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Autori: Milko Del Bove
Data: 19 dicembre 2006

Il teatro amatoriale, ovvero la fortuna di una forma di cultura popolare antica ma eternamente giovane, ancora molto diffusa e apprezzata nella Svizzera italiana.

Ridere in dialetto

L'esempio della Filodrammatica Santo Stefano di Tesserete, una compagnia di teatro dialettale che da tempo porta in giro per il Ticino le proprie commedie.

Il teatro amatoriale in Ticino
Se volessimo dar retta a chi definisce il teatro parente povero di cinema e televisione dovremmo concludere che quella particolare forma di spettacolo - la discrezione ci trattiene dal parlare di arte - rappresentata dal teatro amatoriale finisce con l'esser la ruota di scorta del carrozzone, una ruota oltretutto su cui i fratelloni alla guida fanno ben poco affidamento. Opinione peraltro confermata dal sempre minor spazio concessole nei media - giornali, radio e televisione - e di riflesso nelle nostre abitudini rispetto a altre forme di intrattenimento a noi piú familiari (e commerciali). Ammettiamolo: quanto è comodo decidere di andare al cinema o di restare a casa a vederci un film piuttosto che complicarci la serata a teatro! Almeno si potesse sgranocchiare pop corn, ma neanche quello.
Poi ci si guarda attorno e si scopre che quel mondo ritenuto ormai in via di estinzione è invece vivo, quanto mai vitale e decisamente prolifico. Lo animano persone di ogni età, frequentatori di lunga data e di esperienza che nulla ha da invidiare a quella dei professionisti, e giovanissimi ma non per questo meno appassionati e capaci. Nel solo Ticino si contano decine di compagnie amatoriali di ogni genere e dimensioni, il cui repertorio è estremamente variegato: teatro dialettale, musicale, cabaret, comico e drammatico, teatro per l'infanzia e dei mimi o delle marionette, classico e sperimentale, e altro ancora.
Il punto forte del teatro consiste appunto nella sua prossimità, nella facilità con cui si lascia avvicinare e ci coinvolge, nella disponibilità a offrire a ciascuno un ruolo adatto alle proprie caratteristiche e agli interessi personali. Vero è che andare al cinema è piú facile, ma è altrettanto vero che risulta piú semplice avvicinarsi al teatro, attraverso la scuola, la parrocchia o l'associazione di paese. E una volta intrapreso il mestiere di teatrante, anche quando ci si rende conto che recitare su un palco davanti a un pubblico reale, in presa diretta e senza possibilità di ripetere una battuta errata o dimenticata, è tutt'altra cosa che recitare davanti a una videocamera guidati passo dopo passo da un regista e una troupe lí apposta solo per aiutare l'attore; anche allora il teatro sa conservare il suo fascino e trasmetterlo a tutti, pubblico, attori e addetti ai lavori.
Un esempio, la Filodrammatica Santo Stefano
Il piú famoso carnevale sottocenerino, un festival irlandese, ora anche un frequentatissimo centro sportivo e balneare: con tali biglietti da visita è facile intuire che a Tesserete si sa approfittare del tempo libero nel miglior modo possibile. Lo stesso spirito probabilmente ispirava gli appassionati di teatro che un giorno si riunirono per fondare la Filodrammatica Santo Stefano, una compagnia amatoriale inserita nella tradizione del teatro dialettale e popolare della Svizzera italiana. Oggi la compagnia è una realtà consolidata con oltre mezzo secolo di storia e una ventina di collaboratori, con radici ben piantate nel comune, una programmazione che copre tutto il territorio cantonale e - caso piuttosto raro - una presenza fissa pluriennale in televisione grazie alla ripresa e trasmissione in video degli spettacoli da parte di Teleticino. In un presente televisivo che ha relegato le commedie dialettali nella memoria del pubblico anziano questa è certo una buona notizia.
Le trame sono varie ma sempre attente alla realtà della vita di paese e di riflesso al vissuto quotidiano del pubblico (i rapporti spesso tribolati con i parenti e i vicini, la difficile ricerca di un equilibrio fra il lavoro, la famiglia, gli amici e sé stessi, le piccole sorprese che la vita riserva). Generi e stili sono quelli usuali nel teatro dialettale ticinese, dove imperano la farsa e la commedia degli equivoci e dove trova spazio qua e là un tocco di satira riferita alla cronaca contemporanea che non solo ben si combina con la comune speranza di una vincita al lotto o le ancor piú diffuse - e meno attese - imposte da pagare, ma riesce a giustificare la surreale apparizione sulla scena di Belzebú in persona, corna coda e tridente compresi. Un diavolo paesano e bonaccione, s'intende.
Quanto la notorietà ripaghi gli attori dei sacrifici fatti, solo a loro è dato di sapere. L'impegno copre praticamente tutto l'anno, a partire da settembre quando iniziano le prove con un picco nel periodo natalizio, momento d'avvio della serie di rappresentazioni: la prima necessariamente il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano; poi tre repliche nelle settimane successive (il 30 dicembre 2006, il 5 e il 13 gennaio 2007) e una tournée con un'altra dozzina di appuntamenti in giro per il cantone, fino a tutto il mese di maggio, armi e bagagli al seguito. Sí, perché ci si esibisce dove càpita, in sale non sempre strutturate e attrezzate, quindi bisogna darsi da fare, riciclarsi in manovale e falegname e elettricista, montare le scenografie e allestire il palco, le luci e gli altoparlanti. La regia tecnica rimane nascosta, dietro le quinte (per usare un termine da teatro); si nota solo quando non funziona e perciò è bene che non si noti, ma è un lato altrettanto importante di quello esibito allo sguardo del pubblico.
Terminata la tournée, spente le ultime luci, chiusa la ribalta gli attori si rilassano: ora tocca alla regista riprendere a lavorare per lo spettacolo dell'anno successivo: da giugno a settembre il tempo trascorre fra la lettura e la selezione dei copioni, l'allestimento del testo da portare in scena, la scelta dei personaggi e la distribuzione dei ruoli. La regista è sovrana, con gli onori e gli oneri conseguenti il dover gestire tanti differenti caratteri per loro natura portati a essere esuberanti - altrimenti che attori sarebbero, vien da chiedersi - e affamati di palcoscenico. Un attore per diletto non ha nemmeno la prospettiva della fama o della paga, quindi se il gruppo non funziona la compagnia ha vita breve: questi ci san fare, in scena e fuori, prima e dopo lo spettacolo, e se le cose stanno cosí parte del merito è da attribuirsi alla regina-regista che lima e smussa e blandisce e strepita quando, come e quanto è necessario. Ruolo non facile, sebbene fuor di scena.

La commedia
Il testo della nuova commedia, Viagg, gabol e salmon, rispetta la consuetudine della trama popolare; ritroviamo anche qui la commedia dialettale di paese e la storia godibile che gli affezionati conoscono. Non ne sveliamo nulla, se non la presenza di un truffatore - anzi di un ladro gentiluomo, perché anche la cattiveria è velata di leggerezza e piú che di rapinare, qui di rubar cuori si tratta - e delle sue controparti, un poliziotto con il miraggio di catture di ben diverso sapore e il titolare di un'impresa in crisi (la vittima) che non sa piú che pesci pigliare; i tre personaggi, affiancati dai loro compagni di avventura, si rincorrono fra le turbolente pareti dell'agenzia viaggi in cui la commedia è ambientata.
Il teatro dialettale nasce dal basso, dalla vita della gente comune che ne costituisce il pubblico ideale; ciò non significa però che bassi devono essere i temi trattati e i toni del linguaggio scelto, nella sua forma canonica del dialetto. La Filodrammatica Santo Stefano mantiene questa promessa: anche nei momenti comici, dove si potrebbe cedere alla tentazione della battuta facile e un poco pesante, il testo delle sue commedie conserva una leggerezza e una gentilezza per niente fuori luogo nel contesto dialettale in cui è inserito. Merito di chi ha dato forma a un copione rigoroso e equilibrato, e di chi, sulla scena, si trova a dover infondergli la vita. Assistere allo spettacolo diventa allora un piacere da gustare a piccoli bocconi.
Precedenti rappresentazioni:

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Per altre informazioni è possibile rivolgersi all'indirizzo info@fdsst.ch