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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Autori: Francesco Lombardo
Data: 16 novembre 2006

Intervista di Paola Fusaroli a Francesco Lombardo, il quale collabora al progetto per la promozione di un'educazione al rispetto dei diritti del bambino

I bambini imparano a conoscere i loro diritti

20 novembre: Giornata internazionale dei diritti del bambino. Abbiamo chiesto a Francesco Lombardo di parlarci di questo argomento e di aggiornarci su quanto si sta facendo in Ticino a livello di promozione dei diritti del bambino.

Il 20 novembre ricorre la Giornata internazionale dei diritti del bambino. Lascio a lei il compito di riassumere brevemente gli eventi più significativi legati a questa ricorrenza.

«Tra gli eventi più significativi va innanzi tutto citata l'approvazione della Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia (Convenzione ONU) da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York, ratificata dalla Svizzera il 24 febbraio 1997. La Convenzione è certamente il più importante tra gli strumenti per la tutela dei diritti dei bambini, anche se non è il primo. Precedentemente al 1989, la comunità internazionale si era infatti occupata del problema in altre occasioni: il 24 settembre 1924, quando l'Assemblea Generale della Società delle Nazioni approvò la Dichiarazione di Ginevra , e il 20 novembre 1959, quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione dei Diritti del fanciullo . Da allora, il 20 novembre ricorre la Giornata internazionale dei diritti del bambino. Va inoltre ricordato che il 1979 fu proclamato, sempre dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Anno del bambino».


La Convenzione ONU è entrata in vigore in Svizzera il 26 marzo 1997. Che cosa significa questo per il nostro Paese?
 
«Questo significa che la Convenzione ONU è divenuta parte integrante dell'ordinamento giuridico elvetico e che quindi va tenuta in debito conto sia dall'autorità federale, sia da quelle cantonali e comunali. Essa rafforza i diritti dell'infanzia nel nostro Paese, il quale chiede che il bene del bambino venga considerato in modo prioritario in tutte le decisioni che lo riguardano.
In base agli accertamenti svolti dall'autorità federale, la disciplina giuridica in Svizzera coincide ampiamente con i principi sanciti dalla Convenzione ONU; sono tuttavia state formulate cinque riserve riguardanti campi in cui la nostra legislazione non corrisponde appieno alle norme della convenzione. E questi sono: il diritto del bambino alla cittadinanza, il ricongiungimento familiare, la separazione dei giovani dagli adulti privati di libertà e la procedura penale minorile.
Molto è stato fatto per i bambini, ma molto resta ancora da fare. Non basta la ratifica di questa convenzione per far sì che i soprusi ai danni dell'infanzia cessino; occorre l'effettiva volontà di farlo e, soprattutto, occorre manifestare questa volontà attraverso l'approvazione di atti normativi che riconoscano il "bambino" come particolare soggetto di diritti
».


Ci parli dei diritti del bambino...

«Va innanzi tutto precisato che con il termine "bambino" s'intende ogni essere umano di età inferiore ai diciotto anni.
Anche se citati spesso, in realtà i diritti del bambino sono poco conosciuti. Fino all'inizio dell'era moderna il bambino era considerato proprietà dei genitori, che ne decidevano la formazione, la professione, ecc.; egli doveva solo obbedire. È grazie all'avvento dell'industrializzazione e all'introduzione della scolarità obbligatoria che tale concezione ha iniziato a mutare.

Tra i diritti del bambino vi sono ad esempio: il diritto alla vita, a esprimersi liberamente, a giocare, a riposarsi, all'istruzione, a essere curato, ecc. Diritti che devono essere tutelati nel contesto familiare, scolastico e sociale. Applicarli non significa però mettere il bambino in conflitto con i genitori, con i docenti e con gli adulti in generale; significa semplicemente garantire al bambino la possibilità di crescere. Ed è questo lo scopo primo della Convenzione ONU, che i Governi, così come i cittadini, devono mettere in pratica.

Fin dai primi anni di vita, il bambino ha diritto a un'educazione consona alla sua personalità, ai suoi talenti e alle sue abilità fisiche. I modi di educare sono legati alle singole culture, ma noi sappiamo che nel mondo imperversano il lavoro minorile e il reclutamento di bambini-soldato. Inoltre, i livelli di analfabetismo, soprattutto tra le bambine, permangono terribilmente alti. Nella nostra società, i bambini giocano sempre meno, sono poco ascoltati e la loro salute viene spesso intesa solo in senso medico e non globale. La strada da percorrere per raggiungere un autentico rispetto dei diritti del bambino è quindi ancora lunga
».


Lei sta collaborando, a livello cantonale, a un progetto per un'educazione al rispetto dei diritti del bambino, promosso dal Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) con il sostegno del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) e di pro juventute. Ci spieghi come è nato questo progetto e di che cosa si tratta...

«Questo progetto rientra nel pacchetto di provvedimenti adottato dal DSS per la prevenzione del disagio e del suicidio, nato in seguito alla risposta del Consiglio di Stato alla mozione presentata l'8 marzo 1999 da Lorenza Hoffmann . Si tratta quindi di una misura situata a livello di promozione della salute.

Esso ha lo scopo di incrementare una conoscenza attiva della Convenzione ONU, affinché possa diventare un nuovo modo di avvicinarsi all'infanzia, basato sull'ascolto, sul riconoscimento e su un vero aiuto alla crescita. È importante stimolare un'educazione che promuova il dialogo e il rispetto reciproco.

Il punto di partenza del progetto è la Scuola, in quanto terreno privilegiato per attuare interventi di promozione della cultura del rispetto dei diritti dei bambini e di educazione ai diritti umani, volti all'azione e all'acquisizione di competenze sociali e personali da parte dei bambini.
È importante che il bambino venga a conoscenza dei propri diritti e dei valori sottostanti, che li interiorizzi e che sviluppi quindi la volontà di difenderli. È altrettanto importante mettere a sua disposizione una serie di luoghi/occasioni, sia a scuola sia fuori, dove "esercitarsi" e realizzarsi.
Naturalmente, l'insegnamento dei diritti umani non deve limitarsi alla trasmissione di valori e principi, ma orientarsi anche all'azione: i bambini conoscono, comunicano e vivono i diritti dell'infanzia
».


Si tratta dunque di introdurre nella scuola un'educazione etica. Come è sentita la cosa nella nostra realtà scolastica?

«I docenti sono sempre più sollecitati a educare oltre che a insegnare, ma tra questi non tutti sono dell'idea che tale compito spetti a loro. Vi è ancora chi ritiene che l'educazione ai valori esuli dalla propria materia di insegnamento. È quindi importante lavorare sulla motivazione personale del docente, affinché si appropri del ruolo di educatore e possa trasmettere ai suoi allievi valori quali, ad esempio, il rispetto dei diritti dei propri compagni, ecc.
Educare ai valori non può certo risolvere i mali della società, soprattutto se a farsene carico è unicamente la scuola; può però dare un contributo
».


Per i docenti è prevista una formazione specifica in tal senso?

«In generale, i docenti che operano nelle scuole cantonali non hanno una formazione specifica nel campo dei diritti umani, anche perché il programma scolastico non lo prevede. Ed è chiaro che per insegnare ai bambini un determinato argomento, bisogna perlomeno conoscerlo. Sono inoltre necessarie competenze cognitive, psicologiche e umane. Bisogna essere in grado di trasmettere le proprie conoscenze, di promuovere valori e attitudini, nonché di incoraggiarne azioni di difesa. Per questo motivo, in collaborazione con l'Alta scuola pedagogica (ASP) sono stati creati moduli che rientrano nella formazione continua (corsi di aggiornamento)».


Destinatari di questa educazione ai diritti umani sono unicamente i docenti e i bambini?

«Tra i destinatari vi sono anche gli adulti in generale e in particolare coloro che svolgono professioni specifiche aventi a che fare direttamente o indirettamente con la crescita e lo sviluppo dei bambini. Naturalmente, con modalità di intervento diverse. Se per i primi l'azione si concentrerà sulla sensibilizzazione attraverso l'organizzazione di incontri pubblici, conferenze, seminari, ecc., per i secondi vi sarà un intervento anche a livello di formazione teorica e un accompagnamento (consulenza) per attività pratiche di classe o di istituto».


Il progetto ha già preso avvio in qualche sede scolastica?

«Sì, attualmente è in corso una formazione teorica per tutti i docenti delle Scuole elementari di Caslano. Da gennaio 2007, a dipendenza dei bisogni dei docenti, prenderà avvio anche un programma di attività pratiche sul tema dei diritti del bambino.

Colgo l'occasione per ringraziare il signor Antoine Casabianca, capo Ufficio promozione e valutazione sanitaria, i signori Cinzia Valletta e Aurelio Crivelli, rappresentanti di pro juventute, la dottoressa Miriam Caranzano-Maître, il signor Mirko Guzzi, capo Ufficio insegnamento primario, il signor Leandro Martinoni, responsabile formazione continua ASP, e il direttore delle Scuole elementari di Caslano prof. Raffaele Vicari
».


Link consigliati:
- Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia (ASPI)
- www.demetra.ch (maltrattamento e abuso sessuale su minori)
- www.unicef.ch
- www.ti.ch/infogiovani
- www.ti.ch/salute (Sezione Sanitaria)
- www.promozionesalutesvizzera.ch
- www.scuoladecs.ti

Indirizzi e-mail:
-
Dss-ugmi@ti.ch (Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani)
- Dss-lav@ti.ch (Delegato per i problemi delle vittime e per la prevenzione dei maltrattamenti)