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N4 - 2018

equilibrio

Fonte: Codice penale ticinese del 1873, Capo II, art. 8, § 1

Autori: Giada Moratti
Data: 10 ottobre 2018

Quando in Ticino c'era la pena di morte

Nel diritto penale civile fu abolita nel 1871, ma in quello militare...

Simbolicamente, la giustizia è rappresentata dalla bilancia, una metafora di equilibrio e di comportamento retto, equo. Forse però non tutti sanno che questa “giustizia”, fino a non molti anni fa, prevedeva anche in Svizzera la pena di morte. Presente infatti sin dal Medioevo, la pena capitale sparisce definitivamente solo nel vicinissimo 1992. Urgono precisazioni.

Secondo il Dizionario storico della Svizzera, «la pena di morte, o pena capitale, ossia l'uccisione di un individuo ordinata dal signore giustiziere durante il Medioevo o, dall'Epoca Moderna, dall'autorità statale, è una reazione istituzionalizzata per sanzionare un comportamento ritenuto gravemente lesivo della pace pubblica o dell'ordinamento giuridico». Nel Medioevo, la pena di morte possedeva la doppia funzione di espiazione e dissuasione; delitti capitali erano considerati l’omicidio, il brigantaggio, il furto, lo stupro, l’adulterio, l’incendio volontario e, a partire dal XIII secolo, anche l’eresia e la stregoneria. Rispetto al resto dell’Europa, la Svizzera si distingue per l’abolizione a tappe della pena capitale che mescola in un lungo e complesso intrigo diverse votazioni popolari, federalismo ed esecuzioni politiche restando però un tema piuttosto inesplorato della nostra storia.

Nel Codice penale della Repubblica elvetica (1799) la pena di morte era prevista solo tramite decapitazione e senza possibilità di aggravarla ulteriormente. Dopo il 1805, la codificazione del Diritto penale diede alla pena di morte una base legale, indicando che i principali delitti punibili con essa erano l’assassinio, la rapina grave, l’incendio volontario e i reati gravi contro lo Stato. Nel 1866, il popolo svizzero rifiuta con il 65,8% di voti di abolire legalmente e universalmente la pena di morte e le punizioni corporali. Il primo cantone a eliminarla fu comunque Neuchâtel, nel 1864; il Ticino lo fece poi nel 1871 ma solo la Costituzione federale del 1874 cercò di estendere il divieto, impedendo provvisoriamente il ricorso alla pena capitale nell'intera Svizzera. Già nel 1879 però, i Cantoni riottennero dalla Confederazione il diritto di legiferare autonomamente in materia.

L’ultima esecuzione legislativa data del 1940 ed ebbe luogo a Sarnen (OW). Fu solo con l'entrata in vigore ufficiale nel 1942 del Codice penale svizzero, che in tutta la Confederazione la pena capitale fu abolita e diventò finalmente illegale. Ancora una volta, però, non dappertutto. Durante la Seconda Guerra mondiale, infatti, 17 membri dell’esercito svizzero furono condannati a morte e giustiziati per tradimento. Nel diritto penale militare la pena capitale resta in vigore fino al 1992 e la sua abolizione totale sarà inserita finalmente nella revisione della Costituzione del 1999.

Focus cantonale

Secondo il Codice penale ticinese del 1873, in Ticino, la pena di morte era prevista per diciotto reati, in cinque dei quali doveva essere «specialmente esemplare»: l'esempio consisteva nell'infiggere la testa del reo in un palo e così esporla fino al tramonto del sole (art. 8 §1). Se nei delitti colpiti da pena di morte concorressero circostanze attenuanti, il giudice avrebbe potuto commutarla nella condanna ai ferri a vita. Recitava così la definizione dell’art. 9: «Il condannato ai ferri a vita è cinto di due catene, l'una ai piedi, e l'altra attorno al corpo: strascina una palla di ferro attaccata a quest'ultima catena [...] dorme su nuda paglia: non ha per nutrimento giornaliero che una minestra, pane ed acqua [...] non può in istato di sanità ricevere soccorsi di sorta». Pene che oggi appaiono dure, ma che all'epoca erano aspramente criticate per la loro mitezza.

Per la popolazione, infatti, le pene non sembravano mai essere abbastanza severe e l’esecuzione era vissuta piuttosto come uno spettacolo a cui assistere richiamando decine e decine di persone di ogni età e provenienza, piuttosto che un momento di dolore. Paradossalmente, però, queste stesse persone relegavano l’esecutore di tali atrocità – il boia – ai margini della società facendo vivere lui e la sua famiglia sotto un’etichetta d’infamia. Per questo motivo, la professione era molto poco ambita dai locali e spesso si doveva ricorrere a specialisti d’oltralpe, soprattutto ex detenuti in cerca di riscatto personale.

A Lugano la casa tra via Bertaccio e via Cattedrale fu per quasi trecento anni abitata da esecutori capitali. Ultimi tra loro, due rappresentanti della famiglia Schleuber. Francesco Schleuber, classe 1834, rappresentò infatti l’ultimo discendente di una famiglia di boia, riscattandosi dal padre, Francesco anche lui, e dal nonno Giovanni (gli ultimi boia di Lugano, appunto) aprendo un negozietto di tabacchi molto noto e apprezzato all’epoca.

Attualità

Oggi sono 57 i che paesi mantengono in vigore la pena capitale, e anche se quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno, l’abolizione totale di essa è una realtà ancora lontana. Secondo Amnesty International, nel 2016, le esecuzioni nel mondo sono state più di 1032 (l’87% di tutte le esecuzioni sono avvenute in Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan).