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N2 - 2017

Unità

Giovanni Battista Pioda

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 06 aprile 2017

Quando il Ticino rischiò di spaccarsi in due

Da un solo Cantone a due Semicantoni: un’ipotesi più che reale nel 1871

A 214 anni dal nostro ingresso nella Confederazione, l’esistenza di un solo Ticino ci sembra un dato incontrovertibile; eppure, ci sono stati anni in cui il giovane Cantone a sud delle Alpi rischiò di fratturarsi in due per fare spazio a due Semicantoni, divisi dalla linea di faglia fra Sopraceneri e Sottoceneri. Per scongiurare questa eventualità fu necessario l’impegno politico di molti, fra i quali spicca certamente la figura del locarnese Giovanni Battista Pioda. Consigliere federale dal 1857 al 1864 e diplomatico svizzero in Italia dal 1864 fino alla morte, avvenuta nel 1882, ebbe un ruolo determinante nel mantenere unito il Canton Ticino – e anche per questo figura fra gli otto «Padri della Patria», il cui busto in pietra impreziosisce l’anticamera dell'Aula del Gran Consiglio, a Palazzo delle Orsoline.

Come ricostruisce un saggio pubblicato nel 2011 dallo storico Ralf Heckner – Giovanni Battista Pioda, Consigliere federale e diplomatico svizzero in Italia (Dadò editore) – una scissione del nostro Cantone era un’ipotesi realistica all'inizio degli anni Settanta del XIX secolo, al punto che Pioda venne inviato in Ticino per sedare le tensioni tra il nord e il sud del Cantone. La crisi toccò il proprio culmine nell’inverno 1871, quando ci si si trovò a dibattere sulla modifica alla Costituzione che proponeva di stabilire una Capitale definitiva, abbandonando la prassi «a rotazione» – con il ruolo che ogni sei anni era assegnato a una Città tra Locarno, Bellinzona e Lugano.

Il Pioda era a quel tempo già coinvolto nel progetto del San Gottardo, e si stava impegnando nel definire il miglior tracciato della futura linea ferroviaria; intravide così nella galleria del Monte Ceneri uno strumento fondamentale non solo per la politica dei trasporti, ma anche per mantenere unito il Cantone e permettere al Sottoceneri di sentirsi più vicino al resto della Svizzera. Nel marzo 1876 condivise le proprie riflessioni con il presidente della Confederazione Welti, scegliendo molto abilmente le proprie parole: «[P]olitiquement parlant si entre Bellinzona et Locarno d'une part et de Lugano à Locarno il fallait quatre heures, tandis qu'entre Lugano et Milan il n'en faudrait que deux et demi, ne serait-ce pas rejeter la partie du Tessin qui est au delà du Monteceneri en dehors de la Suisse?».

Come si dice in questi casi, il resto è Storia – e con la «esse» maiuscola. E il completamento della Nuova trasversale ferroviaria alpina dopo il 2020, quando la galleria di base del Monte Ceneri sarà entrata in servizio, sarà l'ennesima dimostrazione di lungimiranza da parte di un politico che seppe proiettare il proprio sguardo in avanti di addirittura due secoli.