Trinchero, Yves de Bonnaire, Joko Pfister e perfino Constantin, divenuto poi presidente del FC Sion”.

Ha ricevuto delle offerte, all’epoca?
“Qualcuna, sì. Gabet Chapuisat mi voleva nel FC Bulle da lui allenato, in lega nazionale B, ma ho rinunciato. Ho infatti sempre dato  priorità alla mia formazione professionale”.

E una volta conclusi gli studi?
“Sono rientrato in Ticino, accompagnato dalla ragazza friburghese che è poi diventata mia moglie e madre delle mie figlie. Ho continuato a giocare a calcio, conquistando campionati e Coppe Ticino con la squadra del mio paese, il FC Rivera. Memorabile la serie di oltre venti vittorie consecutive e un successo in finale di Coppa Ticino Seniori contro la forte squadra del FC Lugano composta dagli indimenticabili (e purtroppo compianti) Giampietro Zappa e Nandor Baroni, nonché dall’attuale allenatore del FC Grasshopper Pierluigi Tami, Romeo Pelosi, Edo Carrasco, Daniele Penzavalli e tanti altri giocatori di spessore”.

Lei ha anche vestito la maglia della squadra del Gran Consiglio…
“La richiesta arrivò dall’allora commissario tecnico della squadra, mister Edo Bobbià: cercavano un rinforzo per le diverse partite del campionato svizzero dei parlamentari e i parecchi incontri di beneficenza o di gala. Anche qui gli aneddoti non mancano, vedi la partita del cuore giocata al Comunale di Bellinzona a fianco di Hakan Yakin e contro ex giocatori di Serie A come Maurizio Ganz e Pietro Vierchowod. Ricordo che quando entrò in campo Alberto Cova, campione olimpico dei 10'000 metri ai Giochi di Los Angeles, nessuno si propose per marcarlo e tutti sparimmo dalla sua zona. Con la nostra squadra giocarono anche alcuni Consiglieri di Stato, per esempio Gabriele Gendotti e Luigi Pedrazzini”.

Che ai tempi era il suo capo dipartimento…
“Esatto, e di recente mi ha anche ricordato con simpatia che, giostrando al suo fianco a centrocampo, gli avevo detto: “Direttore, se continua a muoversi così poco senza uscire dal cerchio di centrocampo, c’è il rischio che si formi  un buco!”. Una cosa che ricordo molto bene è anche la disponibilità di un giovane parlamentare, attuale Capo del Dipartimento delle Istituzioni, che al termine delle partite raccoglieva con umiltà le maglie sudate dei compagni. Si chiamava Norman”.

Altri aneddoti?
“Una volta abbiamo disputato un incontro a Cornaredo con la squadra del principato di Monaco. Molti miei amici si sono messi a ridere quando, in televisione, hanno trasmesso le immagini della partita: si vedeva il principe Alberto di Monaco, finito in scivolata proprio ai miei piedi”.

Quando ha smesso di giocare a calcio?
“Nel 2010, e purtroppo in malo modo. Affrontavamo con la squadra del Gran Consiglio una selezione di parlamentari italiani nel mitico stadio di San Siro, a Milano; in seguito a un brutto intervento, mi sono rotto i legamenti crociati del ginocchio e due menischi. Dopo un intervento chirurgico e parecchia riabilitazione, non ho però voluto rinunciare del tutto all’attività agonistica e mi sono dedicato al tennis che, non essendo uno sport di contatto, comportava minori rischi”.

Con quali risultati?
“Nel giro di due anni sono passato da R9 a R4, vincendo alcuni tornei e � a quasi cinquant’anni e con un ginocchio rifatto da poco � anche i campionati ticinesi over 35”.

Poi cos’è successo?
“L’anno scorso ho deciso di appendere la racchetta al chiodo, considerato anche lo stato delle mie articolazioni. Ho conseguito il diploma G+S per insegnare ai giovani… anche se sfortunatamente mi manca il tempo per farlo”.

Come è arrivato al ciclismo?
“L’estate scorsa mi hanno regalato una bicicletta da corsa per il mio cinquantesimo compleanno e ho così scoperto una nuova passione. Il ciclismo, sport duro e affascinante, mi ha dato la possibilità di scoprire nuove sensazioni e la bellezza del nostro territorio, tra laghi e valli. Ad accompagnarmi in questa scoperta, un caro amico ed ex ciclista professionista che ha pedalato al mio fianco in una delle prime uscite: Marco Vitali, attuale presidente di Pro Velo Ticino”.

E perché ha deciso di tornare… all’agonismo?
“Per la necessità di risentire una certa adrenalina, quella a cui uno si abitua in tanti anni di sport. Così quest’estate, con un pizzico di audacia, mi sono iscritto alle cronoscalate Mendrisio-Generoso, Bioggio-Cademario e Airolo-San Gottardo. Con mia grande sorpresa, dopo un settimo posto fra gli over 50 alla prima gara e un argento a Bioggio, a fine luglio ho risalito la magica strada della Tremola alla Granfondo del San Gottardo classificandomi al primo posto”.

Gli anni di carriera professionale all’interno dell’Amministrazione cantonale sono più di venti, ma quelli da sportivo sono quasi il doppio. Si guarda mai indietro?
“Sì, e giungo sempre alla conclusione di aver avuto la fortuna di poter vivere tre realtà sportive (il calcio, il tennis e il ciclismo) molto diverse fra loro, ma ricche di insegnamenti utili per la vita privata e lavorativa, anche nei momenti più difficili. E poi, ci sono i volti delle persone conosciute lungo il viaggio - amicizie vere, sane che hanno reso tutto molto, molto più interessante”.