Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Archivio Argomenti

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 23 novembre 2016

Michele Isolini ha partecipato alla maratona di New York, svoltasi il 6 novembre scorso, con una folta "delegazione" dell'Amministrazione cantonale

«I 42 chilometri che non scorderò mai»

Corsa, corsa e ancora corsa. Da quando ha deciso di allenarsi regolarmente, la vita del funzionario dell'Ufficio giuridico della circolazione è migliorata. Anche sul posto di lavoro.

Corsa mitica e celebrata in tutto il mondo, la maratona di New York di quest\'anno ha visto la partecipazione di una nutrita delegazione \"non ufficiale\" dell\'Amministrazione cantonale e della politica ticinese: il giudice Marco Villa, sua moglie Cristina Villa Simoni (Tribunale d\'appello - Camera di esecuzione e fallimenti), Barbara Rossi Tonelli (pretura di Locarno-Campagna), Ornella Sacchi (Tribunale penale cantonale), Alessandro Gamboni (docente SM), la granconsigliera Sabrina Gendotti e Michele Isolini, dell\'Ufficio giuridico della circolazione. Proprio quest\'ultimo ci ha parlato di come questo evento (e, più in generale, la corsa) gli ha cambiato la vita.

Signor Isolini, il risultato non conta, lo sappiamo, ma leviamoci subito il pensiero: che tempo ha realizzato?
«Fermo restando che il mio obiettivo dichiarato era quello di portare a termine la maratona correndo, ci sono riuscito in quattro ore e quaranta, tempo che mi ha permesso di posizionarmi nella prima metà di classifica tra gli oltre 60 mila partecipanti. Lo reputo per le mie possibilità un ottimo risultato, considerando che corro con regolarità solo da tre anni. Anche se, come detto, si tratta di una corsa “democratica” in cui tutti, alla fine, vincono.»

La maratona di New York è così come la descrivono?
«Molto di più. Siamo partiti da Staten Island e abbiamo percorso il ponte di Verrazzano per poi sfilare lungo i quartieri di Brooklyn e Queens, approdare a Manhattan, portarsi sino al Bronx e rientrare infine ancora a Manatthan: l\'arrivo della corsa al 26esimo miglio (42 km), infatti, è nel mitico Central Park. Ogni corridore corre per sé, è vero, ma ti assicuro che si sente parte integrante dell\'evento ed è bello vedere così tante persone sfoggiare le loro magliette e bandiere provenienti da decine di Paesi nel mondo - Svizzera inclusa. Anche il pubblico ti dà molta carica, tutti vogliono darti il cinque: all\'inizio lo fai, ma più in là nella corsa, quando la stanchezza aumenta... Diciamo che uno va un po\' più dritto per la propria strada!»

Tra i podisti è celebre il simbolo del “muro della maratona”, vale a dire quella sensazione di estrema fatica che al trentesimo chilometro blocca le gambe e la mente. Lo ha dovuto affrontare?
«Fortunatamente no, è stata un\'esperienza molto positiva che ho potuto godermi dall\'inizio alla fine. Negli ultimi chilometri ho avvertito un po\' di male alle ginocchia, ma per il resto... Fantastico. Ed è ancora stato più bello perché questo viaggio verso New York l’ho condiviso, con mille emozioni, innanzitutto con la mia famiglia (mia moglie Giovanna e i miei figli Serena, Arianna e Gabriele) e con una simpatica schiera di amici e parenti, per un totale di quattordici persone. Persone che hanno seguito i miei allenamenti e alla fine sono stati testimoni di quella che per me è stata una grandissima impresa.»

La preparazione di una maratona, si sa, richiede molte ore di allenamento...
«È così, ci vogliono costanza e dedizione per seguire una serie di allenamenti e consigli che portano il corpo a superare i suoi limiti. Corro quasi sempre di sera, nei periodi di massimo impegno anche tre o quattro volte la settimana, e quando cala l\'inverno... Torcia in testa e via, di corsa, per \"passeggiate\" che possono durare anche delle ore.»

Quando ha maturato l’idea di partecipare alla maratona di New York?
«L\'idea di partecipare a questa gara ha coinvolto me e diversi amici corridori più o meno due anni fa, ma è stato solo nel gennaio di quest\'anno - quando ho formalmente pagato la tassa di iscrizione - che ho realizzato: \"Okay, è fatta. Ora devo impegnarmi al 100%\". In mezzo, quindi, tante gare di preparazione come la 10 chilometri di Locarno, la media Blenio e le mezze maratone della Stralugano e del Greifensee.»

Che benefici, infine, ha riscontrato sul posto di lavoro, all\'interno dell\'Amministrazione cantonale, da quando corre con regolarità?
«Be’, io lavoro nella Sezione della circolazione ma a volte � nonostante il nome � si rischia di cadere nella sedentarietà! (ride) Scherzi a parte, da tre anni a questa parte mi sento più energetico e attivo, più presente e propositivo. Ho perso qualche chilo ma il bello della corsa non è questo: si scaricano le tensioni e si ha proprio la sensazione di stare bene e così uno si sente sempre più motivato a proseguire e a migliorare, senza fermarsi mai.»

L\'ultima domanda è quindi d\'obbligo: New York 2016... Unica e sola maratona?
«Io pensavo di sì, ma devo ammettere che l\'esperienza è stata talmente positiva che il pensierino di partecipare a un altro evento del genere mi è venuto. Vedremo.»

E nel frattempo…
«Nel frattempo, continuo a correre.»