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Autori: Paola De Marchi-Fusaroli
Autori: Dody Taminelli
Data: 06 aprile 2006

Intervista di Paola Fusaroli a Dody Taminelli, funzionaria di direzione presso la Divisione delle risorse fino al 31 gennaio 2005 e attualmente in pensione.

Sono in pensione, ma continuo a pedalare...

Dody Taminelli ha lavorato per 45 anni alle dipendenze dell'Amministrazione cantonale e di cambiamenti ne ha visti molti. Le abbiamo chiesto di raccontarci quelli da lei ritenuti i più significativi.

Dal 1959 a oggi l'Amministrazione cantonale si è evoluta a tutti i livelli. Quali sono le tappe che, a suo avviso, hanno segnato maggiormente tale evoluzione?

Premessa: rispondo a queste domande in modo semplice, senza pretese di fare colpo su qualcuno e, in particolare, con la speranza di essere capita da tutti.
Dunque: le tappe che hanno segnato maggiormente l'evoluzione in seno all'Amministrazione cantonale? Beh, quelle importanti sono note e stranote e non tocca a me ricordarle. Comunque, una cosa è certa: tutto cambia e tutto rimane uguale, o quasi. È come nella moda: si ripete sempre.
Dico soltanto che il computer è stato la rovina di noi segretarie. I dirigenti ormai fanno tutto loro. Al limite, ci assegnano una qualche lettera da impaginare. Per fortuna ho avuto un direttore molto umano che mi ha sempre lasciato spazio e dato la possibilità di fare molto di mia iniziativa. Peccato soltanto che quando ero io a chiedere qualche cosa, naturalmente sempre a nome del mio Direttore, la risposta andava direttamente a lui, senza che io ne ricevessi copia. Per questo sto ancora aspettando...
Dimenticavo: le parole più semplici dette in inglese. Quelle sì, che fanno un grande effetto e ti fanno capire che i tempi sono cambiati!
Un giorno il mio Direttore mi dice di chiamargli un collega. Mi viene risposto che è in un workshop.
«Santo cielo, dov'è finito? Cosa diavolo gli è capitato? Ma sta male?»
«Ma no, non sa cosa vuol dire workshop? Significa che è occupato in una riunione!»
Stranamente, non mi sono sentita tapina io. Tapino è chi ha usato una parola così strana e complicata, quando avrebbe potuto semplicemente dirmi che il collega era occupato in una riunione. Ma vuoi mettere l'effetto che fa a dirla in inglese... E poi ci sono il meeting, la convention...
Capito perché la grande evoluzione in certi casi non c'è mai stata? È tutta una finta!
In parole povere, invece di semplificarla, la vita, l'hanno resa più complicata...

Qual è il ricordo più bello che ha del suo lavoro?

Ne ho così tanti di bei ricordi, che proprio non saprei da che parte cominciare... È un po' come quando nei dibattiti ti danno 30 secondi per rispondere. Il tempo di prendere fiato e i 30 secondi sono scaduti! Dovrei avere lo spazio della rivista tutto per me.

Le va di raccontarci un aneddoto divertente?

30 aprile 1989. Arrivo in ufficio e piango disperatamente. I colleghi preoccupati chiedono che cosa mi è successo.
«È morto Vincenzo, è morto Vincenzo!». I colleghi sbiancano in volto e qualcuno sta per svenire. Penso che anche loro hanno un grande cuore, anche loro sono molto sensibili, visto che capiscono così bene quanto è grande il mio dolore. Dopo un attimo di sgomento, convinti che io mi riferisca a un funzionario dell'Amministrazione cantonale, vogliono sapere come è morto Vincenzo B...
«Ma quale B...? Il Vincenzo che è morto è il mio gatto, il mio adorato gattone Vincenzo!».
Tutti tirano un sospiro di sollievo (e come li capisco!) e poi cercano di consolarmi.
Sono passati tanti anni dalla morte del mio Vincenzo e a Palazzo è rimasta legata a questo fatto tragicomico.

Come passa le sue giornate ora?

A dire il vero non mi sono ancora resa conto di essere in pensione.
La mattina mi alzo sempre presto, ma la sera, finalmente, non mi preoccupo più di andare a letto presto per essere in forma il giorno dopo.
Quasi tutti i giorni vado in città perché ho una cara amica, la Lucia, che mi aspetta per prendere assieme il caffè. Poi passo a salutare i miei ex colleghi, che se non mi vedono per qualche giorno mi tempestano di telefonate per accertarsi che io stia bene. La ragazza che ha preso il mio posto presso la Segreteria della Divisone delle risorse, Luana, si è così affezionata a me, che non passa giorno senza che mi telefoni o mi scriva un messaggio elettronico.
E non potrei uscire da Palazzo senza fare un salutino al mio ex Direttore, Sergio Morisoli, la persona più cara e disponibile che abbia mai conosciuto. E poi, come potrei dimenticare che mi aveva persino proposto di falsificare la data di nascita per poter prolungare il mio mandato a Palazzo! Naturalmente era una battuta, ma è bastato per montarmi la testa, e non di poco...

Chi la conosce, sa che le piace andare in bicicletta...

Sì, è vero. La macchina l'ho sempre lasciata a casa per problemi di posteggio. Con la bicicletta la cosa è molto, ma molto più semplice. Ma non mi sono mai limitata ad andare al lavoro in bicicletta. Il sabato e la domenica faccio lunghe pedalate nel Piano di Magadino ed è quasi diventata un'abitudine andare a bere il caffè all'aeroporto di Magadino.
È magnifico il Piano di Magadino e io mi incanto a guardare la natura e a "parlare" con tutti gli animali che trovo lungo il tragitto. A Cadenazzo faccio una fermata obbligatoria, perché c'è Simba, un volpino bianco, che corre come un pazzo ogni volta che mi vede arrivare.
Non ho però mai capito una cosa: io è una vita che vado in bicicletta, anche per rispetto dell'ambiente. Una volta in bicicletta ci sono andati i 5 Consiglieri di Stato e la televisione li ha ripresi, quasi fossero eroi. Chissà perché? Forse avevano una bicicletta più bella della mia? La mia, comunque, ha compiuto cinquant'anni ed è lì lucida e brillante che fa persino male agli occhi guardarla.

Che cosa consiglia ai giovani che entrano nel mondo del lavoro?

Quando ho cominciato a lavorare l'unico consiglio me l'ha dato la mia povera, adorata mamma: «Sii sempre rispettosa, volonterosa e disponibile!». Parole sante che mi hanno garantito e assicurato il posto di lavoro per 45 anni.
Mi viene pure in mente una frase che mi ripeteva spesso la mia cara amica nonché ex collega di lavoro Margherita Bionda: «Devi essere un coperchio che va bene per ogni pentola!». Capito il concetto?
E per finire vi dirò che, modestamente, io a Palazzo mi sono sempre definita meglio di Litz Taylor. Per quale motivo? Semplice: lei, nella vita, di uomini ne ha avuti sette, io a Palazzo, ne ho "avuti" otto. Beh, erano semplicemente i miei carissimi superiori. Comunque, sempre uomini sono!