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Autori: Manuela Balanzin
Data: 18 aprile 2006

La comunicazione con Internet

Le tecnologie della comunicazione

Dalla scrittura alle nuove tecnologie della comunicazione tra ritrosia e curiosità.

«(...) Platone  pensava alla scrittura come a una tecnologia esterna, aliena, nello stesso modo in cui oggi molte persone pensano al computer. Noi invece oggi l'abbiamo ormai interiorizzata così profondamente, l'abbiamo resa una parte tanto importante di noi stessi, che ci sembra difficile pensarla come tecnologia al pari della stampa e del computer (...)».

Platone, come evidenziato dallo studioso Walter J. Ong , prediligeva il dialogo, la discussione, e disprezzava la scrittura vedendo i testi scritti come un mondo chiuso su sé stesso, senza possibilità di replica immediata.
Quanti fra noi hanno vissuto o forse ancora vivono l'avvento di Internet  con la stessa ritrosia? In realtà provare scetticismo è umano. Pensando ad esempio alle curiose reazioni avute alla fine del XIX secolo di fronte a invenzioni quali la rete elettrica, il telefono, il fonografo, la radio e il cinema, non si può che sorridere. Tuttavia molti reagirono con entusiasmo:

«(...) In mancanza di un medium che consentisse di conservare perfettamente il passato, l'umanità era stata a lungo privata dei documenti che avrebbero potuto fungere da punti di riferimento morale e intellettuale e risolvere più di una controversia. «Quanto è andato perduto!» - esclamava nel 1888 il corrispondente da Washington del "St. Louis Globe - Democrat". Pensate se potessimo avere a disposizione le registrazioni fonografiche dell'epoca in cui visse e operò Platone, se potessimo ascoltarne la voce e gli insegnamenti. Che mondo sarebbe il nostro, se ogni giorno potessimo accendere il grafofono e ascoltare una scena d'amore tra Antonio e Cleopatra, oppure un Battibecco tra Romeo e Giulietta! (...)».

Negli ultimi quindici anni la diffusione e l'utilizzo della Rete sono stati tali da cambiare il nostro modo di studiare, lavorare e relazionare. In poche parole la nostra vita, che lo vogliamo o meno, ha subito un cambiamento molto marcato.
Immaginare il nostro mondo oggi, senza Internet, può sembrare impensabile. Probabilmente si è creato un paradosso: disponiamo di uno strumento che ci invia costantemente un enorme quantitativo di informazioni e crediamo di non poterne fare a meno. Viviamo nell'era dell'informazione, informiamo e siamo informati sull'informazione.
Senza toccare la sfera del lavoro e dello studio, già nell'ambito del privato, in generale si fa molto uso della posta elettronica e, in alcuni casi, delle chat, per la condivisione di informazioni e dati che fioriscono così in modo rapido. I servizi più usati, dopo la e-mail, sono i motori di ricerca.

Ma che fine può fare il piacere di una relazione in interazione con il proprio interlocutore? Vale a dire, riusciamo ancora ad apprezzare l'istante in cui possiamo comunicare avendo di fronte la persona, vedendo e osservando le sue reazioni mentre parla, mentre ci esprime una delle tante emozioni che, indipendentemente dalle tecnologie di cui possiamo disporre, solo il confronto diretto consente di comprendere?

Qualcuno obietterà dicendo che, comunque, si fa anche molto uso del cellulare, spesso in modo sbrigativo, inviando dei messaggi con parole abbreviate incuranti della forma.
In realtà siamo confrontati costantemente con le novità che la tecnologia, (la scrittura all'epoca di Platone come il world wide web di oggi), ci offre. Non sempre cogliamo le novità con entusiasmo ma non possiamo fare a meno di seguire quell'istinto che l'essere umano ha da sempre: ideare strumenti per poter vivere e comunicare.

Per concludere lascio la parola a E. H. Hall jr., vicepresidente della At&T, consociata della American Bell per le comunicazioni a lunga distanza, che, in occasione della esposizione dei progetti della società in campo telefonico, affermava nel 1888:
«Tutti noi apprezziamo i vantaggi della comunicazione faccia a faccia, la quale è superiore a tutte le altre modalità di trasmissione del pensiero perché consente di trasmettere le nostre idee per tre vie: le parole, il tono della voce e l'espressione. Prima che Bell inventasse il telefono era possibile comunicare a distanza solo con le parole: prima per lettera e poi per telegramma. Tuttavia le nostre impressioni si fondano in pari misura su tutti e tre gli elementi. Non mi sento di porre alcun limite alle possibilità del genio e dell'inventiva. Forse in futuro, quando comunicheremo per telefono con i nostri amici lontani, potremo sentirli e vederli nello stesso tempo (...)».