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Autori: Mariarmanda Dadò Trezzini
Autori: Rudolf Stockar
Data: 10 febbraio 2009

Identificati fossili sorprendenti sul Monte San Giorgio: contengono le risposte ai quesiti che nessun altro luogo al mondo potrà probabilmente fornirci

Tuffo di 235 milioni di anni nella laguna di Cassina

Archiviata con successo la terza campagna di scavi paleontologici del Museo cantonale alle soglie del 2009, l'anno di Charles Darwin.

Il 12 febbraio ricorre il Darwin Day, giorno della nascita del padre della teoria dell'evoluzione. Quest'anno si celebrano insieme il bicentenario della nascita del grande naturalista (1809) e il 150° del suo testo più noto: L' origine delle specie per selezione naturale (1859).
Manifestazioni sono previste in Svizzera e in Italia, dove, tra gli eventi di maggior spicco, troviamo la mostra multimediale al Palazzo delle esposizioni di Roma (12 febbraio - 3 maggio) e l'esposizione alla Rotonda della Besana di Milano (6 giugno - 24 novembre).

Alle soglie dell'anno darwiniano, in Ticino si è concluso con successo il terzo anno consecutivo della campagna di scavi paleontologici del Museo cantonale di storia naturale sul Monte San Giorgio (patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 2003). I lavori sono stati condotti in stretta collaborazione con istituzioni accademiche svizzere, germaniche e italiane (foto 1). Particolarmente proficua è risultata la collaborazione con le due sedi di Varese e di Como dell'Università degli studi dell'Insubria, da dove è giunta una decina di studenti nell'ambito della convenzione di formazione e orientamento che lega l'ateneo lombardo all'istituto ticinese.
Le attività si sono svolte in due diversi cantieri. In località Cassina, a 900 metri di quota, è proseguita l'esplorazione avviata nel 2006 e i ricercatori hanno recuperato 120 fossili di pesci dalle dimensioni di pochi centimetri fino a quasi mezzo metro, oltre ai resti di invertebrati, conifere e dei primi rettili marini provenienti da questa località. Tra i reperti, domina il grosso predatore Saurichthys, una sorta di barracuda preistorico. Numerosi anche i pesci di dimensioni più ridotte, appartenenti a specie affiorate per la prima volta in questo comparto.
Parallelamente alla scavo principale di Cassina, è stato condotto un sondaggio in una seconda area dei Calcari di Meride a mille metri di quota. Grazie ai fossili ritrovati, appartenenti in prevalenza a rettili e pesci, è stato possibile correlare questa serie con altre analoghe della montagna. Il lavoro rientra nel quadro della redazione della nuova cartografia geologica della regione, alla quale il Museo cantonale contribuisce a sostegno del Servizio geologico nazionale.

Quello condotto dal Museo a Cassina è l'unico scavo attivo. Esso permette il recupero di materiale documentario per la creazione di una prima collezione cantonale e il moderno lavoro sistematico porta a continue scoperte. Negli ultimi sei anni sono state descritte una nuova specie d'insetto - proprio i primi insetti del Monte San Giorgio furono scoperti soltanto nel 1998 - e tre nuove specie di pesci. Un esempio su tutti è rappresentato da un esemplare di Saurichthys curionii, pesce predatore che doveva ricordare il moderno barracuda. Niente di nuovo, apparentemente, poiché si tratta di una delle cento specie di pesci conosciute dal San Giorgio. A Cassina, in tre anni, ne sono stati recuperati duecento. E, invece, il lungo lavoro di preparazione (foto 2), ossia la paziente liberazione dalla matrice rocciosa che nel caso specifico ha richiesto 180 ore circa, ha mostrato come questo reperto sia diverso da tutti gli altri sinora scoperti al mondo. Janine (foto 3), così è stata battezzata dal nome dello scopritore, nel suo ventre custodisce sedici embrioni lunghi un centimetro o poco meno. Una nuova vita stava per nascere, 235 milioni d'anni fa, nella laguna che diede i natali alle rocce del San Giorgio. La fossilizzazione di quest'istante magico è un processo eccezionale, che solo qui e in pochissime altre località al mondo poteva verificarsi. La scoperta è stata presentata all'ultimo Swiss Geoscience Meeting.

Janine e gli altri Saurichthys non erano naturalmente gli unici abitatori della "Laguna di Cassina". Nel materiale estratto si legge la presenza di altri pesci, adattati a una molteplicità di nicchie ecologiche, quali i grossi Archaeosemionotus con dentatura robusta (foto 4), Eosemionotus (foto 5) con denti sottili come aghi probabilmente per strappare larve dal fondo o i piccoli Peltopleurus, lunghi un paio di centimetri soltanto.

E poi ci sono i rettili venuti dalla terraferma che si sono adattati a vivere in un mare che un'estinzione catastrofica avvenuta qualche milione di anni prima aveva spopolato. Lo scorso autunno sono venuti alla luce i primi due esemplari, ma solo la futura preparazione potrà dirci qualcosa sul loro conto.

Alcuni dei rappresentanti di questa fauna perduta nelle rocce del Monte San Giorgio si possono ora ammirare a Lugano, nella nuova esposizione che il Museo dedica allo scavo in corso (foto 6). La mostra è accompagnata da un filmato e richiama la situazione del cantiere, con un pavimento di lastre, recuperate dagli scarti dello scavo, in cui si inseriscono le vetrine che accolgono i fossili, come Janine.
E Janine, attraverso il vetro che la protegge, sembra proprio volerci ricordare che il giacimento del San Giorgio avrà sempre un ruolo centrale nella ricerca scientifica. Le sue rocce contengono risposte ai quesiti dell'evoluzione che nessun altro luogo potrà probabilmente fornirci. Non importa che sul Monte San Giorgio si scavi da oltre 150 anni. È sufficiente esserne consapevoli e adattare i metodi di ricerca. Sorge spontaneo citare Proust quando scrive che "la vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi".