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Autori: Luciana Pedroia
Data: 30 settembre 2008

I beni librari sono parte integrante di quella memoria storica che ogni comunità vuole tutelare e tramandare alle generazioni future.

Il libro antico nel Ticino e la Biblioteca Salita dei Frati di Lugano

Premessa indispensabile alla conservazione è la conoscenza: è necessario essere consapevoli della presenza sul territorio di fondi di libri antichi che vanno individuati, censiti, descritti.

Da quando un libro può essere considerato "antico"?
Ma a partire da che data un libro può essere considerato "antico"? Nel corso degli ultimi anni il concetto si è precisato e ampliato e tende ad evitare le cesure definitive e arbitrarie. In passato si considerava spesso la data del 1830, facendo riferimento alla introduzione della stampa meccanica che sostituì quella manuale (processo in realtà durato parecchi anni o decenni), spesso poi i cataloghi a stampa delle biblioteche preferivano una periodicità per secoli, distinguendo gli incunaboli e le cinquecentine dai libri del Seicento, del Settecento, dell'Ottocento. Nella prassi catalografica la data più comune che viene ancora osservata è l'anno 1801. Oggi prevale però la consapevolezza che il libro diventa un documento, e va quindi conservato in quanto tale, quando non è più un oggetto d'uso, importante solo per il testo che tramanda, ma per se stesso, per il manufatto, per la carta, per l'utilizzo di tecniche di stampa, di legatura, magari per la copertina o la sovraccoperta originale (quando non occultate da rilegature o restauri moderni) ormai uscite dall'uso quotidiano attuale. A quel momento cessa di essere un "utensile di lettura" e diventa un "bene culturale". Di per se stesso il libro è un oggetto fragile e facilmente deperibile, che va conservato in luoghi adatti, cioè nelle biblioteche di conservazione, dove venga tenuto al riparo dall'umidità, dall'attacco di insetti e microrganismi, dalla polvere. Malgrado la fragilità dell'oggetto, troviamo sugli scaffali delle biblioteche degli incunaboli (libri pubblicati quando l'arte della stampa era "in cuna, nella culla", cioè nel XV secolo) i cui caratteri di stampa sono di un nero perfetto e la cui carta sorprende per il candore (benché fosse fabbricata a partire da stracci sporchi), mentre alcuni libri stampati a inizio Novecento hanno caratteri di stampa sbiaditi e una carta grigia o ossidata o che si sbriciola sfogliandoli. In questo caso non si tratta solo di buona o cattiva conservazione ma di materiali e tecniche tipografiche. Al di là del testo che contiene, il supporto librario ci dà tante informazioni: dai materiali utilizzati per la rilegatura si può dedurre in che periodo è stato restaurato, le tecniche della stessa rilegatura ci fanno risalire ai proprietari (ad es. i libri dei conventi cappuccini ticinesi sono rilegati nel modo più semplice, e a volte con pergamene grossolane, a immagine della povertà dell'ordine), gli ex libris e le note apposte sui frontespizi o all'interno, ci informano su genealogie famigliari e sulle tante strade dei commerci librari. Per fare solo due esempi, tra i molti che si potrebbero citare, su un commentario biblico (Commentaria in evangelicam historiam) di Sebastiano Barradas, edito a Venezia nel 1606, la nota manoscritta, datata allo stesso anno di edizione, ricorda due nomi di luganesi, evidentemente soggiornanti a Venezia: "Questo libro con altri è stato mandato da Venezia dal s.re Gieorgio Muggino et s.re Gabrio Pocobello"; mentre sulla vita di Cristo (Dess grossen Lebens Christi anderer Theil) di Martin von Cochem, edito a Einsiedeln nel 1725, le note si susseguono: "Cet livre appartien au Leon Clausen fils d'Alexandre Clausen à Ernen district de Conches dans le Canton du Valais... 1850"; ma pochi anni dopo il libro ha già valicato le montagne che separano l'alto Vallese dall'alto Ticino: "Tomamichel Madalena, Maria Agata, Maria Lucia, Maria Asunta, Giacomino Martin fu Pietro Antonio, 1866".

Quali sono le collezioni librarie da preservare e valorizzare? Fondi librari antichi in Ticino
La presenza di libri antichi in Ticino è molto più alta di quanto appaia consultando il catalogo in rete del Sistema bibliotecario ticinese, che pure comprende i fondi più importanti, quello della biblioteca Cantonale di Lugano, e buona parte di quello della Salita dei Frati. Molti fondi librari antichi non sono ancora rappresentati: mancano quelli delle biblioteche del Convento della Madonna del Sasso di Locarno (che presenta una importante collezione di libri italiani del Seicento), dei Conventi di Bigorio e Faido (conservate in loco sugli scaffali originali), la biblioteca dell'abate Fontana di Sagno, la biblioteca Berna di Prato Sornico, il fondo della Chiesa plebana di Riva San Vitale, la biblioteca dell'ex-Seminario diocesano (ca. 30.000 volumi approdati in un deposito a Pollegio), e sicuramente altre collezioni ancora oggi non conosciute (basti pensare agli archivi comunali e parrocchiali che spesso, accanto al materiale archivistico, conservano anche materiale a stampa). Queste collezioni vanno inventariate, e i libri catalogati, anche se non si tratta di opere che possono far salire le statistiche dei prestiti delle biblioteche, ed escono quindi dalle strategie di marketing basate sull'utenza. Ma rientrano nel campo della responsabilità storica che ogni generazione deve alla successiva.
Una descrizione di alcuni fondi librari antichi in Ticino è prevista nel progetto "Handbuch der historischen Buchbestände in der Schweiz" ed è consultabile sul sito della Zentralbibliothek di Zurigo.

Il fondo antico della Biblioteca Salita dei Frati
Il fondo antico della Biblioteca Salita dei Frati comprende ca. 20.000 opere, che erano conservate nella biblioteca conventuale, costituitasi a partire dal 1565 (quando i Cappuccini risiedevano ancora a Sorengo) e arricchitasi nel corso dei secoli. Caratteristica di questa biblioteca è di essersi conservata intatta e di restituire quindi la fisionomia di un fondo di un piccolo convento periferico: i Cappuccini infatti non furono vittima delle vicende storiche dell'Ottocento e il convento non venne soppresso al momento delle leggi cantonali varate nel 1852, al contrario di altri conventi ticinesi (ad esempio il collegio dei Somaschi di Lugano, il cui fondo librario arricchisce ora la Biblioteca Cantonale). Sugli attuali moderni scaffali, nel deposito costruito negli anni ottanta su progetto dell'architetto Mario Botta, i libri del fondo antico conservano la vecchia suddivisione per materie: oratoria sacra e letteratura, ascetica e mistica, teologia, scrittura sacra e patristica, catechistica e agiografia, franciscalia, diritto, storia, scienze. Alla nutrita raccolta di oratoria sacra, ai libri teologici, i frati del convento potevano attingere per la loro formazione e per l'attività pastorale, mentre i libri di ascetica, di meditazione, di vite di santi servivano alle loro necessità spirituali. Ci sono poi testi letterari, con una raccolta di poesie d'occasione (nel Settecento ogni pretesto era utile per una poesia: un matrimonio, una monacazione, l'arrivo o la partenza del landfogto di turno), e un fondo di storia locale, segno del forte legame dei frati con la comunità.
La catalogazione retrospettiva di questi fondi librari antichi nel catalogo in rete del Sistema bibliotecario ticinese è durata parecchi anni ed è ora ultimata al 90%.
Alcune biblioteche conventuali di cappuccini, chiuse verso la fine del secolo scorso sono confluite a Lugano: la biblioteca di Mesocco, proveniente dall'Ospizio San Rocco, chiuso nel 1990, e le biblioteche di altri due conventi, uno della Svizzera romanda, Landeron, e l'altro dei Grigioni, Tiefencastel, che hanno arricchito il fondo antico con collezioni affini per materie a quella locale. La biblioteca della Salita dei Frati ha così offerto un rifugio sicuro a libri antichi che rischiavano altrimenti la dispersione sul mercato antiquario (o l'oblio in qualche magazzino discosto).
La Facoltà di teologia di Lugano ha depositato presso la Salita dei Frati due suoi fondi costituiti in massima parte da libri antichi: il fondo San Carlo e il fondo già appartenuto al professore di diritto Pietro Agostino D'Avack. Anche in questo caso è in corso la catalogazione in rete.

L'Associazione Biblioteca Salita dei Frati
Per curare l'apertura al pubblico e garantire l'accrescimento bibliografico della biblioteca, nel 1976 venne fondata l'Associazione Biblioteca Salita dei Frati, che conta oggi circa 350 soci. Il Comitato dell'Associazione ne gestisce il funzionamento e organizza un'attività culturale, non necessariamente di tipo religioso, rivolta a un pubblico ampio. L'Associazione pubblica una rivista annuale, "Fogli", nella quale trovano posto anche studi riguardanti i libri posseduti.
Tre diverse istituzioni, i Cappuccini della Svizzera italiana, che sono i proprietari dei fondi librari e che li conservano da secoli, un gruppo di volontari costituitosi in Associazione, che si è preso l'impegno di garantirne la tutela e di metterli a disposizione degli studiosi e di tutti gli interessati, e lo Stato del Cantone Ticino, che accogliendo l'adesione al Sistema bibliotecario ticinese ha permesso di far confluire in un unico catalogo in rete tutto il patrimonio librario, hanno così creato una collaborazione che funziona da parecchi anni.

Informazioni:
Biblioteca Salita dei Frati
Salita dei Frati 4
6900 Lugano
tel.: 091 923 91 88
fax: 091 923 89 87
bsf-segr.sbt@ti.ch