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Autori: Alfio Martinelli
Data: 21 aprile 2009

Introduzione. La frequentazione della collina

Il villaggio medievale di Tremona - Castello

L'Associazione ricerche archeologiche del Mendrisiotto presenta in un libro fresco di stampa un appassionante viaggio a ritroso nel tempo, che ricompone a regola d'arte un tassello importante dell'evoluzione del nostro territorio.

Introduzione

Il villaggio medievale di Tremona-Castello, venuto alla luce grazie alle indagini e agli scavi condotti a partire dagli anni '90 e soprattutto a partire dal 2000 dall'Associazione ricerche archeologiche del Mendrisiotto in collaborazione con i competenti uffici del Dipartimento del Territorio, è situato sulla collina omonima a pochi chilometri da Mendrisio, sulla strada per il San Giorgio.
La collina, da cui si controlla il territorio circostante da Rovio a Riva S. Vitale, a Mendrisio, Chiasso, Varese e dintorni e, nelle giornate limpide, fino alla periferia di Milano, costituisce da sempre un punto strategico formidabile per il controllo diretto delle vie di comunicazione verso Nord e verso Sud.
Se le fonti scritte sono molto avare, sono infatti solo quattro i documenti in cui si parla di Tremona, ma solo uno, datato al 1033, potrebbe essere riferito al villaggio fortificato, lo scavo archeologico ha consentito di chiarire le dinamiche e i processi che portarono alla formazione di Tremona-Castello, chiarendone le forme assunte dalla sua nascita nella seconda metà del X secolo, al suo abbandono nella seconda metà del XIII secolo.
Sempre attraverso lo scavo è stato possibile retrodatare la prima frequentazione dell'area a periodi molto più antichi del medioevo: l'uomo si è insediato sulla collina già a partire dal Neolitico (quinto millennio a.C.); vi è rimasto durante la fase finale dell'età del Rame (fine del III millennio a.C.), del Bronzo Finale (X sec. a.C.), del Ferro (IX- I sec. a.C.) e poi, senza soluzione di continuità, fino al XIII secolo. Ed è proprio la fase fra il X e il XIII secolo a rappresentare la parte più significativa e più facilmente accessibile al grande pubblico. In questo scorcio di tempo sorge e si sviluppa il villaggio medievale il cui excursus può essere facilmente seguito attraverso le modifiche strutturali e i molti reperti recuperati nelle diverse campagne di scavo.
Nel 2003 sono stati iniziati, e in parte già terminati, i lavori di consolidamento e di integrazione muraria per restituire visibilità e comprensione all'insediamento, ora di nuovo frequentabile dopo secoli di completo abbandono (fig. accanto al titolo).

La frequentazione della collina

La frequentazione del territorio ticinese in età neolitica e, - nel nostro caso, del Mendrisiotto - era attestata da pochi ritrovamenti sporadici avvenuti nei primi decenni del secolo scorso e perlopiù andati irrimediabilmente persi. Si trattava di schegge di selce, di punte di freccia dello stesso materiale, di qualche ascia in pietra levigata.
Lo studio dell'industria litica in selce, unitamente ad una prima analisi della ceramica e dell'industria in pietra verde levigata, ha consentito di stabilire che la collina di Tremona è stata oggetto di frequentazione a partire dal Neolitico Antico (VI-V mill. a.C.).
Se non è ancora possibile parlare con certezza di una presenza umana nel sito già nelle fasi antiche del Neolitico, è invece bene attestata la cultura dei Vasi a Bocca Quadrata (VBQ; Neolitico Medio, metà V mill. a.C.), testimoniata dal rinvenimento di numerosi frammenti di quei vasi (fig. 1) oltre che, nell'industria litica, da grattatoi su lama di grandi dimensioni, da cuspidi foliate con peduncolo a spalla ed una faccia piana, da punte bifacciali amigdalari (fig. 2). Particolarmente importante è inoltre la presenza di ceramica tipo Breno (fig. 3). Le fasi più recenti del Neolitico sono rappresentate da frammenti di scodelle carenate con superficie scura e privi di decorazione e da fusaiole discoidali, mentre nell'industria litica compaiono i trancianti trasversali a ritocco piatto.

All'Età del Rame (III mill. a.C.) sono genericamente riferibili le punte di freccia foliate a peduncolo e alette (fig. 4) e un frammento di ascia-martello, mentre la Cultura del Vaso Campaniforme (seconda metà III mill. a.C.) è testimoniata da frammenti di vasi campaniformi (fig. 5). La selce è perlopiù di provenienza locale, anche se non si possono escludere fonti di approvvigionamento di materia prima molto più lontane.

La parte più consistente dei materiali fittili risale alla prima Età del Ferro e rientra pienamente nell'ambito della cultura di Golasecca (IX-V sec. a.C.). I reperti sono costituiti da frammenti facilmente identificabili e riferibili a recipienti in ceramica grossolana per uso domestico, a contenitori per la conservazione delle derrate alimentari e a bicchieri in ceramica fine (fig. 6). Dai vari livelli indagati provengono anche diverse fibule e molti frammenti di fibule di bronzo riferibili al medesimo periodo (fig. 7).

Da contesti superficiali proviene la moneta più antica di Tremona-Castello, una Dracma in argento della fine II-inizio I sec. a.C. La continuità insediativa è ancora scarsamente documentata sul sito, ma la presenza di un insediamento stabile sulla collina o nelle immediate vicinanze, è confermata dai ritrovamenti tombali della località Piasa che hanno restituito sepolture a cremazione riferibili alla fase finale della seconda età del Ferro e ai primi secoli della romanità (D. Calderara, UBC, com. pers.)

In epoca romana il Ticino, e nel caso specifico il Mendrisiotto, appare densamente popolato già a partire dal primo secolo d.C. Le ricerche a Tremona-Castello hanno restituito ventisei monete di bronzo datate fra la fine del I sec. a.C. e il IV sec. d.C. che hanno contribuito a meglio definirne, se non altro, il quadro cronologico: alcuni frammenti di embrici, la protome di una statuetta bronzea di Mercurio (fig. 8), una chiave, un elemento di serratura e alcuni frammenti di recipienti in ceramica.
Anche se privi di contesti stratigrafici sicuri questi oggetti non possono essere semplicemente classificati come materiali casuali e la loro presenza deve essere collegata ad attività insediative di tipo civile o militare.

Una presenza longobarda (VI-VIII sec. d.C) a Tremona-Castello è suggerita da alcuni frammenti di pietra ollare e di bicchieri di vetro e da alcune punte di freccia. Un'importante conferma è giunta durante l'estate con il recupero di un bottone piramidale in bronzo (fig. 9) che faceva parte del sistema di sospensione della spatha o dello scramasax in dotazione del guerriero longobardo.

Nello scenario di insicurezza creato dalle lotte per la successione alla corona del regno d'Italia, dalle invasioni ungare e saracene nella Pianura Padana e nel Piemonte (IX-XIII sec.), dalle dispute secolari fra Como e Milano per l'egemonia economico-politica e per il controllo delle vie d'accesso ai passi alpini, si inserisce l'insediamento medievale di Tremona-Castello che, secondo i ritrovamenti monetali, si situa proprio fra il X e il XIII secolo.

Le fonti scritte sono però quasi totalmente silenti. Un documento dell'864 che si limita a citare una cessione di beni in quella località, è pur sempre una conferma dell'esistenza di Tremona; non abbiamo però la certezza che si tratti del sito indagato e non della Tremona "moderna". La località torna ad essere citata nel 1033 fra i siti fortificati del Mendrisiotto (con Ligornetto e Mendrisio) e ancora nel 1170, in una lite fra Como e Milano a proposito dei confini del Seprio.

Le monete di Lotario II, di Ottone I, II, e III, di Enrico II (fig. 10) e di Corrado II confermano una presenza insediativa stabile fra la metà-fine del X secolo e l'XI secolo (fase 1). A questo periodo dovrebbe corrispondere anche la cinta muraria esterna, l'accesso nella parte Nord della collina e la ricostruzione di diversi edifici, forse già esistenti in precedenza (fig. 11).

La mancanza di monete fra la metà dell'XI e la metà del XII secolo segnala un ulteriore periodo di abbandono o di distruzione del sito. A sostenere l'ipotesi di un attacco armato sarebbero le 170 frecce del tipo 5 (fig. 12). La loro datazione, fra la fine dell'XI e il XII secolo, sembra, almeno allo stadio attuale delle ricerche, però troppo larga per attribuirle con certezza alla guerra decennale fra Como e Milano anche se le località di Stabio, Chiasso e Pontegana, distrutte in quel periodo, sono a pochi passi da Tremona.

Segue una fase di forte attività edilizia (fase 3) che nella seconda metà del XII-XIII secolo (testimoniata da un numero cospicuo di monete) vede la ricostruzione della cinta muraria, arretrata rispetto a quella precedente, il riposizionamento dell'accesso nella parte Sud del settore Ovest e l'edificazione di nuovi edifici (fase 3, fig. 13).
Nel corso del XIII secolo (fase 4) l'accesso viene riposizionato nella parte centrale della cinta muraria (fig. 14). Non avvengono altri mutamenti importanti nella struttura del villaggio.

La fine di Tremona, dopo la metà del XIII secolo, può rientrare nel periodo di instabilità provocato in Italia dalle lotte fra i Visconti e i Torriani. Furono coinvolte anche le terre del Ticino quando i Visconti conquistarono Bellinzona e distrussero Mendrisio nel 1242.

Estratto da: Alfio Martinelli, Tremona-Castello: Dal V millennio a. C. al XIII secolo d.C., All'Insegna del Giglio, 2008

(continua)