Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Archivio Argomenti

Autori: Sandra Rossi
Autori: Francesca Manenti
Data: 11 ottobre 2007

Intervista di Sandra Rossi a Francesca Manenti, responsabile della biblioteca del Tribunale penale federale di Bellinzona

Dall'Amministrazione cantonale a quella federale

Responsabile della biblioteca   del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona dalla sua creazione, il primo gennaio 2004, ha alle spalle un percorso formativo e professionale originale e interessante. Quali sono state le esperienze antecedenti il suo impegno presso l'Amministrazione federale?

A vent'anni, ottenuto al Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) il diploma federale di decoratrice di vetrine, l'esigenza di approfondire e di ampliare le mie conoscenze mi ha spinta a iscrivermi all'Accademia di belle arti di Venezia, sezione scenografia. Con la licenza accademica in tasca sono rientrata in Svizzera e ho lavorato un anno quale decoratrice presso la Mobili Pfister di Berna. Poi la mia continua ricerca mi ha condotta a Parigi, dove ho frequentato l'università di Saint Denis, Sorbona 8, facoltà arte filosofia estetica, dipartimento arti visive (formazione verso cinema e teatro). Qui, accanto alla formazione teorica, mi è stata data l'opportunità di seguire stages in studi grafici e quella di partecipare a programmi esterni, soprattutto teatrali. A Parigi ho vinto una borsa di studio del Programma Erasmus per ... il Dams di Bologna, dove ho passato un semestre allestendo uno spettacolo teatrale. Dopo la laurea ho lasciato Parigi e sono rientrata in Ticino. Mi sono iscritta al Corso triennale per bibliotecari documentaristi, organizzato dal Cantone. Il primo anno mi sono occupata della biblioteca della scuola media di Castione; il secondo e il terzo li ho passati alla Biblioteca cantonale di Bellinzona e ho vissuto il trasloco dall'ex caserma, sede della scuola cantonale di commercio, a palazzo Franscini. Per il lavoro di diploma ho immaginato la segnaletica da adottare all'interno di palazzo Franscini per gli spazi occupati dalla biblioteca e dall'Archivio di Stato. La proposta è piaciuta all'architetto Luca Ortelli che ha deciso di realizzarla.
Dopo il diploma ho lavorato in varie biblioteche, dapprima metà tempo al CSIA e, l'altra metà, alla scuola media di Massagno; in seguito alla cantonale di Lugano a tempo pieno. Alla fine del 2003 ho visto che il TPF metteva a concorso un posto di bibliotecaria responsabile indipendente. Mi sono detta: ecco una bella sfida! Mi sono annunciata, sono stata convocata per un colloquio a Berna, una settimana dopo sono stata convocata a Bellinzona dalla segretaria generale Mascia Gregori Al-Barafi e, due giorni dopo, sono stata assunta a metà tempo. Nel contratto però era contemplata la clausola che, a dipendenza dello sviluppo della biblioteca, si sarebbe potuto aumentare la percentuale di lavoro all'80%. Per due anni mi sono divisa tra la cantonale di Lugano e la biblioteca del TPF, lavorando quindi contemporaneamente per il Cantone e per la Confederazione. Nella primavera del 2006, con il TPF in piena attività e la biblioteca sempre più utilizzata, ricerche bibliografiche e in banche dati nettamente aumentate, come dimostrano chiaramente le statistiche interne, si è resa necessaria una mia presenza all'80%. Da allora lavoro solo per la Confederazione.

Conosce il mondo delle biblioteche ticinesi a vari livelli, scuola media, scuola professionale, biblioteche cantonali in due realtà differenti. Qual è la funzione del bibliotecario in questi diversi contesti?

Nella scuola media la figura del bibliotecario è importantissima in quanto deve incentivare gli allievi alla lettura; per far ciò io ricorrevo al gioco, a improvvisazioni teatrali, lavori manuali, in poche parole svolgevo anche attività di animazione. L'adolescenza è il periodo delle mille domande, delle scoperte, della messa in discussione dell'autorità ed è quindi possibile che il bibliotecario, se è sensibile e pronto all'ascolto, diventi anche un po' il confidente, non essendo parte del corpo docente. Quest'esperienza la ricordo positivamente soprattutto per il fattore umano.
Al CSIA, in una scuola professionale quindi, il mio compito è stato quello di assistere gli studenti e guidarli nello studio, fornendo loro consigli, informazioni e strumenti per affrontare ricerche ed esami. Mi sono trovata a mio agio perché, oltre a introdurli nel mondo delle bibliografie e delle banche dati, ho potuto aiutarli anche trasmettendo loro le mie competenze e esperienze artistiche. Mi sono anche preooccupata di rafforzare la loro autostima, per meglio prepararli a entrare nel mondo del lavoro.
Alle biblioteche cantonali ho vissuto l'esperienza trasloco. A Bellinzona si è trattato del trasferimento totale della biblioteca da un edificio a un altro. Dapprima è stato definito un percorso strategico, si è poi passati all'organizzazione razionale delle varie tappe e alla definizione dei tempi di attuazione, infine si sono iniziati i lavori preparatori raggruppando i documenti secondo la logica della classificazione. Quando si è trattato di eseguire lo spostamento tutto era perfettamente ordinato, pulito, pronto per essere rimesso sui nuovi scaffali in sequenza logica. Quest'esperienza mi ha permesso di meglio capire la realtà biblioteca; lo smontare e il rimontare è sempre fonte di apprendimento.
A Lugano si è trattato di un trasloco interno, dovuto alla ristrutturazione. Si lavorava praticamente con gli operai accanto e lo spostamento dei libri avveniva in funzione delle esigenze di cantiere. Durante questo periodo la biblioteca è stata chiusa e noi bibliotecari ci siamo occupati soprattutto di catalogare i volumi.
Quasi dimenticavo, ho lavorato anche al Museo cantonale d'arte. Bisognava mettere a disposizione degli utenti un fondo, conservato in scatole e di cui esisteva solo un listato sommario per autori. Il primo compito è stato quello di decidere cosa conservare, in seguito cosa archiviare in magazzino e cosa mettere in libero accesso. Si è poi dovuto scegliere la classificazione adatta, essendo tutti volumi specializzati in arte. A questo punto tutto era pronto per passare al lavoro tecnico di catalogazione e classificazione. Per la prima volta ho avuto l'opportunità di affrontare tutte le attività che competono a un bibliotecario. Il "mettere in piedi" concretamente, dall'a alla zeta, una piccola biblioteca mi è stato utilissimo, insieme alle esperienze precedenti, per affrontare la mia, per ora ultima, sfida.

Che cosa apprezza di più dell'Amministrazione federale?

Sono stata favorevolmente impressionata, già prima di iniziare a lavorare per la Confederazione, dalla procedura di assunzione. La celerità del processo decisionale, in poche settimane si è saputo l'esito del concorso, e la definizione di un contratto aperto e modificabile a dipendenza dell'evoluzione del servizio, mi hanno mostrato un'amministrazione agile, elastica, al passo con i tempi.
All'interno i ruoli, i compiti e le attività sono chiaramente definiti; al collaboratore viene data fiducia, ciò genera sicurezza e voglia di andare avanti. Sentirsi dire: "tu sei la bibliotecaria, tu hai le conoscenze e le competenze quindi decidi autonomamente", oltre ad essere gratificante ti fa sentire responsabile e ti sprona a dare il massimo. In base a questa filosofia ognuno gestisce il lavoro e la presenza in modo autonomo (fascia obbligatoria dalle 8.30 alle 11.30 e dalle 14.00 alle 16.00), a dipendenza beninteso delle priorità e delle urgenze. Ciò non vuol dire però che si lavora a compartimenti stagni; ogni quindici giorni abbiamo una riunione durante la quale si presentano e discutono progetti concreti. Se vengono accettati si passa alla formalizzazione di un piano di lavoro che comprende la varie fasi: definizione degli obiettivi, mezzi per realizzarli, tempistica. In ogni riunione successiva viene fatto il punto della situazione e si procede ai dovuti controlli. Questa grande collaborazione interna si è aperta in primavera anche verso l'esterno quando il TPF ha organizzato l'assemblea generale 2007 dell'Associazione delle biblioteche giuridiche svizzere (ABGS/VJBS/ABJS).

Nel suo futuro vedo ancora un trasloco. Per quando è previsto?

Infatti, il TPF sarà trasferito entro il 2011 nella sede definitiva, l'immobile (ex scuola media e commercio) che si trova a fianco della polizia cantonale in viale Stefano Franscini a Bellinzona.