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N1 - 2019

elezione

«Alla base del cambiamento, la tecnologia»

Raniero Devaux, a Capo della Sezione delle risorse umane da inizio gennaio, ci racconta alcuni retroscena sulle elezioni e i progetti di digitalizzazione nell’Amministrazione cantonale

Autori: Mattia Bertoldi
Autori foto: Elizabeth La Rosa
Data: 11 marzo 2019

Raniero Devaux è stato nominato a capo della Sezione delle risorse umane da poco più di due mesi, eppure sono oltre trent’anni che lavora per l’Amministrazione cantonale. Nel 1991 è stato designato aggiunto al capo dell’allora Ufficio per il perfezionamento professionale e per poco più di dieci anni si è occupato di formazione. Poi, nel 2003, ha assunto la funzione di capo dell’allora Area della consulenza e dello sviluppo (ora Area della consulenza e dell’organizzazione) all'interno della Sezione delle risorse umane. Da diverso tempo segue in prima persona le giornate di spoglio per le elezioni cantonali, ed è questo lo spunto da cui partiamo in questa intervista.

Signor Devaux, da quanto tempo segue le elezioni cantonali?

«Me ne occupo da circa vent’anni perché ho l’incarico di reclutare il personale che seguirà lo spoglio sia in vista delle elezioni cantonali, sia per quelle comunali. All’inizio si trattava di leggere i risultati scheda per scheda, un’operazione laboriosa che richiedeva diverse ore; oggi invece è tutto automatizzato e i dipendenti verificano che le schede siano conformi prima di infilarle negli appositi scanner. Il rischio di errori è quindi di gran lunga inferiore».

Quanto tempo richiedeva il lavoro di spoglio, prima dell’arrivo di queste macchine?

«Molto più tempo. Ricordo che la domenica, per il Consiglio di Stato, si terminavano le operazioni a sera ormai inoltrata. Tutto dipendeva dalla velocità di esecuzione di chi inseriva i dati nel sistema ed è chiaro che se oggi non avessimo gli scanner, considerato anche l’accresciuto numero di elettori, le elezioni potrebbero protrarsi per molte più ore rispetto a quanto siamo abituati».

Quanto è difficile reclutare oltre 220 persone che lavoreranno non solo di lunedì, ma anche domenica 7 aprile?

«Non molto e, anzi, abbiamo un problema di selezione. Abbiamo inviato una circolare e sono stati più di 400 i dipendenti a candidarsi. Abbiamo così privilegiato chi lavora nel Bellinzonese anche perché la partecipazione a queste due giornate è subordinata a una formazione specifica che richiede un minor tempo di trasferta a chi vive nei pressi della capitale. Ovviamente la loro partecipazione dipende anche dalla disponibilità dei funzionari dirigenti, che devono essere in grado di poter sopperire alla loro assenza nella giornata di lunedì 8 aprile, quando si segue lo spoglio delle schede di voto per il Gran Consiglio».

Quali motivazioni spingono i dipendenti a lavorare nella domenica delle elezioni?

«Di sicuro l’attaccamento alle istituzioni civiche e politiche gioca un ruolo importante. Per alcuni è anche una questione di tradizione, perché l’ha fatto per diversi anni e ci tiene a continuare. Il tutto a beneficio del lavoro, perché molti volti sono noti e si crea un bello spirito di gruppo. Personalmente, apprezzo la puntualità e la serietà di dipendenti che in quelle ore rispettano anche regole particolari, come quella di non poter disporre dei telefonini per ovvi motivi di discrezione. Le disdette sono inoltre molto rare – anche per chi lavora, il giorno delle elezioni cantonali è un appuntamento molto atteso!»

«La formazione continua è oggi il pilastro dell’attività professionale, perché occorre adeguare costantemente le proprie competenze a un mondo in continua mutazione»

In oltre trent’anni di lavoro per l’Amministrazione cantonale, lei ha notato un cambiamento nella reputazione del funzionario pubblico agli occhi della popolazione?

«Penso che la nostra reputazione sia migliore rispetto a un tempo. C’era una volta la visione dell’occupazione statale come lavoro sicuro, comodo e poco dispendioso in termini di tempo, ma basterebbe passare davanti a molti uffici dell’Amministrazione cantonale nel tardo pomeriggio per rendersi conto di come siano in tanti a darsi ancora da fare, dimostrando grande disponibilità e un alto orientamento al cittadino. Penso quindi che quell’immagine sia ormai datata, anche perché il cambiamento generazionale all’interno delle gerarchie e la digitalizzazione hanno rappresentato due grossi punti di svolta».

In che senso?

«Grazie agli strumenti digitali, il cittadino oggi può inviare in tempi molto brevi una richiesta e si aspetta in tempi altrettanto brevi una risposta. Un cambiamento che si somma a un aumento della popolazione, a una diminuzione degli effettivi e a un maggior numero di compiti che l’Amministrazione cantonale è tenuta a erogare. La sfida è quindi riuscire a rispondere in maniera efficiente alle esigenze dei cittadini».

Lei proviene dal mondo della formazione: quanto è importante la formazione continua per i dipendenti di oggi?

«Molto importante. La formazione continua è oggi il pilastro dell’attività professionale, perché occorre adeguare costantemente le proprie competenze a un mondo in continua mutazione. Anche per questo motivo, l’Amministrazione cantonale ha creato un percorso formativo per tutti i funzionari dirigenti: oltre alle competenze tecniche e specifiche, si associano competenze gestionali per valutare una prestazione, far crescere il proprio personale o gestire un conflitto. In questo modo abbiamo voluto valorizzare un modello in cui la flessibilità permetterà alla o al dipendente di crescere all’interno del settore pubblico».

Come si svolgono i corsi?

«Il modello classico, basato sulla lezione frontale in un’aula, sta lasciando spazio a una nuova tipologia di formazione continua basata su moduli online, metodi di apprendimento a distanza e soluzioni più mirate sulle esigenze del singolo. In questo modo è più facile instaurare un equilibrio continuo tra formazione e lavoro, senza che una dimensione prevalga sull’altra».

«Presto digitalizzeremo tutti gli incarti personali classificati alla Sezione delle risorse umane»

Lei è in carica da poco più di due mesi. Il fatto di esser stato un dipendente dell’Amministrazione cantonale per molti anni le ha facilitato la presa in carico delle sue nuove responsabilità?

«Da un lato sì, perché conoscevo già determinati aspetti ma mi sono subito reso conto di quanti temi e quante procedure richiedano ulteriori approfondimenti. Per questo, il mio adattamento a questa nuova funzione prenderà ancora un po’ di tempo ma già nel corso dell’estate vogliamo portare avanti un importante progetto».

Quale?

«Si tratta dell’e-dossier, ovvero la digitalizzazione di tutti gli incarti personali classificati alla Sezione delle risorse umane. Così facendo avremo un migliore accesso alle informazioni da parte nostra, del dipendente e del funzionario dirigente».

E il telelavoro? Come sta andando il progetto pilota?

«Molto bene, e oltre all’opzione di lavoro da casa stiamo approfondendo la possibilità di appoggiarsi a una decina di sedi esterne. Penso sia questa la principale novità, perché sarà così possibile offrire un servizio ancor più vicino ai cittadini. In questo modo la collaboratrice o il collaboratore perderà meno tempo nella trasferta e l’utenza non dovrà spostarsi fino a Bellinzona per ricevere un’informazione o beneficiare di una consulenza. Sfruttando questo modello, in futuro sarà così possibile contribuire alla diminuzione del traffico e dell’inquinamento, offrendo a cittadini e dipendenti una maggior disponibilità di tempo».