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N2 - 2018

realizzazione

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 10 aprile 2018

Quando l'amicizia nasce in volo

La storia di Michel Weiss e Gian Luca Papale, agenti di custodia che condividono una passione speciale per il parapendio

Due agenti di custodia in servizio al carcere penale La Stampa che condividono l’amore per lo sport e per il parapendio. Ecco, in sintesi, Michel Weiss (42 anni di Cadenazzo) e Gian Luca Papale (30 anni di Bioggio), colleghi e (soprattutto) amici.

Da quanto tempo lavorate per il Dipartimento delle istituzioni?

Michel Weiss: «Da aprile 2015. Prima di allora avevo lavorato per 15 anni in un’agenzia di sicurezza privata, in Ticino e in seguito a Basilea. Per me è stato naturale partecipare al concorso per diventare agente di custodia.»

Gian Luca Papale: «Anche io sono entrato in servizio in occasione dello stesso concorso; prima lavoravo come elettronico nel settore audio e video.»

Qual è l’aspetto che più vi piace del vostro lavoro?

GLP: «Innanzitutto, l’utilità pubblica di ciò che faccio nei confronti della popolazione. È bello sentirsi parte di una macchina più grande che garantisce la sicurezza dei cittadini.»

MW: «Condivido, ed è anche una bella soddisfazione ricevere i complimenti della gente, quando dico che lavoro faccio. Un altro aspetto da non trascurare è l’organizzazione in turni di lavoro, che spesso ci dà la possibilità di lavorare di notte o la mattina presto, approfittando così del resto della giornata per svolgere attività sportive.»

Com’è nata la passione per il parapendio?

GLP: «Dalla passione per il volo. Ho avuto diverse esperienze come pilota ed ero alla ricerca di un’attività più sostenibile e dai costi inferiori. È stato quindi naturale avvicinarmi al parapendio, visto che amo sciare e passeggiare in montagna, dove è ancora possibile dialogare e instaurare un contatto con le persone, lontani dal caos cittadino e dallo stress.»

MW: «Nel mio caso, il primo passo è stato paracadutismo. Dopo cinque, sei lanci in tandem mi sono interessato a questa disciplina perché – anche nel mio caso – si adattava molto bene al mio amore per la montagna e le passeggiate all’aria aperta, soprattutto in estate quando mi godo il fresco delle alte quote. A differenza di ciò che si crede, penso che salire a piedi lungo un sentiero sia molto meno faticoso che scendere, così ecco la soluzione: raggiungere le vette e planare verso valle!»

Cosa vi ha dato questo sport?

GLP: «Mi permette di staccare, di avvicinarmi a un senso di libertà interiore al quale difficilmente riuscirei ad ambire facendo altri sport.»

MW: «Ho potuto scoprire il nostro territorio dall’alto, un nuovo punto di vista che non solo mi ha permesso di individuare nuovi sentieri e passaggi, ma anche godermi panorami mai osservati prima. Qualche giorno fa mi sono lanciato dalle cime di Medeglia e son volato sopra un gruppo di cervi che nemmeno mi ha notato: bellissimo. Bisogna però anche considerare un altro aspetto, da me sottovalutato prima che mi cimentassi nel volo: i venti, che in certi periodi possono essere molto forti e vanno tenuti sempre in considerazione».

Quali sono, secondo voi, i punti di contatto tra il vostro lavoro e la passione per il parapendio?

MW: «Di sicuro la concentrazione, indispensabile per garantire la giusta sicurezza. Se qui in carcere è necessario prestare molta attenzione in ogni momento del turno, ma soprattutto in occasione delle entrate e delle uscite dei detenuti, in volo bisogna concentrarsi al massimo in fase di decollo e atterraggio. Non è qualcosa che uno può fare quando è stanco o deconcentrato, altrimenti il rischio si fa troppo grande».

GLP: «Penso anch’io che rappresenti una componente molto importante. Quando voli in parapendio non puoi mai rilassarti del tutto – sei sempre sul “chi va là”, capace quindi di reagire in seguito a una raffica o a un evento imprevisto. Sul posto di lavoro è lo stesso: dobbiamo essere pronti. Sempre.»