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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Data: 04 aprile 2007

Le uova in cucina, nei proverbi, nei modi di dire, negli aneddoti, nelle festività, nelle fiabe...

E nel ruolo principale: l'uovo

L'uovo come simbolo di vita e di rinascita da sempre associato alla primavera.

Fin dagli esordi della sua carriera, l'uovo fu uno degli attori principali sulla scena alimentare, ma non solo. Nell'antichità fu anche oggetto di riflessione. «È nato prima l'uovo o la gallina?» si chiedeva Aristotele, giungendo poi alla conclusione che fosse nato prima il gallo.

Anche Cristoforo Colombo diede il suo contributo nell'accrescere la fama dell'uovo, grazie a un aneddoto che si racconta tuttora quando si vuole dimostrare che è facile ripetere quanto hanno già fatto gli altri, ma è difficile farlo per primi. Aneddoto che Giorgio Vasari attribuì però, a metà del Cinquecento, al famoso architetto fiorentino Filippo Brunelleschi . Si parla dell'uovo di Colombo anche in termini di soluzione risolutiva e inaspettata.

L'uovo si fece strada pure nella tradizione popolare tra modi di dire, proverbi e rituali. In epoca di privazioni, il proverbio «meglio un uovo oggi che una gallina domani» esortava la gente ad accontentarsi di quel poco che aveva. Come dire: è meglio avere poco ma subito, piuttosto che dover aspettare per avere di più.
A coloro che, non avendo la coscienza pulita, si tradivano nei gesti veniva spesso sentenziato: «La prima gallina che canta ha fatto l'uovo!». Inoltre, chi si cimentava in questioni molto delicate veniva sovente avvertito del fatto che «a giocare con le uova si fa la frittata».

Tra i modi di dire vi è invece il famoso «cercare il pelo nell'uovo» per indicare un gesto di pignoleria. Vanno pure citate le espressioni «camminare sulle uova», che significa muoversi con estrema cautela, «rompere le uova nel paniere», nel senso di intromettersi ostacolando l'operato o gli obiettivi altrui, nonché l'irreversibile «la frittata è fatta», quando è ormai troppo tardi e non vi è quindi più nulla da fare.

Per quanto riguarda i riti popolari va ricordato l'uovo di San Giovanni. Per trarre auspici su un loro possibile matrimonio, le giovani, durante la notte di San Giovanni, mettevano l'albume di un uovo in un bicchiere e lo lasciavano esposto alla rugiada. A dipendenza della forma che compariva il mattino seguente, si aveva una diversa previsione.

Ed eccolo trasformarsi, nella sua forma commestibile o semplicemente decorativa, in dono, simbolico o prezioso, durante le feste propiziatorie della fertilità (tradizione risalente agli Egiziani e ai Persiani) e i festeggiamenti pasquali.
Nel XVIII secolo, Luigi XV usava regalare uova realizzate in materiali vari (legno, argento, oro, porcellana, ecc.) e decorate da grandi artisti, come quelle dipinte da Watteau e da Lancret per la principessa Vittoria, oggi esposte nella collezione della Biblioteca di Versailles. Famose in tal senso sono soprattutto le uova di Fabergé (vedi immagini 1, 2 e 3). Nel 1885 Peter Carl Fabergé creò per lo Zar Alessandro III un uovo gioiello da regalare alla moglie Maria Fedorovna. Si trattava di un uovo d'oro smaltato di bianco, contenente una chioccia d'oro multicolore. Lo Zar ne fu talmente entusiasta che nominò Fabergé orafo di corte. Prese così inizio la tradizione delle uova di Pasqua imperiali, che continuò anche sotto Nicola II.
Fabergé realizzò in totale una cinquantina di preziose uova d'oro, d'avorio, di tartaruga, di pietre dure e di smalto, incastonate di turchesi, zaffiri, rubini, diamanti e smeraldi. Ciascun pezzo custodiva al suo interno una sorpresa.
Dopo la rivoluzione russa del 1917, la collezione di Fabergé andò dispersa e parecchie uova gioiello comparvero più tardi in occidente. Otto di esse risultano tuttora disperse, mentre le altre si trovano nei musei o fanno parte di collezioni private. La collezione Forbes ne vanta addirittura nove.

Con il tempo, l'uovo trovò il suo momento di gloria pure nello sport, dove gli venne addirittura dedicata una posizione aerodinamica: la famosa posizione a uovo

Non si trattò però di sola fama. Nella sua carriera l'uovo ebbe infatti anche una piccola caduta di stile. Fu il testimonial non certo di Chanel, bensì di un'essenza poco gradita all'olfatto e venne pure lanciato in maniera indecorosa nell'ambito di manifestazioni.

In ogni caso, il suo repertorio include numerosi ruoli principali, quali, ad esempio, quello nella famosa fiaba di Jean de La Fontaine "La gallina dalle uova d'oro" e quello nel romanzo breve di Michail Bulgakov "Le uova fatali".