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Autori: Michele De Lauretis
Data: 01 giugno 2006

Recensione di Michele De Lauretis

Non pensare all'elefante!

"Don't think of an elephant!" è un accattivante pamphlet pubblicato nel mese di febbraio 2006 (costo 12 euro) in versione italiana dalla casa editrice Fusi orari.

L'autore, lo statunitense George Lakoff è un noto linguista di area democratica docente a Berkeley, California ed autore di diversi trattati.
Il tema affrontato nel volumetto è quello della comunicazione politica.
La prefazione è scritta da Ferruccio De Bortoli, direttore del "Corriere della sera" dal 1997 al 2003 e da inizio 2005 alla testa de "Il Sole 24 ore". Che scrive: «Il consenso è catturabile con un'immagine riuscita, uno slogan azzeccato; ciò accade molto più frequentemente negli ultimi tempi. La politica è spettacolo, pubblicità; è commerciale come la televisione. E il voto è meno che in passato la risultante finale di una seria ed articolata descrizione di un programma».
Già queste brevi frasi meriterebbero approfondite riflessioni sull'evoluzione o l'involuzione che vede sempre più la politica (come anche l'informazione) avvicinarsi e mescolarsi allo spettacolo.
Nel giornalismo si parla da una ventina d'anni di infotainment .
In politica si segue e si costruisce un partito su pochi slogan, meglio se sommari. Non per caso ancora nelle scorse settimane uno schieramento italiano in lizza per le elezioni politiche di aprile è stato preso in giro per aver allestito un programma di ben 280 pagine. Un mattone, insomma.
Come dire: invece di perder tempo a far le cose seriamente (uh, che barba!) trovatevi uno slogan efficace che attragga, colpisca e poi ... giù nell'arena!
È curioso osservare tuttavia come, da un fronte progressista, Lakoff condivida un'impostazione del genere, che qui in Europa è piuttosto consolidata in un fronte conservatore. Diverso è il caso di un programma dettagliato da cui poi ricavare alcune parole d'ordine significative. Ma stiamo divagando; veniamo al pamphlet.
L'argomentazione che lo sorregge e lo percorre è grossomodo questa: in politica (si parla degli Usa, ma la formula è facilmente esportabile) conservatori e progressisti si rifanno inconsciamente a due archetipi, due modelli di famiglia. Quello del "padre severo" e quello del "genitore premuroso".
Con queste lenti si può poi leggere qualsiasi scelta ed indirizzo operati da repubblicani e democratici, da destra e sinistra, da conservatori e progressisti.

Il padre severo
«Il modello del padre severo parte da una serie di presupposti: - scrive Lakoff - il mondo è un posto pericoloso e lo sarà sempre perché fuori c'è il male. La vita è difficile anche perché il mondo è competitivo. Ci saranno sempre vincitori e perdenti. Esiste la ragione assoluta e il torto assoluto. I bambini nascono cattivi, nel senso che vogliono fare solo quello che dà loro piacere, non quello che è giusto. Quindi vanno educati». Le punizioni corporali si giustificano per inculcare la disciplina. «Questa disciplina garantisce l'etica e la sopravvivenza, permette di rispettare i precetti morali, di perseguire il proprio interesse e di diventare autosufficienti. Le brave persone sono quelle disciplinate. Una volta cresciuti e diventati autosufficienti i bambini disciplinati devono cavarsela da soli». Per contro «i programmi sociali `viziano' le persone dando loro cose che non si sono guadagnate e mantenendole in una condizione di dipendenza. Quindi sono sbagliati e vanno eliminati. Lo Stato ha solo il compito di difendere il paese, mantenere l'ordine, amministrare la giustizia (punire), promuovere le attività commerciali e garantire che gli affari vengano condotti in modo ordinato. Il mercato è il meccanismo attraverso il quale le persone disciplinate diventano autosufficienti e la ricchezza è la misura della loro disciplina. Un sistema di tassazione che vada oltre il minimo necessario per questo tipo di Stato è punitivo poiché toglie ai cittadini buoni e disciplinati quello che si sono guadagnato e lo spende per quelli che non se lo sono guadagnato».
In fondo non siamo distanti da quanto diceva vent'anni fa Norberto Bobbio in un'intervista : «Beh, Non stiamo a sottilizzare su queste differenze. Io ritengo che il politico di sinistra deve essere in qualche modo ispirato da ideali, mentre il politico di destra basta che sia ispirato da interessi: ecco la differenza». Laddove evidentemente da destra si considera che allorquando tutti fanno bene i propri interessi anche lo Stato ne beneficia, compresi quindi quelli che per così dire restano indietro.

Il genitore premuroso
Diametralmente opposto il modello dei progressisti, quello cioè del genitore premuroso. Innanzitutto si noti la differenza nei termini: fra "padre" (maschile) e "genitore" (senza distinzione di sesso: padre e madre). «Si presuppone che i bambini nascano buoni  - scrive Lakoff - e possano diventare migliori. Anche il mondo può diventare migliore e nostro compito è farlo diventare tale. Il dovere dei genitori è educare i figli a diventare premurosi nei confronti degli altri. Ciò comporta due cose: empatia, cioè capacità di identificarsi con gli stati d'animo di un'altra persona e senso di responsabilità». «Dall'empatia e dalla responsabilità discende un'altra serie di valori», aggiunge, tra cui il perseguimento del benessere dei figli. Donde necessità di protezione (dalla droga, dalla criminalità, dagli alimenti dannosi, dalle malattie, dall'inquinamento eccetera). Altri valori dei progressisti sono: l'equità, le pari opportunità, la collaborazione comunitaria, la comunicazione franca e via elencando. «Noi immaginiamo un'America in cui le persone si preoccupano le une delle altre, non solo di se stesse; e si aiutano in modo responsabile, serio ed efficace» scrive Lakoff.
In questo ambito si inquadra il criterio di giustizia, di equa redistribuzione delle risorse. In altre parole quando si tratta di pesare i due valori essenziali per l'uomo, quelli di giustizia e libertà, sarà sempre preferibile limitare il secondo per assicurare il primo che non viceversa.
Per assicurare piena giustizia insomma si possono limitare alcune libertà (un esempio nostrano potrebbe essere quello recente del divieto di fumo nei locali pubblici frequentati anche da non fumatori), mentre meno plausibile sarebbe limitare la giustizia per concedere assolute libertà.

Comunicazione
L'aspetto provocatorio del pamphlet di Lakoff sta certamente nella severa critica al proprio fronte, critica che motiva del resto la pubblicazione: oggi comunicano molto meglio e più efficacemente i conservatori dei progressisti. Fanno centro, il messaggio passa ed attirano la controparte sul proprio terreno di gioco (i liberals «ogni giorno devono reagire a qualche iniziativa dei conservatori: "che cosa dovremo fare oggi per tenerli a bada?". Di conseguenza la loro politica è reattiva, non attiva»).

Fioccano i suggerimenti, quindi. «Quando state discutendo con i vostri avversari non usate mai il loro linguaggio»; quando fate un programma fatelo "per" e non "contro". Nel far passare il messaggio «riconoscete che i conservatori sono stati bravi e i progressisti hanno perso il treno». Non sono dei marziani, non sono i cattivi; hanno solo un progetto diverso dal vostro e dunque voi dovete vendere meglio il vostro progetto. «Dire la verità sul potere non basta. Bisogna presentare la verità in modo incisivo, dal proprio punto di vista». «Parlate sempre dalla vostra prospettiva morale. Usate il linguaggio dei valori, abbandonate il linguaggio dei politicanti». «Ricordate che gli elettori votano per la loro identità e per i loro valori, che non coincidono necessariamente con i loro interessi» (ad esempio molti ricchi votano per i progressisti, molti poveri votano per i conservatori).

Questi ed altri insomma i consigli che Lakoff fornisce alla base democratica statunitense per cercare di farle riguadagnare il terreno comunicativo perso nei confronti dei repubblicani.
Un pamphlet in definitiva di rapida e facile lettura. Perdippiù non ideologico o schematico (ad esempio osserva come in ogni persona sia più o meno latente anche il modello opposto; un docente può seguire il modello del padre severo a scuola, ma quello del genitore premuroso in famiglia) e che fa capire come in fondo la grande maggioranza degli elettori possa di volta in volta cambiare campo.
Ma questo è un discorso che vale molto più per gli Usa che non per il Ticino...