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N1 - 2018

prospettiva

Autori: Emanuele Berger
Data: 15 gennaio 2018

Innovare nella continuità

La "Scuola che verrà" analizzata da Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola

Aprire nuove prospettive per la scuola dell’obbligo, considerando i principi e i valori della scuola pubblica ticinese e le esperienze acquisite nel corso dei decenni passati. Potrebbe essere così riassunto lo spirito che anima il progetto di riforma La scuola che verrà, lanciato nel 2014 dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS).

Un progetto che, volutamente, intende combinare elementi di continuità e di innovazione per consolidare un settore - la scuola dell’obbligo - considerato nel suo insieme (scuola dell’infanzia, media ed elementare) e sul quale si vuole intervenire globalmente.

Voluta per dare continuità e infondere maggiore vigore ai pilastri sui quali si fonda la scuola ticinese - equità, inclusione, qualità - la riforma intende introdurre pratiche didattiche e condizioni organizzative che permettano di innovare l’insegnamento, migliorando l’apprendimento degli allievi.

Il termine innovare può tuttavia trarre in inganno, in quanto non tutto nella Scuola che verrà è novità. Ad esempio, l’idea che una pedagogia differenziata permetta di meglio rispondere all’eterogeneità delle capacità, intelligenze e attitudini degli allievi non è nuova o estranea né alla scuola ticinese né alla scuola in generale. La differenziazione è già oggi praticata da molti docenti, ed è trattata durante la formazione di base e continua. Addirittura, l’introduzione della differenziazione pedagogica era tra gli obiettivi dell’ultima riforma della scuola media (Riforma3).

Nuova è invece la ferma volontà che tali pratiche siano sistematicamente diffuse e generalizzate nell’insieme della scuola dell’obbligo e che i docenti dispongano di condizioni ottimali per applicarle: forme didattiche adeguate e stabilmente inserite nella griglia oraria (il laboratorio e l’atelier); momenti dedicati allo scambio e alla collaborazione; misure di formazione continua che nel progetto si traducono in un articolato dispositivo di accompagnamento alle comunità scolastiche chiamate ad affrontare il cambiamento. Un dispositivo non sufficientemente sviluppato nell’implementazione della Riforma3 e che ne aveva determinato il parziale insuccesso sul piano della generalizzazione delle pratiche pedagogiche.

Tra le novità che La scuola verrà vuole introdurre, vanno inoltre menzionati due aspetti che toccano direttamente l’allievo e la sua famiglia. Da una parte l’adozione di una forma di valutazione che, pur mantenendo l’attuale sistema delle note, introduce una descrizione più ricca, che non tiene conto solo delle competenze disciplinari, ma anche di quelle trasversali, contribuendo in questo modo a ‘orientare’ oltre che a ‘valutare’. D’altra parte, il progetto propone il superamento definitivo delle differenziazioni strutturali attualmente in vigore nella scuola media, chiamate ‘corsi A/B’ o più comunemente ‘livelli’. La scelta è dettata dall’osservazione, suffragata dalla ricerca in campo educativo, che i sistemi scolastici che separano in maniera definitiva gli allievi in base alle (presunte) capacità producono iniquità e accentuano l’influenza dei fattori socio-economici sulla riuscita scolastica, a discapito del merito individuale.

Tra continuità e innovazione, La scuola che verrà è una riforma in ‘divenire’, progressiva nei tempi e nei modi della sua progettazione e implementazione. Nelle due consultazioni indette dal DECS, non un prodotto finito, ma due prodotti ‘semilavorati’ sono stati sottoposti al giudizio giustamente severo degli attori scolastici ed extrascolastici. Sulla base delle critiche e degli spunti raccolti, i due ‘semilavorati’ sono stati modificati e hanno permesso di elaborare un modello più solido, coerente, ma a sua volta non definitivo, in quanto da sottoporre a sperimentazione e monitoraggio prima della progressiva generalizzazione.

Oggi, siamo sulla soglia del passaggio tra il ‘tavolino’ e l’aula: tra la fase di progettazione e quella di sperimentazione. L’auspicio è di poter effettuare questo passo con l’inizio del prossimo anno scolastico, così da poter aprire al più presto nuove prospettive sulla scuola dell’obbligo ticinese, rendendo sempre più reali i principi di equità, inclusione e qualità.


Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola e coordinatore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS)