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Autori: Patrizia Canonica Tettamanti
Data: 08 giugno 2010

I nuovi strumenti web rovesciano i ruoli. I giovani spesso possiedono maggiori conoscenze degli adulti. Basta questo per dire che possono essere lasciati soli?

Tecnologie e senso di responsabilità: che fatica!

La generazione dei "nati digitali" (i nostri adolescenti), convive con la generazione dei nati nell'era pre-digitale (gli adulti che li circondano) in mezzo a delle tecnologie che continuano a svilupparsi e a offrire nuovi beni e servizi. In questa situazione anomala i ruoli tradizionali si rovesciano, i giovani corrono e vengono lasciati correre, mentre molti adulti guardano e rincorrono. Una situazione inevitabile? Come affrontarla?

Sono numerosi i giovani che ricevono regali \"tecnologici\", sotto l\'albero o per i compleanni, soprattutto gli adolescenti di entrambi i sessi. Numerosi sono anche coloro che impiegano parte del denaro ricevuto in dono per soddisfare desideri indotti dalle nuove abitudini che ormai imperversano nel tempo libero, nello studio e nella comunicazione con compagni e amici.
Chi cresce ed educa ragazze e ragazzi, i genitori in particolare, è costantemente confrontato con queste abitudini, e cede spesso all\'insistenza dei giovani, senza però capire poi come muoversi una volta che questi strumenti hanno preso piede.
I genitori sono alle prese con una generazione di adolescenti che qualcuno ha definito \"nati digitali\"; sprovvisti di un\'esperienza precedente ed equivalente, essi si sentono incompetenti e impotenti, mentre i figli crescono a stretto contatto con le nuove tecnologie, attraverso un uso sistematico, nella vita di tutti i giorni, di strumenti quali computer, telefonini e soprattutto Internet.
In queste condizioni, davanti a una materia completamente nuova , non si può pretendere dagli adulti che posseggano tutte le competenze necessarie per identificare vantaggi e/o potenziali rischi insiti nell\'uso del computer e di Internet. Per capire, basta fare un parallelo con l\'educazione stradale. Non c\'è genitore che non sappia che rischi si corrono guidando o semplicemente camminando per strada, e che quindi non possa in maniera spontanea trasmettere comportamenti adeguati ai figli. Sulla strada delle tecnologie la situazione è invece ben diversa: i genitori non ci sono passati prima dei figli e ad alcuni di loro le conoscenze vengono impartite addirittura dai figli.
È una situazione di cui nessuno ha colpa e occorre accettarla perché è frutto di un\'evoluzione velocissima e, per certi versi, pure incontrollata che caratterizza questo periodo di transizione.
Non può però essere considerata né una scusa, né un motivo per ignorare quelle che sono le responsabilità educative anche in merito all\'uso dei nuovi strumenti di comunicazione.
Sarebbe infatti un grosso errore da parte degli adulti quello di abdicare totalmente dal loro ruolo di guida. Buon senso e prudenza non devono venir sopraffatti dal comodo senso di inevitabilità e davanti a questa situazione anomala ci si deve rimboccare le maniche, perché il lavoro è tosto.

Si parla già da molto tempo di prevenzione, soprattutto per quanto riguarda la navigazione sicura di bambini ed adolescenti. È sicuramente un bene che questo aspetto sia già stato affrontato attraverso iniziative di associazioni, di uffici dell\'Amministrazione cantonale, da alcuni docenti e assemblee genitori. Siamo tutti, bene o male, abbastanza informati sull\'esistenza di pericoli ai quali si può andare incontro sulla grande rete, soprattutto nell\'ambito di incontri \"virtuali\" o attraverso consultazione di materiale inappropriato.
Molti più giovani ora, grazie ai controlli più stretti dei genitori, sanno difendersi dalle cattive compagnie \"virtuali\" e cosa fare davanti a contenuti problematici. Sì può affermare che la difesa dei minori, portato avanti da più associazioni, sia un aspetto acquisito da parte dei genitori, anche perché è da tempo che se ne parla e se ne discute apertamente e pubblicamente.
Quello invece di cui non si parla ancora abbastanza e che sembra sfuggire alla maggior parte degli adulti, ma di cui si ha testimonianza per l\'aumento dei casi problematici, è il pericolo subdolo legato non tanto ad azioni subite, bensì ad azioni compiute, spesso inconsapevolmente. Sempre più giovani, ma anche adulti, si mettono nei guai per azioni che, compiute attraverso l\'uso di computer, telefonini e Internet, violano etica, regolamenti, leggi in vigore, codice civile e penale.
In modo simile all\'educazione stradale, la condizione per l\'uso di un mezzo potente, come può essere un\'automobile, è condizionata al raggiungimento di una determinata età, al rilascio di una patente e alla conoscenza delle norme di circolazione. Tutti sono oltretutto informati sulle conseguenze fisiche e penali di atti compiuti al volante di una vettura.
Con le tecnologie, non siamo ancora a questo livello. Gli adolescenti, ma non solo loro, guidano, metaforicamente parlando, attraverso consolle, computer e telefonini, delle macchine potenti nel traffico della rete. Questo senza una licenza e senza conoscere il codice della strada e con poco inquadramento da parte degli adulti, a loro volta spesso ignari del pericolo e degli effetti devastanti che possono causare certe azioni, sugli altri e su loro stessi. La maggior parte dei giovani è ignara delle conseguenze giuridiche alle quali si può andare incontro, così come lo sono la maggior parte dei loro genitori.

Si verificano sempre più frequentemente casi problematici che coinvolgono giovanissimi, i quali violano regolarmente le basilari regole della buona educazione e dell\'etica, e spesso anche le leggi sulla privacy e sulla protezione della personalità. Come? Pubblicando o diffondendo in Internet e attraverso i telefonini dei testi e delle immagini senza minimamente riflettere su dove finiranno, su chi potrà leggerli, sull\'effetto che avranno. Non tutti i casi vengono riportati dai mezzi di informazione. Se ne parla al momento, magari davanti al direttore della scuola o a un poliziotto interpellato per l\'occasione, o tra genitori. Qualche caso eclatante passa nell\'attualità, come quello della ragazza condannata per condivisione illegale di materiale, musica e film, soggetto ai diritti di autore. I social network sono frequentatissimi dai minorenni che seminano informazioni personali su loro stessi e sui conoscenti, senza troppo riflettere a quello che scrivono e a chi lo leggerà. E ora la medesima situazione si ripresenta anche tra gli adulti. Sono molti i docenti che conoscono poco le nuove tecnologie, sapendo utilizzare a stento un computer, ma sono presenti su Facebook, senza interessarsi ai meccanismi che ne stanno alla base.

È sempre più difficile il ruolo dell\'adulto, impegnato a educare su un terreno che conosce poco o niente, in ogni caso meno dei propri figli o dei propri allievi. La partecipazione del genitore o del docente all\'acquisizione di comportamenti adeguati nel mondo virtuale - che poi tanto virtuale non è, viste le conseguenze reali dei propri atti - resta comunque fondamentale, soprattutto in questo momento ingarbugliato, di transizione e di convivenza tra i cosiddetti \"nati digitali\" e adulti cresciuti nell\'epoca pre-digitale.

A questo tema sono dedicate molte pubblicazioni accessibili attraverso il web. Una di queste è l\'ottima guida dell\'Ufficio della comunicazione elettronica \"Pubblicare e scaricare da Internet: qualche riflessione\" che può essere scaricata dal sito dell\'Amministrazione cantonale ti.ch.
Perché dunque non cogliere l\'occasione per abbinare un esemplare della guida al nuovo computer o al nuovo telefonino destinato al nipotino, alla figlia e al figlio, e perché non prendersi del tempo per avvicinarsi all\'argomento, sfogliando la guida insieme ai propri figli o ai propri allievi prima di entrare in aula di informatica, per rendersi conto dei problemi che potrebbero presentarsi e per trovare utili raccomandazioni. Soprattutto per imparare insieme un comportamento prudente e il ... codice della strada!