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N1 - 2021

comune, s. m.

Bellinzona chiamata alle sue "prime" elezioni comunali

A colloquio con il segretario comunale Philippe Bernasconi per scoprire come l'amministrazione si sta preparando all'evento. Cento le persone coinvolte, chiamate a lavorare con "precisione e attenzione"

Autori: Oliver Broggini
Autori foto: Ivan Vanolli
Data: 09 marzo 2020

Con il sorteggio delle liste, Bellinzona ha completato la preparazione per le sue prime «vere» elezioni comunali da Città aggregata. Per farci raccontare l’avvicinamento al voto, nel febbraio 2020 abbiamo incontrato il Segretario comunale Philippe Bernasconi nel suo ufficio al primo piano del Palazzo civico. «Per noi si tratterà di una prima esperienza», ci ha spiegato in apertura, «visto che nel 2017 avevamo sì coordinato centralmente i lavori, ma basandoci ancora sulle 13 Cancellerie dei vecchi Comuni».

Come vi siete preparati per affrontare questa esperienza inedita?

«Abbiamo avviato i lavori a dicembre, nella consapevolezza che l’esperienza sarebbe stata molto diversa dalla precedente. Le questioni delle quali tenere conto erano molte, dalla presenza di quattro circondari elettorali fino alla rete comunale di affissione da mettere gratuitamente a disposizione dei partiti, nell’ultimo mese prima del voto».

Quante persone sono coinvolte nei lavori?

«Per l’Amministrazione ci sono anzitutto i miei quattro collaboratori, che si sono occupati di tutti i lavori preparatori. Per quanto riguarda le elezioni vere e proprie, occorre però aggiungere una cinquantina di persone che gestiranno il voto per corrispondenza, e altre 25 che la domenica mattina – insieme a una quarantina di politici – si occuperanno del voto nei 14 seggi. In totale parliamo dunque di un centinaio di persone, necessarie per permetterci di rispondere alle esigenze create da un catalogo elettorale che conta ormai oltre 27 mila cittadine e cittadini».

Il personale dell’Amministrazione come sta vivendo l’approssimarsi della domenica elettorale?

«C’è sicuramente un po’ di fermento, come sempre accade nell’imminenza di una elezione, anche per l’attesa fra la popolazione e – specialmente – fra i politici. Non mi sembra però di sentire preoccupazione. Sarà un momento delicato, anche per la già citata presenza di quattro circondari elettorali, che ci imporrà la massima attenzione per evitare ogni rischio di confusione».

A sette anni dall’entrata in servizio come segretario comunale, dopo aver già visto l’elezione post-aggregazione, quanto è cambiato il suo approccio a questo appuntamento?

«Dal 2013 a oggi ho acquisito una certa abitudine a queste domeniche, anche se è vero che ora i numeri sono più che raddoppiati, rispetto alla vecchia Città. Le differenze si notano anche dai dettagli: se prima potevano gestire il voto per corrispondenza dai nostri uffici, ora ci installeremo nella sala del Consiglio comunale – con una “macchina” che, in un certo senso, assomiglierà a quella messa in funzione dal Cantone».

Ha qualche aneddoto risalente al 2017, quando si votava solo nel Comune di Bellinzona?

«Il cambiamento di scala ha portato con sé alcune differenze nei ritmi di adattamento. Può capitare che ci siano cittadini che, ricordando come funzionavano le cose nei vecchi Comuni, fanno un po’ fatica ad adattarsi alle dinamiche di una Città più grande. Da parte nostra chiediamo sempre una certa comprensione, perché oggi occorre essere attenti anche ai formalismi e accantonare certe soluzioni “alla buona” che andavano bene fino a qualche anno fa».

Le prime elezioni in contemporanea con gli altri Comuni creano qualche pensiero in più?

«La pressione è probabilmente minore rispetto alle recenti elezioni federali, perché dello spoglio si occuperà il Cantone. È comunque vero che fra i Comuni ci sarà di sicuro la voglia di fare una bella figura e consegnare rapidamente il proprio materiale… tanto più che la cittadinanza e i candidati premeranno per avere al più presto i risultati!».

Quanto ha aiutato la sua esperienza di giornalista (alla Regione e alla RSI) per gestire eventi così mediatizzati e seguiti dal grande pubblico?

«Mi aiuta di sicuro avere vissuto il rinnovo dei poteri comunali dall’altra parte della “barricata”. Conosco le dinamiche di una domenica elettorale e capisco le attese dei nostri interlocutori, che si tratti di politici o di giornalisti. È però vero che – finché uno osserva da fuori i meccanismi della nostra democrazia diretta – è difficile rendersi conto fino in fondo del livello di complessità del sistema, e l’attenzione che serve per fare in modo che tutto funzioni perfettamente».

Per finire, si è già fatto un’idea di quale sarà il momento in cui riuscirà a dire a se stesso «Ce l’abbiamo fatta»?

«Di certo quando consegneremo le schede al Cantone ci sentiremo più leggeri, ma non credo che significherà la fine di tutto. In fondo anche noi attenderemo la proclamazione dei risultati visto che solo a quel momento avremo un’idea chiara di chi saranno le persone con le quali lavoreremo per i prossimi quattro anni».