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N4 - 2018

equilibrio

Autori: Redazione DT
Data: 10 ottobre 2018

Deflussi minimi più alti in Ticino

Il Governo ha dato luce verde al risanamento dei fiumi influenzati dai prelievi

Nelle scorse settimane il Consiglio di Stato, su indicazione del Dipartimento del territorio (DT), ha licenziato il messaggio sul “risanamento dei corsi d’acqua influenzati da prelievi” che obbligherà le centrali idroelettriche a lasciare più acqua nei nostri fiumi. Una decisione, che arriva a trent’anni dai primi correttivi legati ai deflussi minimi. Un provvedimento che si rende necessario, visto che gli attuali livelli non sono in grado di assicurare le condizioni ambientali per la salvaguardia di habitat e golene. Infatti, negli ultimi anni in Ticino, i canali si sono via via prosciugati complice pure il riscaldamento climatico, che ha probabilmente reso meno sopportabile le esigenze della produzione idroelettrica.

Aumentare la qualità e la quantità delle acque

Gli obiettivi del provvedimento del DT sono quelli di aumentare la quantità e la qualità delle acque, migliorare la qualità ecologica di fiumi e ruscelli, tutelare e valorizzare ambienti rari e ricchi di specie, accrescere la disponibilità di habitat idonei e rifugi per la fauna ittica, migliorare la qualità paesaggistica ticinese e valorizzare le aree di svago.

I nuovi deflussi

I nuovi livelli minimi previsti con le decisioni di risanamento, interessano il fiume Ticino a Rodi e Lavorgo, il Brenno a Olivone, e la Maggia a Bignasco Cambleo, San Carlo e Melezza. Una scelta che influenzerà la produzione di energia idroelettrica, che verrà così ridotta del 4% circa. Questa perdita però sarà totalmente indennizzata e assunta al 65% dalla Confederazione. Grazie a questa soluzione le aziende idroelettriche non subiranno perdite finanziarie. Il risanamento sarà completato con l’adattamento di alcune opere esistenti e il monitoraggio, con un investimento di 2 milioni di franchi, coperti anch’essi da Cantone e Confederazione.

Zali: “Più dignità ai nostri corsi d’acqua”

“Consideratelo un atto di riconciliazione con il nostro territorio” commenta il direttore del Dipartimeto del territorio Claudio Zali. “Per quanto il problema fosse manifesto, il percorso per arrivare ad oggi è stato lunghissimo. Il Consiglio di Stato ritiene così di aver recepito le legittime aspettative di chi rivendica da decenni una maggiore dignità dei maggiori corsi d’acqua del nostro Cantone, trovando un equo compromesso tra produzione di energia idroelettrica e tutela della natura e del paesaggio” conclude il direttore del Dipartimento del territorio.

Un risanamento in linea con la strategia federale

In gioco – va ricordato - ci sono gli interessi di due politiche pubbliche, quella della promozione dell’energia verde, rinnovabile, locale, e quella della tutela dell’ecosistema cantonale, dove l’acqua è una risorsa indispensabile per la flora e la fauna indigena. Nel Piano energetico cantonale (PEC) sono indicati nel dettaglio gli obiettivi futuri della Strategia energetica della Confederazione, dove si sottolinea che da un lato per il 2035 è previsto un aumento della produzione media pluriennale, dall’altro per il 2050 si prospetta invece una diminuzione della produzione idroelettrica, che si attesta sui 3'400 Gigawatt ora all’anno; meno di quanto si prevede di produrre con i deflussi minimi corretti. Dati che dimostrano come la decisione intrapresa dal Cantone sia più che giustificata.