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Autori: Carmela Fiorini
Autori: Sandra Rossi
Autori: Ivan Pau-Lessi
Data: 15 marzo 2011

A colloquio con Carmela Fiorini e Ivan Pau-Lessi, che percorrono abitualmente il tragitto casa-lavoro in bicicletta

Per la bicicletta un nuovo futuro alla portata di tutti

Quando e perché ha deciso di raggiungere il posto di lavoro in bicicletta?

Carmela Fiorini:
tre anni fa mi sono trasferita da Gorduno a Bellinzona per avvicinarmi di più al posto di lavoro, evitando così spostamenti con l'automobile e quindi problemi di traffico e di posteggi. Durante la settimana posso tranquillamente rinunciare all'utilizzo dell'automobile; tutte le mie mete quotidiane, ufficio e negozi, sono alla portata dei miei piedi e della mia due ruote.

Ivan Pau-Lessi: da quasi 21 anni, da quando lavoro a Bellinzona, essenzialmente per due motivi. Spostarsi negli agglomerati diventava sempre più problematico e non era difficile prevedere il collasso del sistema viario a medio/lungo termine. Ho pensato che utilizzare la bicicletta avrebbe significato una macchina di meno in colonna e un parcheggio in più libero. Al mio posto avrebbe potuto circolare chi lo deve fare necessariamente per lavoro; vengo da una famiglia di artigiani e capisco le loro esigenze, si devono spostare con tutto il materiale occorrente e arrivare il più presto possibile alla meta.
Oltretutto avrei diminuito i tempi di percorrenza e anche i costi, benzina e posteggio, e dato il mio piccolo contributo alla vivibilità dell'agglomerato.
Ad essere sincero devo però riconoscere che questa mia scelta non è stata determinata solo da considerazioni teoriche ed ideali ma anche dal fatto che per me pedalare non è assolutamente un sacrificio ma bensì un piacere.

Suppongo che per arrivare in viale Officina si possano seguire percorsi diversi, segue sempre lo stesso?

Carmela Fiorini:
il tragitto mattutino non varia mai; il rientro invece dipende non solo dalle commissioni che devo fare ma anche dal traffico: il viale Portone è un centro nevralgico, soprattutto la sera dopo le 17.

Ivan Pau-Lessi: sono abbastanza abitudinario, quindi all'andata (Giubiasco-Bellinzona) seguo sempre il percorso che si snoda sotto la montagna; è più lento ma sicuro. Il rientro dipende dalla fretta, se devo partecipare a una seduta di municipio o ho un appuntamento, prendo la cantonale e presto molta più attenzione.

In media quanto tempo impiega e quanto invece ne impiegherebbe utilizzando l'automobile?

Carmela Fiorini:
con la bicicletta arrivo in ufficio in tre/cinque minuti mentre in auto ci impiegherei dieci/quindici minuti.

Ivan Pau-Lessi: da quando inforco la bici a quando arrivo sulla soglia dell'ufficio passano esattamente undici minuti e mezzo, sempre, in inverno come in estate, che sia bello o brutto. Con l'automobile invece non si sa mai bene quanto tempo si impiega perché diversi fattori influenzano la durata della trasferta. In determinate fasce orarie si procede al rallentatore, brutto tempo significa più colonne, vacanze scolastiche invece meno colonne ... direi da un minimo di 15 minuti a ...
Anche per i trasferimenti tra agglomerati l'opzione velocipede è pagante; se ho una riunione a Locarno oltre ad arrivare sempre in orario non impiego tanto tempo in più dei colleghi automuniti.
Ho calcolato che in dieci anni ho percorso 42 mila chilometri essenzialmente per spostamenti di lavoro.

Se le condizioni meteorologiche sono sfavorevoli come si regola?

Carmela Fiorini:
lascio a casa la bicicletta e mi sposto a piedi solo se piove o nevica perché trovo scomoda la mantellina incerata.

Ivan Pau-Lessi: sempre e comunque in bicicletta. Ho una mantellina eccellente, si allunga in avanti e copre benissimo, pantaloni compresi; arrivo in ufficio completamente asciutto e impeccabile come quando sono partito. Il materiale è trasparente quindi non nasconde la luce segnaletica e posso girare tranquillamente anche di notte. I problemi, paradossalmente, nascono una volta sceso della bicicletta. La pensilina della sede di piazza governo è distante dall'entrata principale, chi ha deciso la sistemazione ha dimenticato che chi va in bicicletta non usa l'ombrello, quindi delle due l'una: o si toglie la mantellina e ci si presenta bagnati o la si tiene fino all'ingresso, facendo attenzione a non inciampare.

Usa la bicicletta anche per altri spostamenti?

Carmela Fiorini:
tolgo l'auto dal garage solo se devo accompagnare qualcuno oppure se devo fare acquisti ingombranti.

Ivan Pau-Lessi: durante le vacanze mi dedico al cicloturismo, in solitaria o con mia moglie.
Abbiamo girato la Svizzera in lungo e in largo equipaggiati di tutto punto: tenda, fornellini, utensili ..., scoprendo un mondo particolare. Non si tratta di spostarsi semplicemente da un punto geografico a un altro, ma è un'esperienza molto più coinvolgente. Si vive a stretto contatto con la natura, in mezzo a paesaggi magnifici, i ritmi sono scanditi dall'alzarsi e dal calar del sole, il tempo assume un'altra dimensione e anche i rapporti umani. Le persone si avvicinano senza bisogno di cercarle, spontaneamente e con confidenza, indicano la strada, dove si mangia bene, cosa bisogna visitare ...
Indimenticabili sono poi state due trasferte oltre confine, con mete, dal punto di vista ciclistico, esattamente agli antipodi. Da Giubiasco a Roma abbiamo impiegato undici giorni, completamente autosufficienti e senza assistenza. Il ritorno in treno è invece risultato ben più problematico perché abbiamo faticato non poco a trovare spazio per caricare le nostre bici! Ad Amsterdam siamo invece giunti facilmente in treno per poi scendere in bicicletta fino a Basilea.

Quali sono i pericoli e le situazioni a rischio con i quali si è confrontato più sovente?

Carmela Fiorini:
quando la circolazione è molto intensa mi sento un po' a disagio, stretta tra le vetture che quasi mi sfiorano, pertanto, in queste circostanze, sono costretta a rubare un po' di marciapiede ai pedoni.
Faccio sempre molta attenzione agli incroci, quando le macchine sono ferme e i conducenti pronti a scattare perché spesso sono distratti dai loro pensieri e non prestano la dovuta attenzione ai ciclisti.
Ovviamente prima di attraversare sulle strisce pedonali mi assicuro di essere ben vista, cercando un cenno di conferma dall'automobilista.

Ivan Pau-Lessi: in città si condivide uno spazio nel quale la bicicletta è l'elemento debole, marginale e quasi di disturbo. Gli automobilisti sono abituati a pensare che il ciclista va piano, quindi escono dagli stop incuranti del suo arrivo, oppure lo superano e girano subito a destra tagliandogli la strada. Bisogna perciò prestare doppia attenzione e prevedere le mosse dei conducenti per circolare con un minimo di sicurezza.

Quali provvedimenti sarebbe opportuno prendere per permettere un uso costante delle due ruote durante tutto l'anno?

Carmela Fiorini:
il territorio piuttosto pianeggiante del Bellinzonese dovrebbe invitare quasi naturalmente a utilizzare la bicicletta. Purtroppo però le nostre città non sono adeguatamente coperte da una rete di piste ciclabili che consentano ai ciclisti di raggiungere liberamente e in sicurezza le loro mete.
Scarseggiano inoltre posteggi adatti alle biciclette, quelli a incastro per intenderci; penso ad esempio a piazza della foca, lì servirebbero non solo agli impiegati ma anche agli utenti.

Ivan Pau-Lessi: la combinazione ideale per spostarsi in bicicletta può essere sintetizzata in due parole: sicurezza e velocità. Molti percorsi ciclabili non sono funzionali perché sono spesso rotti dagli stop. Le continue interruzioni generano situazioni di pericolo, rompono il ritmo e affaticano inutilmente il ciclista.
In Olanda le bici corrono sempre, sono le auto che si fermano.
Mancano inoltre apposite piste ciclabili e posteggi adatti, dotati di una semplice copertura e di elementi ai quali poter allacciare le biciclette in modo da scoraggiare i furti.

Ritiene che la bicicletta possa diventare, se adeguatamente agevolata, un mezzo alternativo al trasporto individuale motorizzato a tutto vantaggio di una mobilità aziendale sostenibile?

Carmela Fiorini:
sì, a condizione di potenziare e migliorare le ciclopiste, rendendo la viabilità più sicura. A Bellinzona ci si sposta facilmente e senza fare troppa fatica; è peccato non poterne approfittare pienamente per la scarsità di piste adeguate.
Con i dovuti accorgimenti e un po' di promozione, Bellinzona potrebbe diventare una piccola Amsterdam, a tutto vantaggio della salute, dell'ambiente e ... della qualità di vita di ognuno.

Ivan Pau-Lessi: penso proprio che si sta andando in questa direzione. Partecipo al gruppo di lavoro incaricato di studiare il piano di agglomerato del Bellinzonese. Attorno al TILO, la futura metropolitana interna cantonale, e a un sistema di trasporto pubblico su gomma più performante si prevede di creare una rete di spostamento efficace, sviluppando in modo particolare la mobilità lenta.
Il sistema integrato dei trasporti è già una realtà in Olanda, paese precursore e all'avanguardia. Lassù si può benissimo vivere in periferia e lavorare in città senza per questo dover sprecare troppo tempo per spostarsi. Molti lavoratori lasciano il loro domicilio in sella alla bicicletta, percorrono itinerari solo ciclabili per raggiungere la stazione, dove una rampa permette loro di salire direttamente nel vagone-posteggio dal quale scendono una volta raggiunta la meta.
La futura e preconizzabile versione ticinese: abitare per esempio a Solduno, partire in bicicletta alla volta della stazione di Locarno, salire sul treno e scendere a Cadenazzo, rimontare in sella per raggiungere la zona industriale e commerciale di S.Antonino, il tutto impiegando una mezzoretta soltanto.
Dalle riflessioni che si stanno facendo nel Bellinzonese si possono già intravedere altri sviluppi interessanti. Accanto alla classica percorrenza verticale, la creazione di una spina dorsale solo per biciclette parallela alla ferrovia nel tratto Castione-Cadenazzo con allacciamenti ai paesi, alle aree commerciali e a quelle di svago, si fa strada l'idea di collegare i vari insediamenti anche a livello orizzontale. I primi elementi concreti di questa nuova concezione sono la passerella di Galbisio, in funzione da poco meno di un anno, e quella in realizzazione all'altezza di Monte Carasso.
E per finire: tutti si possono spostare in bicicletta, indipendentemente da età e acciacchi, perché quella elettrica ha reso gli uomini uguali di fronte alla fatica di pedalare.